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19 Dicembre 2023
Siamo sempre di meno e sempre più vecchi. Anche il 2022 è stato un anno di record negativi su tutti i fronti della dinamica demografica, stando ai dati del censimento Istat. Lo scorso anno, la popolazione residente in Italia è scesa sotto i 59 milioni, attestandosi a quota 58.997.201, facendo segnare una flessione di 32.932 individui rispetto al 2021. A perdere popolazione sono, soprattutto, i piccoli comuni sotto i 5mila abitanti, già a forte rischio desertificazione e i territori del Mezzogiorno e Isole, mentre al Nord si registra un incremento della popolazione, grazie soprattutto ai flussi migratori.
Borghi sempre più a rischio
Il declino della popolazione residente è osservato nella maggioranza dei comuni italiani (4.843, pari al 61,3%) e, in particolare, in quelli più piccoli, sotto i 5mila abitanti. Qui la perdita complessiva è pari a 35.257 abitanti, mentre per i centri tra i 5mila e i 20mila abitanti la perdita è di 3.238 residenti, di 364 in quelli fino a 50mila abitanti e di 681 in quelli fino a 100mila. Per le città oltre i 100mila abitanti, il fenomeno è inverso. Questi centri, infatti, vedono la popolazione aumentare di 6.608 individui. «A frenare la decrescita e lo spopolamento dei piccoli comuni – si legge nel rapporto Istat – non basta il contributo positivo degli stranieri con +110.625 persone censite».
Sud, continuo calo di abitanti
Dinamica identica è osservata tra i territori, con un divario, ancora una volta, che penalizza il Sud. Mentre le ripartizioni Nord-Occidentale e Nord-Orientale vedono aumentare i residenti, rispettivamente di 26.685 e 17.190 unità e l’Italia Centrale sostanzialmente tiene (-813 residenti tra il 2021 e il 2022), nel Meridione il crollo è verticale (-47.414 abitanti in un anno) così come nelle Isole (-28.850). Con un saldo migratorio interno negativo per 66.859 unità, il Mezzogiorno si conferma, inoltre, un territorio poco attrattivo, rispetto al Centro e, soprattutto, al Nord, che, nel corso dell’anno preso in considerazione dai ricercatori dell’Istat, hanno avuto un saldo migratorio interno positivo rispettivamente di 8.974 e 57.885 unità.
Nascite: altro record negativo
A incidere fortemente sulla dinamica della popolazione è, naturalmente, l’andamento delle nascite che, anche nel 2022, hanno segnato un nuovo record negativo dall’Unità d’Italia (1861). L’anno scorso, nel nostro Paese, sono nati 393mila bambini, con un tasso di natalità del 6,7 per mille e un numero di nascite inferiore di 7mila unità rispetto al 2021 e di 183mila (-31,8%) rispetto al 2008, anno in cui, osserva l’Istat, «il numero dei nati vivi registrò il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila». L’inverno demografico contribuisce, inoltre, a rendere sempre più sbilanciato il rapporto tra giovani e anziani. Se mezzo secolo fa (nel
1971), ci contava un anziano per ogni bambino con meno di 6 anni, oggi se ne contano più di cinque. Di contro, è schizzato alle stelle l’indice di vecchiaia: se all’inizio dei Settanta si contavano 46 over 65 ogni 100 giovani under 15, oggi se ne contano 193. «La diminuzione delle nascite – si legge ancora nel Rapporto Istat – è in gran parte determinata dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni), oltre che dalla continua diminuzione della fecondità. Nel 2022 il numero medio di figli per donna è pari a 1,24, valore in lieve calo rispetto all’anno precedente (1,25) e in linea con il trend decrescente in atto dal 2010, anno in cui si registrò il massimo relativo di 1,44 figli per donna».
Longevità, gli uomini risalgono
L’invecchiamento della popolazione è confermato dall’aumento della speranza di vita alla nascita. Per gli uomini si attesta a 80,6 anni e a 84,8 per le donne. Rispetto al 2021, gli uomini recuperano 4 mesi di vita in più, mentre per le donne la speranza di vita è rimasta sostanzialmente invariata. «I livelli di sopravvivenza del 2022 risultano però ancora più bassi rispetto a quelli del periodo pre-pandemico – si legge nel rapporto Istat – con una speranza di vita alla nascita inferiore di circa 6 mesi rispetto al 2019, sia tra gli uomini sia tra le donne». Alcune curiosità: la Campania, con un’età media di 43,9 anni (era 43,6 nel 2021), continua a essere la Regione più giovane mentre la Liguria, con un’età media di 49,5 anni (era 49,4 nel 2021) si conferma quella più anziana. Orta di Atella, in provincia di Caserta, è invece il comune con l’età media più bassa, 36,9 anni, mentre Ribordone, in provincia di Torino, un paese con appena 50 abitanti, è quello con l’età media più alta, pari a 65,5 anni.
Stranieri in (leggero) aumento
A tutto il 2022, la popolazione straniera residente in Italia ammontava a 5.141.341 persone, con un aumento di 110mila cittadini rispetto all’anno precedente. L’incidenza sulla popolazione residente è pari all’8,7% mentre nel 2021 era l’8,5%. L’età media degli stranieri residenti nel nostro Paese è di 36,2 anni (era 35,7 nel 2021) e, per la grande maggioranza, si tratta di persone in età lavorativa, tra i 15 e i 64 anni. In questa fascia d’età rientrano quasi 4 milioni di stranieri (3.966.204), mentre 883.632 sono giovanissimi fino a 14 anni, 291.505 over 65 e 253 centenari. Per gli stranieri, il tasso di invecchiamento è ribaltato rispetto agli italiani, con 0,8 anziani per ogni bambino. Quasi la metà degli stranieri (47%) proviene da Paesi europei, il 23% dall’Asia, il 22,4% dall’Africa e il 7,6% dall’America, soltanto per citare i continenti più rappresentati. «La popolazione straniera – ricorda l’Istat – cresce in tutte le tipologie di Comune (con un +3,2% nei centri tra i 20mila e i 50mila abitanti ndr.), ma non è sufficiente a frenare la decrescita della popolazione censita in Italia ( 32.932 censiti)». Infine, Il 58,7% della popolazione straniera censita (circa 3 milioni) vive nel Nord Italia. In particolare, il Nord-Ovest, con oltre un terzo dei cittadini stranieri censiti, rappresenta l’area con la maggiore presenza di stranieri. Il Centro
Sei milioni di italiani all’estero
Nel 2022 quasi 6 milioni di cittadini italiani risultano residenti all’estero, ma soltanto uno su tre è nato in Italia. Più della metà è concentrata in Europa (54,7%) e un altro 40,1% in America, totalizzando nei due continenti circa il 95% dei residenti all’estero. Più residuale risulta il numero dei residenti in Oceania (2,8%), Asia (1,3%) e Africa (1,2%). I principali Paesi per numero di residenti sono: l’Argentina con 924.335 residenti (il 15,6% del totale degli italiani all’estero), la Germania con 822.251 (13,8%), la Svizzera con 637.417 (10,7%), il Brasile con 562.871 (9,5%) e la Francia con 464.696 (7,8%). In questi cinque Paesi risiedono oltre 3 milioni e 400mila cittadini italiani, più della metà dei residenti all’estero (57,4%). «La presenza italiana all’estero – spiega l’Istat – è divenuta sempre più variegata e rappresenta la sintesi dell’antica e recente emigrazione dei cittadini italiani, ma anche della volontà dei discendenti della prima emigrazione di mantenere o riacquisire la cittadinanza italiana. In ultimo, è fondamentale tenere in considerazione la recente tendenza dei nuovi cittadini italiani, che decidono di emigrare in un altro Paese, favoriti dalle possibilità offerte dal possesso di un passaporto di un Paese dell’Unione europea».