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IL «PARCOURSUP» E I SOLITI PRIVILEGI
di Stefano Montefiori
Nel Paese della Rivoluzione contro l’ancien règime dei privilegi, i ragazzi delle famiglie di origine aristocratica hanno nove volte più probabilità di entrare nei migliori istituti universitari. Il ricercatore Stéphane Benveniste dell’università di Aix-Marseille lo ha scoperto, dice Le Monde, analizzando il percorso di 400 mila diplomati dal 1885 al 2015, e spulciando gli annuari di una dozzina delle università più ambite. Torna d’attualità, ancora una volta, Pierre Bourdieu che denunciava la «riproduzione sociale» come il grande male della società francese. E pensare che in questi giorni milioni di famiglie attendono con ansia il responso di Parcoursup, una specie di oracolo digitale che dal 2018 raccoglie, vaglia, accetta o respinge le domande dei ragazzi. È una piattaforma online messa a punto dal governo proprio per cercare di regolare l’accesso agli istituti universitari più ambiti secondo criteri meritocratici, ponderando decine di fattori tra i quali media dei voti, attività extra-scolastiche, volontariato, cultura generale etc. È un passaggio giudicato talmente importante per il futuro dei ragazzi da avere generato un intero settore di corsi privati che aiutano ad affrontare Parcoursup. Forse, con gli anni, la piattaforma digitale finirà per attenuare le discriminazioni legate alle origini famigliari. Oppure avrà ancora e sempre ragione Bourdieu, che denunciava la permanenza dei «codici»: quell’insieme impalpabile di conoscenze, riferimenti, modi di parlare e di scrivere tipici delle élite, che rendono una domanda più competitiva di altre, anche su Parcoursup.