diElisabetta Berti
C’è sempre qualcosa di elettrizzante nei luoghi dove ci si accinge a cambiare tutto, come se si potesse percepire la novità già matura nell’aria. La Pinacoteca nazionale di Siena, che nei fine settimana si anima di turisti, ma nei giorni feriali vive col ritmo placido dei musei di provincia, a giugno 2021 ha ottenuto dal ministero dei beni culturali lo status di museo autonomo, al pari degli Uffizi e dell’Accademia. Il nuovo direttore Axel Hemery, storico dell’arte francese, specialista della pittura del Seicento e già direttore del Musee des Augustins di Tolosa, è in carica da un anno e mentre riallaccia i fili di un rapporto non del tutto consolidato con i senesi attraverso una politica di prezzi allettanti ed iniziative come la fondazione, per la prima volta nella storia, di un’associazione di “ Amici della Pinacoteca di Siena”, nel frattempo progetta grandi innovazioni. Come immagina di trasportare la Pinacoteca tra i grandi musei d’Italia, lo spiega lui stesso in un italiano perfetto, forse merito dei suoi studi giovanili nel nostro paese o piuttosto della sua compagna italiana. « Oggi questo museo appare come un palinsesto risultante da vari interventi aggiunti negli ultimi trent’anni. Ci vuole una nuova omogeneità. E se c’è l’impressione di avere a che fare con un museo di nicchia, è anche perché non è agevole percorrere queste sale». La soluzione, spiega il direttore, sono percorsi differenziati in base al tempo che si vuole dedicare alla visita e al livello di approfondimento desiderato. «L’idea è offrire la possibilità di un percorso più veloce attraverso le sole tappe fondamentali. Dobbiamo aiutare il pubblico a riconoscere che c’è una gerarchia tra capolavori assoluti e opere di bottega. Lo si capisce soprattutto al secondo piano, dove ci sono sale con dieci Madonne con il Bambino. Un non addetto ai lavori difficilmente le distingue l’una dall’altra». L’uniformità invece la si ottiene con una nuova illuminazione, didascalie e pannelli esplicativi, più sedute per le soste davanti alle opere, oltre ad un nuovo colore alle pareti al posto del bianco, un nuovo sito e l’uso della tecnologia.
Quanto ai tempi si parla per lo meno del 2024, perché se l’autonomia ha subito portato con sé un aumento di personale e un collegio dei revisori, paradossalmente mancano ancora organi vitali come il consiglio d’amministrazione e il comitato scientifico. Al momento, quindi, « ci sono concessi impegni di spesa limitati alle necessità». Un progetto di riallestimento però esiste già in bozza, ed Hemery ne sta discutendo con un studio di architettura italiano noto a livello internazionale. È anche così che si risponde alla “ grande attesa” che,dopo l’autonomia, Siena nutre sulla sua Pinacoteca, percepita generalmente come “dimenticata”. «Un primo risveglio c’è stato tre anni fa dopo gli importanti lavori di ristrutturazione effettuati sotto la guida della Direzione regionale della Toscana. Questo mi permette di non dovermi occupare delle questioni di sopravvivenza», spiega il direttore. Il quale una svolta la sta già imprimendo attraverso nuove acquisizioni. L’ultima è la “Madonna con Bambino e San Giovannino” di Domenico Beccafumi, una tavola giovanile databile tra il 1508 e il 1510 che completa il florilegio sul pittore senese e documenta come egli reagì alle novità introdotte da Raffaello e Leonardo. «Il problema della Pinacoteca è che è vista solo come museo dei fondi oro. In realtà è anche un grande museo del Rinascimento». In effetti al primo pianosi racconta l’evoluzione della pittura dalla metà del Quattrocento al Cinquecento inoltrato, in particolare proprio col Beccafumi, « secondo me uno dei grandi geni del Manierismo insieme a Pontormo e Rosso fiorentino » , dice Hemery. Una doppia vocazione dell’arte senese, insomma, tutta da riscoprire. Eppure i punti di forza sono già tanti. A partire dalla stessa sede, il tardo gotico Palazzo Buonsignori e Brigidi, passando per capolavori di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, senza dimenticare la stanza dei marmi, una loggia con vista emozionante sullo skyline di Siena. Nell’ottica di “ ampliare” l’immagine della Pinacoteca si potrebbe arrivare addirittura al Novecento, suggerisce il direttore, attingendo alla collezione di Cesare Brandi conservata a villa Brandi, una delle sedi del complesso che grazie all’aumento del numero dei custodi oggi è aperta tutti i giorni, seppur su richiesta. E le novità si inseguono: dal 9 marzo e fino al 24 giugno sarà l’apertura di Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla ( giov ore 14-18 e sabato 9-13), solitamente chiuso perché sede degli uffizi della Pinacoteca, gratis per i senesi.