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19 Ottobre 2022Dalla Buchmesse di Francoforte parla lo scrittore Antonio Muñoz Molina
Raffaella De Santis
È FRANCOFORTE l’anno zero per la Buchmesse, la ripartenza dopo due edizioni funestate dal Covid. La più grande Fiera dell’editoria al mondo cerca di ritrovare i vecchi fasti in piena presenza. L’ambizione del presidente Juergen Boos è di fare di questa piazza affaristica un presidio di democrazia, importante ora più che mai con la guerra in Ucraina alle porte e le donne iraniane che difendono con i loro corpi la libertà. Corpi, appunto. Durante la conferenza stampa di apertura, Boos sottolinea quanto sia importante incontrarsi, guardarsi negli occhi. Le compravendite dei libri ormai si fanno online ma l’unione delle forze liberali del mondo del libro ha bisogno di palcoscenici simbolici. C’è poi il lato pratico. Francoforte prospera anche grazie alle sue fiere e dopo due anni di stop la città è fiaccata.
A due passi dalla fiera incontriamo Antonio Muñoz Molina, prima che salga sullo stesso palco dei reali di Spagna per la cerimonia diapertura. La Spagna quest’anno è ospite d’onore. Molina è amatissimo, insignito di vari premi tra cui il Premio Nazionale di Narrativa Spagnola. I suoi libri – un impasto di atmosfere jazz e noir – intersecano sempre la grande Storia. Tra i titoli,L’inverno a Lisbona (Feltrinelli), Il vento della luna (nuova edizione 66thand2nd) o il bellissimo C ome ombra che declina (66thnand2nd), che vede lo scrittore sulle tracce di James Earl Ray, l’assassino di Martin Luther King. Lo scrittore, tra le firme più prestigiose del País ,non si tira indietro sulle questioni politiche e sociali. Durante la pandemia ha preso appunti, ne è venuto fuori undiario intitolato Volver a dónde ?.
Qualche giorno fa ha scritto sul País un articolo sull’Italia, ora in mano alle destre nonostante il passato fascista.
«Ho un particolare amore per il vostro Paese.Negli anni dell’università a Granada, dove studiavo Lettere e Filosofia, frequentavo un cinema dove proiettavano film italiani.
Bertolucci, Fellini, i neorealisti. Erano gli anni Settanta e stavamo uscendo dalla dittatura di Franco, quei film erano ossigeno. La cultura italiana fa parte della mia formazione. Vedere oggi i partiti di destra, in Italia come in Spagna, affannati a cercare di mostrare la loro faccia “buona” mi sembra un modo per rimuovere la loro storia di violenza. Ultimamente ho lettoBlood and Power di John Foot, un saggio che analizza l’orrore del fascismo italiano, così ho pensato di intervenire. Lo squadrismo, la Falange spagnola, le Ss non possono essere relegati sullo sfondo. Bisogna ricordarsi ogni giorno che l’Italia è una repubblica antifascista».
Durante la conferenza di apertura della Buchmesse è stato chiaro che il messaggio che parte da Francoforte quest’anno è politico: i libri sono l’anima dell’Occidente, un presidio di democrazia.
«I regimi in genere sopprimono la libertà di espressione e temono i libri e gli scrittori, che per vocazione sono eretici. La cultura deve essere vigile, denunciare le oppressioni e dare supporto alle persone oppresse nel mondo. Tra noi occidentali però è giusto anche fare una critica. La libertà di pensiero dovrebbe essere assoluta, e invece ultimamente stiamo cedendo al conformismo mainstream».
Sul palco lo scrittore pakistano Mohsin Hamid ha espresso la sua delusione per come sta andando il mondo. La sua fede progressista è stata intaccata?
«La verità è che mi sento sempre più europeo.
La crisi del Covid ci ha uniti e ha mostrato un’Europa solidale. Il fronte compatto a sostegno dell’Ucraina va in questa direzione e manifesta un cambiamento di strategia rispetto all’invasione della Crimea nel 2014.
Naturalmente il concetto stesso di progresso non può essere scontato, né incondizionato. È una fiducia che va rinnovata ogni giorno. Credo che il giusto atteggiamento sia nel non sentirsi mai perduti».
Lei ci riesce?
«Ho vissuto quindici anni a New York prima di tornare in Spagna e proprio lì ho capito che la mia identità europea si rafforzava. Non avevo mai apprezzato così tanto l’equilibrio tra la libertà individuale e le politiche di protezione sociale di stampo europeo. Vivere in un Paese in cui non c’è un servizio sanitario nazionale né un welfare reale che garantisca i poveri e i malati è stata una lezione. Negli Stati Uniti ho preso coscienza di quanto possa essere crudele il capitalismo».
Il grande evento librario della città tedesca torna a essere tutto in presenza E la Spagna è ospite d’onore
Da oggiSopra, la Buchmesse: 4mila espositori da 95 paesi, 2mila eventi. Nel tondo Antonio Muñoz Molina