CITTà DEL VATICANO — Se doveva essere una perestrojka, ha la prudenza e il passo lento di chi vuole evitare che le riforme inneschino scossoni e spaccature irreversibili. Papa Francesco ha concluso un’assemblea sinodale che ha fortemente voluto per spingere la Chiesa a intraprendere i cambiamenti necessari per stare al passo coi tempi. Per quattro settimane (4-29 ottobre), 464 padri e – per la prima volta – madri sinodali hanno discusso in Vaticano dei temi più caldi. Bergoglio ha voluto che l’incontro fosse a porte rigorosamente chiuse, ma dall’aula Nervi sono filtrate discussioni robuste, a volte polemiche, sui temi caldi come il ruolo delle donne e la questione lgbtq. Il documento finale votato e approvato ieri, però, è una fotografia che sfoca le divergenze ed elenca una serie di proposte molto graduali, che non hanno faticato a raccogliere il consenso dei due terzi dei 365 votanti. Dei temi più controversi si riparlerà l’anno prossimo, quando, a ottobre, si svolgerà una nuova assemblea che concluderà questo Sinodo iniziato, a livello locale, nel 2021.
Se l’idea delle donne prete non è neppure menzionata, la minoranza conservatrice si è coagulata, in particolare, sull’ipotesi di ammettere le donne al diaconato, ossia sostituire all’altare, in alcune funzioni (celebrare matrimoni, amministrare i sacramenti, benedire, predicare), il pastore della comunità. Il maggior numero di opposizioni (69 no, 277 sì) è stato registrato su un’ipotesi che, in realtà, fotografa una spaccatura: “Sono state espresse posizioni diverse in merito all’accesso delle donne al ministero diaconale”, recita il passaggio per poi elencare le varie posizioni, favorevoli, contrarie e possibiliste. Per alcuni membri del Sinodo è comunque troppo ipotizzare che su questo tema la Chiesa cambi, come confermato anche da un paragrafo che propone che “prosegua la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato” (67 no, 279 sì), e la proposta di “una più approfondita” ricerca teologica sul diaconato (61 no, 285 sì).
L’altro nodo che per una minoranza non può neppure essere discusso è quello di ipotizzare una riflessione sul celibato obbligatorio dei preti, approvato con 55 no e 291 sì. Ha suscitato 53 voti contrari e 293 positivi anche il suggerimento di considerare, “valutando caso per caso e a seconda dei contesti, l’opportunità di inserire presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale che valorizzi la loro formazione e la loro esperienza”. Bocciata da 43 membri del Sinodo la proposta, venuta dall’Africa, di “promuovere un discernimento teologico e pastorale sul tema della poligamia”.
Il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, ha sdrammatizzato: «Non sono affatto preoccupato da questi risultati, credo che fosse chiaro che alcune questioni avrebbero incontrato resistenza: sono semmai sorpreso dal fatto che così tante persone hanno votato a favore, il che significa che le resistenza non sono così forti come qualcuno pensava». Sulla stessa linea il segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech, secondo il quale l’assemblea ha mostrato che «si sono aperti degli spazi» e «il ghiaccio si scioglie».Dalla bozza iniziale è sparito, prima del voto, l’acronimo Lgbtq. L’unico paragrafo che accenna all’omosessualità in modo molto generico non ha avuto problemi a passare.
Ha raccolto solo 27 no la proposta di “garantire che le donne possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero”, solo 26 voti contrari l’affermazione che “clericalismo, maschilismo e un uso inappropriato dell’autorità continuano a sfregiare il volto della Chiesa e danneggiano la comunione (…) Abusi sessuali, di potere ed economici continuano a chiedere giustizia, guarigione e riconciliazione”. Solo 19 no l’affermazione circa “i casi di discriminazione lavorativa e remunerazione iniqua all’interno della Chiesa (…) in particolare per quanto riguarda le consacrate che troppo spesso sono considerate manodopera a basso prezzo”.
Una novità è la proposta, bocciata solo da 25 partecipanti al Sinodo, di “ampliare la consultazione del Popolo di Dio”. Solo 18 persone hanno votato contro l’affermazione che alcune perplessità e opposizioni al Sinodo “nascondono anche la paura di perdere il potere e i privilegi che ne derivano”. L’introduzione, quanto di più generico, ha raccolto il voto contrario di un irriducibile, evidentemente contrario all’idea stessa del Sinodo.