Èinnegabile che Giorgia Meloni spiazzi un po’ tutti – parliamo di lei, non della destra, che non sembra avere un pensiero che non sia quello del suo capo che, come da tradizione, guida le sue legioni, lancia parole d’ordine e dà viatico politico. Quel che succede dietro le quinte non è dato di sapere.

La democrazia, diceva Norberto Bobbio, ha nella trasparenza del potere il suo scopo e chiodo fisso: distruggere il “segreto” e svelare l’arcano del potere è stato uno degli scopi principali dei «costruttori dei primi regimi democratici» e per converso, l’uso del segreto e dell’arcano è sempre stato il mezzo, uno dei mezzi, che i nemici della democrazia hanno usato per farla saltare. «Che la permanenza delle oligarchie, o delle élites al potere, sia in contrasto con gli ideali democratici è fuori discussione», scriveva Bobbio nel 1984. Le vicende di cronaca politica di questa prima settimana del 2025 ci confermano che questa è una sacrosanta verità.

E veniamo così alle gesta di Meloni. A come esse spiazzino coloro che (ma quanti ancora sono?) pensano che quelle parole di Bobbio sono una sacrosanta verità. La presidente del Consiglio di una democrazia costituzionale su base parlamentare parte privatamente (avrà consultato il ministro degli Esteri o i membri della commissione esteri delle Camere, magari solo quelli della sua maggioranza?) per recarsi da un non-ancora-formalmente-insediato presidente degli Stati Uniti. Lo incontra nella sua villa privata.

Questa cortina spessa di privatezza (scusate il brutto italiano) sembra sia stata creata per la ragione nobilissima (e dovuta) di capire come portare a casa Cecilia Sala dalle prigioni del regime totalitario di Teheran. Dopo la dichiarazione della famiglia Sala all’uscita dall’incontro a Palazzo Chigi di richiesta di silenzio stampa, la privatezza della governante italiana si è immediatamente materializzata; giustificata con la necessaria cautela per avviare trattative di scambio di prigionieri tra Iran e Italia ma in effetti tra Italia e Usa – poiché senza l’assenso allo scambio del prigioniero Abedini per il quale gli Usa chiedono l’estradizione al nostro paese, dove è incarcerato, non c’è partita. Il viaggio privatissimo di Meloni a Mar-a-Lago doveva quindi servire ad ammorbidire la richiesta statunitense, a convincere Trump di fare un buon servizio all’Italia e al suo governo, umilissimi alleati.

Non sappiamo come andrà a finire. Ma non è questo che importa quando si parla di privatismo come metodo di governo dell’esecutivo a guida Meloni. Importa, invece, mettere in luce quello spesso arcano che l’esecutivo ha sempre praticato e che ora, col volo privato in Florida, trova la sua perfetta giustificazione: violare le norme scritte e condivise per una causa giusta.

Ma vale davvero questo a giustificare un metodo da autocrate? Non ci sono altri mezzi, più direttamente politici, per mostrare il potere di un paese verso un altro, non importa quanto potente e amico? A che serve la sovranità se non anche a risolvere questi problemi? Il privatismo è una sconfessione della sovranità e della sua potenza attuativa, non una sua celebrazione.

A completare il discorso sul privatismo come anti-sovranismo, non si può evitare di osservare che Meloni parli di “interlocuzioni” con l’azienda dell’oligopolista Elon Musk, pur smentendo la firma di accordi, – ma si potrebbe poi usare la parola “accordo” senza che la proposta sia approvata dal parlamento?

Non si potrebbe, ma tra le cose incredibili alle quali ci vuole abituare questo governo è che il parlamento debba vidimare come un notaio, non discutere e deliberare come un organo collegiale di rappresentanti politici. Il parlamento è trattato come una camera di consiglio dei monarchi assoluti, prima della Gloriosa Rivoluzione inglese. Scrivono fonti non ufficiali (qui si naviga nella speranza che un faro di luci sfondi la cortina di nebbia) che nel viaggio per perorare la causa della giornalista Sala si sarebbe trovato il tempo per una trattativa da un miliardo e mezzo di dollari per i sistemi satellitari militari di Musk. Tagliati fuori diplomazia e servizi. Tutto si fa in camera. Mettere un paese in vendita stride con il sovranismo, tuttavia propagandato dal governo. Sovrani sono i soldi pubblici. Ma che interesse abbiamo a mettere la nostra sicurezza militare e civile nelle mani di Musk?

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