“Noi, cittadini ospiti dei turisti in condomini invasi dal sistema degli affitti brevi”
Lo sportello creato ad hoc ha mappato 317 immobili, che per il 57% sono risultati occupati da visitatori, e ha ascoltato 97 residenti che lamentano: aumento di costi, abuso degli spazi comuni e insicurezza
diLeonardo PiniL’androne dell’ingresso invaso da bici e monopattini elettrici. Rumori a tutte le ore del giorno e della notte. Persone che vanno e vengono. Stefano Bartoli si è trasferito in Borgo San Lorenzo a Firenze da tre anni. Dei dieci appartamenti presenti nel condominio nel quale si è trasferito, sette sono bed and breakfast. « Che idea di città ha questa amministrazione? – si chiede – A livello numerico rischiamo di diventare ospiti rispetto ai turisti. Nel condominio sono famoso perché sono quello che fa le partacce ai turisti. È difficile farsi capire. Loro hanno un’altra cultura, altri ritmi e quando poi se ne vanno tutto ricomincia da capo con i nuovi inquilini dei B&B».
Stefano è una delle persone che è stata intervistata dallo sportello « Questo condominio non è un albergo » , aperto dai primi di giugno 2023 dal Sunia e da Progetto Firenze, in collaborazione con la Cgil. Dopo essere stato aperto nel capoluogo toscano, lo sportello prenderà piede anche in tutte le altre province toscane. Il progetto ha ascoltato 97 persone, di cui 15 sono state sottoposte a un’indagine più approfondita. Lo studio è riuscito a mappare 317 appartamenti. Di questi, il 57% dei casi è abitato da turisti, il 41% da residenti e il 2% dei casi da studenti. Sugli undici condomini analizzati in dettaglio, in nove di questi la percentuale di turisti che li abitano oscilla tra il 56% e l’80%. Una situazione che, stando allo studio del gruppo di ricerca, ha portato allo sfasamento del tessuto sociale. Delle 15 persone sentite in maniera più approfondita, infatti, il 100% dice,di aver visto un cambiamento nella rete sociale, così come rincari massicci sulle spese condominiali. Il 50% delle persone intervistate segnala un incremento dei costi tra il 10 e il 20%, il 14% ha detto di aver avuto un aumento del 30% e un altro 14% di aver visto aumentare le spese condominiali di più del 30%. Tra i problemi segnalati con maggiore forza ci sono quelli relativi all’abuso degli spazi comuni e all’insicurezza. Per quanto riguarda l’abuso degli spazi comuni il 46% ha segnalato la presenza di bivacchi di turisti in attesa, il 45% la biancheria sporca negli androni, o per le scale, in attesa di ritiro e il 9% un’invasione di suppellettili, bagagli e monopattini. Sul fronte sicurezza, invece, il 91% dice di sentirsi poco sicuro. Di questi, il 50% perché ha un condominio permeabile alla strada, il 35% per il via vai di estranei e il 15% per la paura di incendi.
Infine, un ultimo dato è il rapporto tra la concentrazione di annunci su AirBnb per quartiere e la percentuale di segnalazioni legate alla presenza di strutture ricettive. Se a Firenze, ad esempio, il 74% degli annunci sulla piattaforma online riguarda il Quartiere 1, quello del centro storico, quasi specularmente, il 79% delle segnalazioni di difficoltà viene proprio da lì. È anche vero, però, che a Firenze non esiste solo AirBnb. I prezzi degli alberghi, ad esempio, sono in costante aumento, un altro problema che ben si salda con la proliferazione degli affitti brevi.
«Ci sono una serie infinita di problemi con i quali i residenti si trovano a raffrontarsi quotidianamente. Legati alla sicurezza, alla qualità dell’abitare, ai costi aumentati, rumori molesti e tutta una serie di vicissitudini, nei confronti della quale non si trovano difese e possibili rimedi. La sacralità della proprietà privata batte i diritti dei residenti a vivere normalmente nella loro abitazione: perché ad oggi la legge permette di poter trasformare condomini in alberghi diffusi» dichiarano Laura Grandi (Sunia) e Grazia Galli ( Progetto Firenze). Rilanciando anche «delle proposte di revisione della normativa regionale in materia di turismo e urbanistica, in modo da consentire la facoltà agli amministratori dei Comuni di regolamentarlo in modo da favorire la residenza in proprietà o in locazione ad uso di abitazione principale o per motivi di lavoro e studio » . A questo si aggiunge la richiesta alla Regione di rafforzare il sistema dell’edilizia residenziale pubblica con «uno stanziamento per un piano casa regionale di almeno 50 milioni di euro, in modo da ristrutturare per poi riassegnare in tempo reale le oltre 3.500 case popolari attualmente sfitte e le 1500 che ogni anno mediamente si liberano».