Wonderful Life – Black
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Mentre a Roma si brinda all’intesa con Danieli e Metinvest, friuliani e ucraini, per il rilancio dell’acciaio a Piombino, in Regione si celebra un bando da oltre 5 milioni per risollevare gli investimenti esteri in Toscana. Splende il sole nel cielo della nostra industria? «Rilanciare» e «risollevare» sono due verbi che dovrebbero suggerire prudenza. Indicano infatti una caduta da cui riprendersi, un lancio non andato a buon fine, uno stato di crisi insomma. Nella migliore delle ipotesi rappresentano una speranza, una possibilità. Si brindi pure, ma con cautela. Anche perché, nel caso ad esempio delle acciaierie di Piombino, le docce fredde sono state molte e amare. Basti ricordare il passaggio dell’allora Italsider dallo Stato a Lucchini. Che però entrò presto in crisi e le Acciaierie nel 2005 furono acquistate dal gruppo russo Severstal. Seguì una lunga agonia di illusioni e corti respiri, finché arrivò l’imprenditore nordafricano Issad Rebrab, che promise acciaio, tabacco e succhi di frutta. Un nuovo Eden produttivo. La stella è sparita e oggi forse è saggio puntare gli occhi rasoterra. Piombino fa capire che non è facile attirare capitali stranieri. Si dirà che l’acciaio è in crisi ovunque. Ma il tema è proprio questo: come dar forza all’impresa in periodi di crisi? Come ha raccontato Silvia Ognibene sul Corriere Fiorentino di ieri, negli ultimi tre anni gli investimenti stranieri in Toscana sono crollati per via di una crisi gigantesca tra pandemia, guerre, aumento dei costi.
Il crollo degli investimenti stranieri non può dunque essere imputato solo alla classe dirigente di una città, di una regione, di una nazione. Proprio perché globale, l’economia ha effetti difficilmente gestibili e controllabili a livello locale. Considerazione ovvia. Che però non deve indurre a facili sottrazioni di responsabilità. Anche in Toscana si poteva e si può fare molto di più. Come non ricordare che l’Ikea nel 2011 se ne andò da Vecchiano perché dopo sei anni non era riuscita a ottenere il via libera? Nelle pieghe del rapporto Ambrosetti presentato mercoledì scorso, è emerso che nel 74% degli indicatori economici esaminati, la Toscana presenta variazioni positive nell’ultimo anno rispetto a molte altre regioni. Dati il cui effetto però è in qualche misura sgonfiato in negativo dal fatto che i due aspetti critici della nostra regione, infrastrutture e formazione, sono rimasti tali e quali. Due aspetti sui quali la Regione e i governi locali hanno competenze e responsabilità. Come non ricordare il grido di allarme degli industriali toscani agli inizi degli anni Novanta: «La Toscana è una regione senza ali per volare». Così come altrettanto importante è la formazione della manodopera. La storia di molte imprese toscane racconta infatti che sono diventate attrattive proprio per il loro sapere produttivo. Viene allora da chiederci se il bando regionale di 5 milioni sia la risposta adeguata per attrarre capitali stranieri o se non occorra invece altra visione, determinazione e anche fantasia nell’affrontare le criticità delle infrastrutture e della formazione. Un colpo d’ala che marchi una discontinuità rispetto a questi anni stagnanti.