Capo espiatorio La tentazione di consegnarsi al leader forte
21 Novembre 2022MINA – And I Love Her
21 Novembre 2022Martha Nussbaum
di Francesco Rigatelli
Tra i filosofi più influenti del mondo, Martha Nussbaum, 75 anni, newyorkese con cattedra di Legge ed etica all’Università di Chicago, ha appena finito di scrivere il suo ultimo libro che uscirà a gennaio, Justice for animals (Giustizia per gli animali), e venerdì verrà ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale in occasione del Premio Balzan del valore di 770mila euro, che ha ricevuto e che come da regola dovrà investire in nuovi progetti per coinvolgere giovani ricercatori.
Si è meritata un simile riconoscimento per i suoi studi sull’etica, che cos’è per lei?
«Non amo le definizioni. Ognuno di noi dovrebbe approfondire le questioni che lo interessano. Sottolineo solo una distinzione tra etica e filosofia politica: quest’ultima fa parte dell’etica e formula raccomandazioni per una società pluralistica e diversificata di persone che non condividono tutte le opinioni etiche e religiose».
È possibile vivere senza etica o si tratta di un elemento costitutivo dell’essere umano?
«È una parte chiave di ciò che Socrate chiamava “la vita esaminata”. Se non ci si domanda il perché delle proprie azioni, non si è completamente responsabili della propria vita».
Ha ricevuto il Balzan anche per la sua «volontà di colmare il divario tra accademia e comunità». Perché è importante e qual è il ruolo dei filosofi in questo?
«L’indagine filosofica illumina le grandi questioni della vita e aiuta le persone a comprendere se stesse più profondamente, dunque i filosofi dovrebbero cercare di scrivere bene per il grande pubblico».
Qual è la principale sfida contemporanea: il cambiamento climatico, la migrazione, la guerra, il populismo, la giustizia sociale?
«Tutte sono importanti, e richiedono persone diverse con conoscenze differenti. Ognuno dovrebbe domandarsi: cosa so e come posso contribuire? Per me, in questo momento, la sfida più urgente è la giustizia per gli animali non umani».
Da cui il suo ultimo libro. Il mondo è troppo antropocentrico?
«Certo, per questo spero che Justice for animals porti a un ripensamento collettivo e faccia la differenza».
Il vegetarianesimo sarà la nuova etica dominante e dovremmo tutti smettere di mangiare carne?
«Sì e sta accadendo grazie ai sostituti vegetali della carne, che hanno benefici per la salute e sono sempre più popolari. Poi c’è la novità della carne ottenuta da cellule staminali, che è “vera” e non comporta l’uccisione di animali».
Uno degli argomenti attuali in Italia è la migrazione. Esistono limiti all’accoglienza o bisogna sempre seguire una politica di frontiere aperte?
«Penso che le nazioni abbiano il diritto di avere alcuni limiti e che la salute della democrazia lo richieda. Ma gli Stati ricchi potrebbero e dovrebbero ammettere molte più persone di ora».
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha espresso l’idea che la particolare vulnerabilità dei richiedenti asilo sia il principio normativo per determinare la protezione che gli Stati devono loro. Pensa che sia il paradigma giusto per affrontare il tema dei rifugiati?
«Dovremmo distinguere tre profili: i rifugiati che hanno ottenuto il diritto d’asilo, i richiedenti asilo in attesa e i migranti economici. La vulnerabilità è particolarmente importante per i primi due, perché oltre alla povertà ci sono timori di discriminazione politica, religiosa o razziale».
Le donne hanno raggiunto i vertici in molte parti del mondo, come di recente Giorgia Meloni in Italia, quali altri obiettivi possono darsi?
«Non dovremmo parlare di “donne”, tanto per cominciare, come se tutte fossero simili. Non ho quasi nulla in comune con Giorgia Meloni, per esempio, oltre all’essere bianca e bionda. Le donne, come gli uomini, dovrebbero perseguire gli obiettivi più importanti delle società democratiche. Uno di questi è la non discriminazione nei loro confronti e un altro è la loro autonomia riproduttiva. Ma dovrebbero essere obiettivi per tutti i cittadini, non solo per le donne».
I diritti delle donne sono sotto attacco nel Nord del mondo?
«Sì, lo sono sempre stati. Si tratta di diritti appena stabiliti, che rimangono altamente vulnerabili».
Lei ha sostenuto che i gruppi storicamente oppressi debbano essere ascoltati sui loro diritti. Come possono realizzarli davvero?
«Possono parlare ovunque sia protetta la libertà di parola e organizzarsi politicamente. Per i gay e le lesbiche negli Stati Uniti, per esempio, questo ha avuto successo. Tutti i gruppi oppressi hanno bisogno di alleati e le persone privilegiate dovrebbero cercare di aiutarli. Gli animali hanno un problema particolare: parlano, ma in lingue che gli umani non capiscono e le loro proteste non vengono ascoltate. In molti stati Usa è persino illegale fotografare o riferire delle condizioni degli allevamenti intensivi. Occorre sbarazzarsi di quelle leggi e portare alla luce le crudeltà».
In Non per profitto (Il Mulino) ha sottolineato l’importanza della cultura umanistica. Secondo lei c’è una crisi dell’Occidente? E come se ne esce?
«Per me i classici sono quelli dell’antichità greca e romana, ma sono certa che ce ne siano anche di indiani, cinesi e africani. Tutti gli studenti dovrebbero studiare le discipline umanistiche, comprese la filosofia, la letteratura e le arti. Non importa da quale cultura provengano le opere, purché siano eccellenti, umanamente profonde e insegnate da persone che le conoscano nelle loro lingue originali. Gli attacchi odierni alle discipline umanistiche sono alimentati in parte dall’idea che queste opere siano scritte da europei bianchi. Allora perché non studiare anche libri di altre culture? Ogni società oggi contiene persone di discendenza europea, asiatica e africana, e dobbiamo costruire un mondo cooperativo con altre nazioni. Quindi, mentre coltiviamo le nostre menti e emozioni con la poesia e la filosofia, perché non conoscere altre culture?».
L’America ha sufficiente forza morale per guidare il mondo libero?
«Penso che gli Stati Uniti abbiano una grande forza morale, come dimostrato dal sostegno all’Ucraina, ma anche l’Europa è stata notevole. Dobbiamo lavorare insieme contro la tirannia, o la democrazia sarà condannata».
Con il suo collega giurista Saul Levmore ha dedicato un libro a Invecchiare con saggezza (Il Mulino). C’è un piacere della terza età?
«Naturalmente l’invecchiamento porta vulnerabilità e ansie. Ma sì, porta anche piacere. Penso che invecchiando si capisca cosa sia davvero importante e cosa no. Non si perde più tempo in banalità e ci si sente più sicuri di sé. L’amicizia infine è uno dei grandi piaceri dell’invecchiamento».