«Firenze meretrice e il turismo, che ipocrita chi si scandalizza»
31 Gennaio 2024Ma questo è il ruolo che la città sembra aver scelto per i beni culturali?
31 Gennaio 2024di Pierluigi Piccini
Le dichiarazioni di Stefano Bisi vanno seguite sempre con attenzione: non sono mai banali. Quelle rilasciate alla Gazzetta di Siena sono interessanti, perché fanno capire che la visione del direttore del Corriere di Siena è quella di chi, proprio per la sua trascorsa esperienza senese, sa leggere i processi nella sua complessità. Su alcuni giudizi, poi, non si può non essere d’accordo. Su una viceversa credo che ci sia la necessità di un approfondimento: “Ci fanno scontare l’invidia di una Siena che poteva fare tutto da sola”. Chi ci fa scontare l’invidia? La teoria del nemico che ricompatta la comunità forse ha fatto il suo tempo, appartiene al passato. E poi, siamo convinti che ci sia ancora una cultura di comunità, pronta a indignarsi per l’avversario che bussa alle porte della città? Ho qualche dubbio: il soggettivismo ha fatto il suo massiccio ingresso anche a Siena. Per non dare sempre la colpa alla pandemia, sebbene anch’essa abbia contribuito. La cultura comunitaria attribuita sic et simpliciter alle contrade e troppo schematica; contrade che tra l’altro hanno i loro problemi da affrontare con una situazione importante di trasformazioni sociali che ne influenza lo stesso modo di essere. Insomma “il nemico” e il senso di comunità non ricompattano i senesi nella loro generalità: se ciò fosse stato vero, per esempio, soltanto alcuni anni fa allora anche alcune questioni sollevate dallo stesso Bisi non sarebbero accadute. E ancora, siamo sicuri che la crisi sia avvenuta per l’invidia proveniente dall’esterno e non piuttosto da una incapacità interna? Io propendo per questa seconda versione dei fatti, e la pratica dell’autosufficienza non ha giovato, ma ha peggiorato la situazione. Al di là della Siena ideologizzata del passato, quella della retorica ripetuta a ogni pie sospinto, nella realtà il potere all’epoca ha saputo sfruttare l’esterno per la crescita interna. I sistemi chiusi muoiono. Per finire, riporto tra virgolette un pensiero che mi è arrivato oggi da un senese-senese: “Siena, in ogni campo del “potere” – dalla cultura, alla scienza, fino al Palio – è dominata da una pletora di impreparati (non tutti ovviamente), che sono tali non perché sanno poco, ma perché pensano di sapere tutto. Per questo, quando qualcuno gli parla di cose che non sanno, lo ignorano o lo criminalizzano”. E da quello che si vede, si continua anche ora su questa strada, anche quando raramente si rivolge all’esterno, dimostra di essere una committenza che non sa quello che vuole.
Stefano Bisi, la città, la massoneria, le amicizie e il futuro di Siena – Il video