di IACOPO SCARAMUZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Alejandro Moral Antón, 69 anni, spagnolo di Burgos, è il priore generale degli agostiniani, ha conosciuto Robert Francis Prevost quando erano studenti nel 1982, poi è stato suo vicario generale quando il futuro papa Leone XIV era priore: «Sono stato per dodici anni con lui, mangiando ogni giorno, parlando ogni giorno».
Che tipo è?
«È un tipo molto gradevole, molto tranquillo, sereno, intelligente, molto alla mano, si può parlare di tutto con lui».
Da quando è Papa vi siete già visti due volte
«Ha chiamato la sera quando è stato eletto Papa ma in quel momento mi stavano intervistando e non ho potuto rispondere. Poi mi ha chiesto di accompagnarlo a Genazzano e alla messa nelle grotte vaticane (ieri mattina, ndr), e così sono andato con lui».
Perché la sua insistenza sulla pace?
«Credo che sia preoccupatissimo per la pace nel mondo: il Medioriente, l’Ucraina, India e Pakistan».
Come si può immaginare che governerà?
«Credo che ascolterà molto, cercherà la comunione, di creare ponti fra tutti, ma quando dovrà agire, agirà. Sant’Agostino dice: è meglio andare dieci metri insieme di duecento da soli. Ma se serve, sa andare avanti anche se solo».
Un po’ primo ministro più che monarca?
«Diciamo così».
Farà uno spoils system?
«All’inizio si devono sempre lasciare le cose come stanno e poi vedere come va. Ma lui conosce la Curia, è stato nel dicastero per i vescovi, ogni settimana incontrava papa Francesco».
Arriveranno tanti agostiniani nella Curia romana?
«Non credo, bisogna avere attenzione verso tutti, lui è prudente. Poi che conosca uno o due e li chiami, può darsi».
È stato eletto anche perché agostiniano, e se sì perché?
«Ci sono molti motivi per cui può essere stato eletto: ha grande esperienza missionaria, conoscenza internazionale — un priore generale viaggia sempre, io per dire a gennaio sono stato in India, poi in Repubblica Democratica del Congo, poi in Nigeria, adesso avrei dovuto essere in Corea — poi prefetto del dicastero dei vescovi».
E sant’Agostino?
«È un santo attuale. Abbiamo quattro caratteristiche: cercare insieme la verità, la comunione — un solo cuore e una sola anima –, l’interiorità — Dio sta nel tuo cuore e tu devi entrare nel tuo cuore per trovarlo –, e poi la convinzione che la Chiesa non deve guardarsi l’ombelico ma servire il mondo, promuovere la pace, la fraternità».
Lutero era agostiniano
«È stato un momento storico particolare. Per un agostiniano rompere la comunione è un atto molto forte. Dobbiamo dialogare».
Il Papa che scomunicò Lutero si chiamava Leone, Leone X.
«È vero, sono vicende storiche. E Leone XIII è stato un grande papa agostiniano, ha fatto costruire la cappella del Buon Consiglio a Genazzano».
Domanda un po’ ingenua: voi agostiniani siete conservatori o progressisti?
«Storicamente siamo stati aperti. Per esempio il nostro priore di Firenze esortava Savonarola a dire cose meno estremiste. A Michelangelo gli agostiniani permisero di vedere i cadaveri per dipingere il crocifisso, sebbene fosse proibito. Qualche errore lo abbiamo commesso ma di solito siamo aperti agli altri».
Da cardinale Prevost tornava in comunità per mangiare e per la messa.
«Sì, alle 7.30 facciamo la messa e le lodi, e per pranzo veniva qui».
Continuerà anche da Papa?
«No adesso, non potrà… ma conoscendolo qualche volta verrà».
La vita da Papa è molto solitaria, per chi viene da una comunità.
«Sì, molto solitaria. Ma faremo in modo di essere con lui».