La domanda fondamentale dopo il primo turno delle amministrative
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La domanda fondamentale dopo il primo turno di questa campagna elettorale è: ha senso la presenza di un movimento civico quando l’elettorato si concentra sui partiti? “I partiti sono l’ossatura portante della nostra civiltà, il ballottaggio porterà avanti le realtà che hanno una stabilità di principi, ci tengo e sono contenta di questo”. La risposta della Ferretti è tassativa e lei come tutto il suo partito sono sempre stati chiari nella visione dell’articolazione democratica: per loro ci sono solo i partiti. Poi qualcuno ci spiegherà come mai i livelli di astensionismo sono così elevati e come mai la democrazia è bloccata da scelte elettorali che impegnano soltanto le segreterie dei partiti. Salvo poi, come è avvenuto e avviene da noi, chiedere un aiuto nei momenti topici delle elezioni o tentare uno svuotamento dei movimenti civici, andando a contattare uno per uno i candidati che hanno ottenuto il consenso maggiore al primo turno. Quindi a qualcosa quest’ultimi servono ma solo di notte, proprio come Nicodemo quando andava a trovare Cristo. La Destra tace.
Ma perché questa “riscoperta” dei partiti che non è solo locale? Perché viene rimarcata un’appartenenza che per molti elettori è soltanto ed esclusivamente ideologica. Come ha detto in modo limpidissimo il Santo Padre “è diventato sempre più evidente che nel mondo multipolare del ventunesimo secolo la ricerca della pace è strettamente collegata al bisogno di sicurezza”. Sicurezza contro una possibile guerra nucleare come nelle questioni locali. La stranezza consiste nel fatto che sia la Meloni che la Schlein sono filoatlantiche, legate all’America con le posizioni che tutti ben conosciamo sulla guerra e sui rapporti internazionali. Ma non basta: siamo reduci da due anni di pandemia e la sicurezza acritica da cosa è stata assicurata, se non da una fede incondizionata nella scienza? La politica dei partiti è da tempo subordinata quando alla finanza, quando alla scienza, quando alla guerra. La coscienza critica è quasi assente o assente del tutto. Mi piace ricordare solo il trattamento nel recente passato che hanno subito personalità come Cacciari o Agamben. Tutto si dimentica nel frullatore del tempo, figuriamoci in un dimensione locale: in fondo, stiamo parlando di amministrative. E’ bene ricordare: i partiti a Siena hanno brillato nella gestione della cosa pubblica? Direi di no, chi per un verso, chi per un altro: il Centrodestra nel rapporto con il ricciarello magico diventato avariato e il Centrosinistra in una gestione opaca che non è riuscita a far dimenticare alcune sciaguratissime scelte, che pesano come un macigno sulla vita di Siena. Nella contemporaneità mediatica, poi, la contrapposizione continua e costante tra due leader (Meloni, Schlein) riempie le pagine dei giornali e dei rotocalchi e anche da noi ci siamo voluti fare questo “regalo”, interessante e da analizzare con calma.
Torniamo alla domanda iniziale. Perché ha senso ancora il vero civismo politico? Perché guarda in faccia alla realtà, dice le cose come stanno: è laico, diffida delle ideologie, propone soluzioni. Non fa parte del cerchio magico delle convenzioni anche linguistiche e dei trasversalismi politici che cerca, viceversa, di smascherare. Certo, per progredire ha bisogno di una situazione locale (e non) poco conflittuale, ha bisogno di un elettorato che non abbia paura delle novità, che si crea il proprio futuro confidando sulle sue forze e sulla sua capacità progettuale: insomma, di cittadini consapevoli. Il civismo guarda alle persone, tutte, come comunità. Non è socialmente divisivo. Se questo è e forse anche qualcosa d’altro, dobbiamo dire che nonostante il buon risultato ottenuto, il civismo ha ancora lavoro da fare, spazi su cui impegnarsi, ha un potenziale politico tutto ancora da valorizzare, come continuerà e prenderà forma lo vedremo.