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9 Novembre 2023CODE & ALGORITHMS. WISDOM IN A CALCULATED WORLD
9 Novembre 2023di Paolo Neri
Il termine ‘Biotecnologia’ ha oggi particolare rilievo nella comunicazione per via delle meraviglie che promette. Lessicalmente è un termine fortunato perché composto da ‘bio’ (oggi universalmente equiparato a ‘buono’) e da ‘tecnologia’ che evoca l’idea di ‘utile’; quindi: ‘l’utile buono’.
Non molti sanno, però, che il termine è stato coniato solo nel 1919. Cioè, molti secoli dopo antichissime tecnologie alimentari – quali la fermentazione alcolica, la caseificazione e la panificazione – che ben rispondono a una rigorosa definizione di Biotecnologia come ‘un insieme di tecniche per la produzione di beni e servizi basate sull’uso di cellule o parti di esse’.
(Una definizione meno stringente, riferita a generici ‘fenomeni biologici’, farebbe includere nella Biotecnologia anche la trazione animale e la prostituzione!).
Negli anni ’80 del secolo scorso, l’invenzione delle tecnologie del DNA ricombinante e degli ibridomi ha portato a includere nella Biotecnologia anche vaccini, anticorpi e proteine terapeutiche, tutti argomenti attualmente molto dibattuti,
Il termine fu appositamente inventato dall’economista ungherese, Ereky, per classificare una novità: un metodo di produzione dell’acetone mediante la fermentazione dell’amido. La scoperta si differenziava dalle tecniche classiche di fermentazione essenzialmente per via del prodotto, ora non più alimentare ma industriale. Ne fu l’inventore il biochimico Chaim Weizman che lavorava alle dipendenze dell’Ammiragliato britannico. Non a caso, poiché l’acetone era essenziale per preparare la cordite, un esplosivo superiore come carica di lancio per i proiettili della Royal Navy, che così ottenne una supremazia sulle flotte avversarie.
Già il 2 novembre del 1917 (quindi un anno prima della fine della guerra), il Governo di Sua Maestà volle riconoscere i meriti dell’inventore, un ardente sionista, con la dichiarazione Balfour nella quale si affermava il diritto per il popolo ebraico a un ‘focolare nazionale’ nei territori dell’antica Palestina approssimativamente definiti con gli arabi hascemiti e che sarebbero divenuti protettorato britannico dopo lo smembramento dell’Impero Ottomano al quale erano appartenuti per secoli. La dichiarazione fu inoltrata a Lord Rothschild come presidente del movimento sionista.
Vi si dichiarava:
“Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”.
Quando, il 14 maggio del 1948, in seguito alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che approvò il piano di partizione della Palestina, fu proclamato lo Stato d’Israele, Chaim Weizman ne fu eletto primo presidente, In seguito, gli fu anche intitolato un prestigioso Centro di Ricerca.