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14 Maggio 2023Vedi alla voce performance
14 Maggio 2023Umberto Orsini racconta i rapporti con Visconti e lo scrittore. Domani a Milano
di Maurizio Porro
Fu testimone — uno dei pochi, uno degli ultimi — di una frequentazione intellettuale e di una clamorosa rottura. L’attore Umberto Orsini, 89 splendidi anni compiuti il 2 aprile, sarà al Teatro Strehler di Milano domani, lunedì 15, alle ore 20.30 per leggere, in una serata che si annuncia indimenticabile, quattro parti della ritrovata biografia (scritta, abbandonata, recuperata, finalmente stampata) di Luchino (Visconti) realizzata da Giovanni Testori, edita da Feltrinelli con le note di Giovanni Agosti, che ricostruiscono la storia di queste due personalità molto complementari in un preciso momento di connubio artistico. Che è il momento magico di Rocco e i suoi fratelli, ispirato anche ad alcuni racconti del Ponte della Ghisolfa e dell’Arialda, andata in scena a Roma per 40 giorni e per una sola recita a Milano, al Teatro Nuovo, finita tra i tumulti la sera del 22 febbraio 1961. Fu sequestrata dalla magistratura che mandò a processo autore, regista, un produttore come Remigio Paone, grandi attori come Paolo Stoppa e Rina Morelli. Orsini, Amilcare Candidezza nell’Arialda, prima esperienza con Visconti che gli insegnava il linguaggio del corpo, è oggi uno degli ultimi testimoni rimasti, forse l’ultimo.
Come andarono le cose?
«Sono tra i pochi che li hanno conosciuti entrambi, Testori e Visconti, in parte testimone della lite partita come malumore dal set di Rocco e proseguita su quello di Ludwig, dove recitavo e dove una scena era stata affidata all’amico di Testori, Alain Toubas, girata e credo poi scartata. Durante la preparazione dell’Arialda tutto funzionava bene, nessun intoppo; Testori veniva alle prove, ci parlava molto dell’importanza della parola nel suo teatro, si stupiva della meticolosità e delle molte ripetizioni e anche degli scoppi d’ira del regista. Luchino lavorava in una scenografia da lui stesso realizzata, grandi fotografie della periferia milanese con una panchina in mezzo, la zona della camporella con Lucilla Morlacchi. C’erano gigantografie con macchinine elettriche che Luchino si divertiva a muovere dietro le quinte».
I rapporti erano buoni, poi…
«Per me era la prima grande lezione con il maestro. Con lui trascorsi lunghe serate nella casa di via Fleming dopo che si ammalò mentre montava il film e quando pensava alla commedia di Harold Pinter Old Times che recitai con Adriana Asti e Valentina Cortese. Era un Luchino diverso; spesso ho pensato che Testori avrebbe raccontato in modo sublime questo periodo di decadimento fisico e solitudine, del resto già in alcune pagine del libro lo fotografa in modo meraviglioso. Peccato che non fossero rimasti amici».
«L’Arialda», che anni dopo tornò in scena in altre edizioni, fu un’avventura straordinaria, era l’epoca in cui Milano si distingueva per il sequestro di molto buon cinema.
«Dopo la chiusura del teatro, andai anch’io alla protesta sotto al Quirinale nella vana attesa che Gronchi ci ricevesse. Del resto tutta la bagarre, soprattutto a Roma, era stata organizzata come evento-scandalo soprattutto da giornali di destra».
Allo Strehler, lei sarà sul palco con Agosti a commentare e documentare questo libro prezioso e — dice — commovente, perché riporta quel doloroso periodo del finale di partita del grande regista morto dopo l’ictus a 70 anni il 17 marzo 1976.
«Ricordo le prove di Pinter, dove non interveniva tanto quanto era abituale; le gardenie che mi mandò alla prima. Leggo di lui nelle pagine testoriane, ma per me Visconti non è scomparso, è sempre terribilmente presente».
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