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11 Ottobre 2023Israele e i Territori dell’Autonomia Palestinese; Angelus Novus-Paul Klee, al Palazzo delle Papesse (08.04>18.06.2000)
In concomitanza con gli eventi espositivi de Le repubbliche dell’arte: Israele; Territori dell’Autonomia Palestinese; Angelus Novus-Paul Klee, il Palazzo delle Papesse organizza per venerdì 2 giugno una serie di iniziative:
Alle ore 12.00 Simona Marchini guiderà il pubblico nella visita della mostra Le repubbliche dell’arte al Palazzo delle Papesse.
Di tutti gli angeli rappresentati da Paul Klee, è probabilmente il più noto, o meglio, il suo nome è sicuramente quello più conosciuto. La sua fama deriva dall’essere divenuto l’‘angelo guida’ di Walter Benjamin. Il filosofo tedesco acquistò nel 1921 questo acquerello che, da allora, divenne il suo costante riferimento, di vita e di riflessione. Si vuole qui soltanto accennare alla fondamentale interpretazione che Benjamin ha dato nella nona delle sue Tesi di filosofia della storia (Per quanto riguarda le altre teorie che l’Autore ebbe a riguardo, si rinvia a G. Bompiani, I denti dell’angelo in S. Risaliti, (a cura di), Le Repubbliche dell’arte. Art and artists from Israel and Palestina, Palazzo delle Papesse – Centro Arte Contemporanea 2000, p. 44; cfr. G. Scholem, Walter Benjamin e il suo angelo, Adelphi, Milano 1996, pp. 20-25; cfr. E. Muchawsky-Schnapper, L’angelus novus di Paul Klee. Walter Benjamin e Gerschom Scholem, in S. Risaliti (a cura di), op. cit., p. 30.), in cui esso appare con sembianze umane che lo fanno assomigliare da un lato ad un bambino, dall’altro ad un mostro’ (Cfr. Ibidem; cfr. G. Scholem, op. cit., p. 28); è l’“allegoria di uno sguardo retrospettivo verso la storia”( O. K. Werckmeister, Walter Benjamin, Paul Klee und der “Engel der Geschichte”, in Neue Rundschau, 1976, vol. LXXXVII, fasc.2, p. 16), è l’“angelo della catastrofe […] che guarda le nostre rovine”( G. Bompiani, I denti dell’angelo, in S. Risaliti (a cura di), op. cit., p. 44).
Se si volge lo sguardo direttamente alla figura, si notano, immediatamente, l’enorme testa e il piccolo corpo – tratti tipici e costanti di tutti gli angeli – e le ali, simili a braccia aperte. Molto umano e ben poco divino, l’Angelus novus ha qualche boccolo che ricorda la figura stereotipata dell’angelo dell’immaginario tradizionale, ma nulla più, come dimostrano i piccoli piedi simili ad artigli di uccello.
E’ nuovo, come un bambino, di cui presenta i tratti, che è appunto un uomo nuovo, perché nato da poco alla vita, perché deve ancora farsi e diventare altro. E nuovo è anche il concetto di angelo che Klee propone con questa che è la seconda opera della serie: non si parla più di angelo divino, ma di un angelo forse ancor più fedele al suo nome, un angelo che è effettivamente mediano tra cielo e terra, tra uomo e Dio, un angelo che effettivamente è un passaggio, un ponte tra l’essere e il non essere, una creatura in continua trasformazione, che non si ferma in un limbo statico, ma sceglie la via della perfettibilità, dell’eterno cammino alla ricerca di sé, alla formazione di sé.