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Giorgio Gaber – Buttare lì qualcosa
9 Febbraio 2025
Si dice Lo Voi, si legge Mattarella: ecco il vero obiettivo di Nordio
9 Febbraio 2025Montalcino, Montepulciano, San Gimignano: assalto anche oltre le mura
Aldo Tani
siena Non è un mistero che Siena da qualche anno contenda a Grosseto e Bolzano lo scettro di provincia con il più alto numero di agriturismi. Però che ben tre Comuni del territorio siano tra i dieci in Italia con oltre 100 strutture colpisce. Montalcino, Montepulciano e San Gimignano hanno sorpassato la tripla cifra nel 2023, secondo il rapporto Istat. Dato ragguardevole, che tuttavia è agevolato da classificazione sommaria di agriturismo. «Ci rientra chi fa degustazione come chi fa pernottamento o ristorazione», evidenzia Federico Taddei, presidente provinciale della Cia nonché proprietario agrituristico, non ravvisando in ogni caso il rischio dell’inflazione avvenuta con i b&b: «La legge toscana è calibrata, quindi è difficile che ci sia improvvisazione da parte di chi si mette a fare questa attività. Accadeva negli anni Novanta, oggi c’è una capacità diffusa».
Riconosciuta soprattutto dai turisti provenienti dall’estero, affascinati dalla qualità dei luoghi e da ciò che sanno offrire. Potrebbe non essere una coincidenza, a proposito, che i tre centri del Senese abbiamo una riconoscibilità internazionale nel settore vitivinicolo, accompagnata da altre eccellenze gastronomiche che esaltano il binomio campagna-accoglienza.
L’altro aspetto che incide sul fiorire progressivo di queste strutture è la necessità. L’agricoltura non paga più, e avendo a disposizione casali e terra, i proprietari si riciclano. «Non è che il contadino ha voluto per forza fare l’albergatore — racconta Renzo Fioroni della fattoria Poggio Alloro a San Gimignano — Se guadagnava bene con il grano, si godeva la campagna e probabilmente non si metteva gente attorno a casa. Non è così purtroppo. Perciò l’agriturismo diventa l’occasione per avere entrate in più e vendere anche i propri prodotti». L’imprenditore, che è stato tra i prima a intraprendere questo percorso, non vede tuttavia una sovrabbondanza: «La stagione da noi dura otto mesi e l’offerta è variegata. Per adesso c’è spazio per tutti».
Al successo del settore può contribuire anche il legislatore. Come nel caso di San Gimignano. «La nostra volontà come amministrazione è stata di scrivere norme che aiutassero l’integrazione al reddito dell’imprenditore agricolo. Quindi, agevolare le ristrutturazioni, per esempio — spiega il sindaco Andrea Marrucci — Sempre tenendo presente che il territorio deve essere tutelato da possibili speculazioni, quindi abbiamo cercato di varare strumenti attuativi che permettessero di stare al passo con il mercato, ma rimanendo nelle regole».
Il rovescio della medaglia è un’affluenza massiccia in zone di per sé già messe sotto pressione. Ne sa qualcosa San Gimignano, dove nel 2023 ci sono state oltre 3 milioni di presenze e il Comune è corso ai ripari. «Se non funziona la comunità, non funziona il turismo», è il motto di Marrucci. Vale anche per Montepulciano e Montalcino. Un boom post pandemia, spiega Luigi Sanna, titolare dell’agriturismo Il Poggio a Montalcino: «Noi abbiamo iniziato 20 anni fa e non era così. Dopo il Covid il fenomeno è esploso e considerando che in ogni collina c’è una casa di campagna, chi ha avuto la possibilità si è buttato nel settore». Il resto lo fa il paesaggio. «I nostri ospiti sono quasi tutti americani — prosegue Sanna — Qui respirano aria buona, trovano uno dei migliori vini al mondo e luoghi unici. Il successo degli agriturismi si spiega anche così». I numeri di chi arriva da fuori sono certo più contenuti, ma il business funziona. Però può diventare un mix letale per l’identità dei territori, se sommato al proliferare di b&b, con il rischio, al di là del luogo, che l’omologazione dell’offerta prenda piede.
In vent’anni agriturismi raddoppiatiE il 65% in meno di aziende agricole
Toscana prima per numero di strutture (5 ogni 20 km quadrati), 6 Comuni nella top ten
Luca Gasperoni
Prima regione per numero di agriturismi, 6 Comuni nella top ten nazionale con almeno 100 strutture e un giro d’affari destinato a raggiungere nei prossimi anni il mezzo miliardo di euro. Al termine di una crescita senza interruzioni negli ultimi 20 anni, avvenuta a scapito delle aziende agricole diminuite del 65%, la Toscana si certifica leader nazionale dell’agriturismo. A confermare la tendenza positiva del comparto è il report sulle aziende agrituristiche elaborato dall’Istat con i dati relativi al 2023. Da cui emerge però che l’impennata degli agriturismi, raddoppiati in vent’anni e le cui attività oggi valgono il 23,7% della produzione agricola nazionale, è anche conseguenza (o concausa?) del crollo delle aziende agricole sul territorio. Soprattutto in Toscana l’inversione è stata netta e progressiva: dalle 151 mila aziende del 1982 si è passati alle 121 mila del 2000 fino alle 39 mila del 2021. Con l’ultimo campanello d’allarme del 2023: restano attive solo 37 mila aziende agricole.
La crescita del settoreLa Toscana, grazie a una delle crescite più consistenti a livello nazionale (più 2,9% rispetto all’anno precedente) può contare su 5.797 strutture, il 22% delle 26.129 presenti in tutta Italia. Con una distribuzione uniforme su tutto il territorio regionale: il 97,8% dei 273 Comuni, infatti, conta almeno un agriturismo, con una densità di 5 strutture ogni 20 chilometri quadrati. Nel 2023 sono stati oltre 4,5 milioni gli agrituristi in Italia di cui oltre un milione in Toscana (28,1%). Il valore del settore agrituristico nazionale è aumentato del 15,4% in un anno, toccando i due miliardi di euro, con la Toscana ad incassare quasi 400 milioni.
Le zone simboloSecondo uno studio dell’Irpet a trainare il settore degli agriturismi è il sud-est della Toscana: sul gradino più alto del podio c’è la provincia di Siena (1.265), inseguita da Grosseto (1.248) e poi Firenze (838). Completano il quadro Arezzo (704) e Pisa (545). Dei dieci Comuni italiani che hanno oltre 100 strutture 6 sono Toscani: Manciano, Grosseto, Cortona, Montalcino, Montepulciano, San Gimignano. In tutto sono 88 mila i posti letto presenti negli agriturismi toscani distribuiti su 50 mila camere e 2.700 piazzole. La collocazione geografica premia le aree collinari che ospitano il 79,7% degli agriturismi a scapito della pianura (13%) e della montagna (7,3%). Non a caso le aree più gettonate sono la Val d’Orcia, la Val di Chiana, le aree interne della Maremma, la Val di Cecina e una parte del Chianti.
L’offerta agrituristicaA spingere il settore a livello nazionale c’è la crescita delle attività di ristorazione ma soprattutto di degustazione combinate al pernottamento. Una trasversalità che rafforza il primato della Toscana: è la regione con la maggior dotazione di agri-ristoranti (2.148, il 16,5% del dato nazionale), di aziende che offrono alloggio e ristorazione (1.859, il 19,6%) e di strutture con servizi di degustazione (1.848, il 28,3%). Con una marcata connotazione verso le produzioni agroalimentari di qualità: il 32,6% è biologico (in Italia il 26,6%) mentre il 49,8% vanta produzioni Ig (32,3% la media nazionale). Senza dimenticare poi il contributo delle attività extra: oltre la metà (2.982) di tutte le strutture regionali offre servizi che spaziano dall’equitazione alle fattorie didattiche passando per l’escursionismo, la mountain bike e le osservazioni naturalistiche.
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