Da Meloni a Letta, liste e programmi certificano la politica dell’eterno uguale
24 Agosto 2022Wolfgang Tillmans: To look without fear
24 Agosto 2022I politici italiani sembrano ignorare come è fatto il mondo in cui vivono. La campagna elettorale è partita con l’idea che ci fosse qualcosa da distribuire sotto forma di bonus, riduzioni fiscali e quant’altro, resa disponibile da un balzo in avanti della produzione nel 2023, logica continuazione della ripresa in corso. Purtroppo la nostra attuale ripresa è molto legata al buon andamento della stagione turistica. Difficilmente continuerà a questo ritmo quando sulle spiagge l’ultimo ombrellone verrà chiuso.
Nel giro di due settimane il panorama economico europeo è decisamente cambiato verso il peggio, l’euro si è sensibilmente indebolito, la Germania è a crescita zero, la Francia solo un po’ meglio, per il Regno Unito si prevede che l’inflazione possa salire al 18 per cento. Eppure, troppo spesso i politici ripetono gli stessi slogan che quasi certamente non si potranno tradurre in realtà nel 2023 e negli anni seguenti.
A modificare decisamente in peggio le prospettive italiane sono le notizie petrolifere. Certo, la Snam ha già riempito i suoi serbatoi di gas all’80 per cento, l’ultimo atto del governo Draghi è stato la firma di un importante accordo con l’Algeria, ma proprio ieri è arrivata la conferma che l’oleodotto Cpc – che porta fino in Italia il petrolio del Kazakistan attraversando il territorio russo – ridurrà dei tre quarti le sue consegne a causa di “imprescindibili riparazioni”. Il che si aggiunge alla generale, forte riduzione delle consegne russe mediante oleodotti e gasdotti.
Le prospettive si sono voltate al peggio. Si torna a parlare di razionamenti, un termine accuratamente escluso in Italia fino al mese scorso. Qualcuno dice che applicare le sanzioni fa il gioco della Russia perché porta alle stelle al prezzo del gas, ma di fatto il Fondo Monetario stima intorno al 6 per cento la caduta del pil russo quest’anno e si può argomentare che, senza le sanzioni, pur confuse e applicate male, l’Ucraina sarebbe forse stata distrutta, primo passo di un’espansione russa verso Ovest. Ma invece di occuparsi di questi problemi, i politici recriminano sulle candidature.
Se i politici – non solo italiani ma anche europei – fossero “bravi medici” dovrebbero parlare seriamente a un malato che versa in condizioni più gravi di quanto appaiono (non solo l’Italia ma anche l’Europa) e cominciare a ragionare su come sia possibile intervenire sul sistema dei prezzi senza forzarlo troppo, in modo da garantire bilanci ragionevoli alle famiglie, con il mantenimento del tenore di vita – e, se possibile, con un inizio di riduzione di diseguaglianze non più tollerabili – e almeno una decorosa sopravvivenza a molti settori direttamente toccati dall’aumento dei prezzi dell’energia. Purtroppo – non solo in Italia ma in tutta Europa – sono medici non necessariamente bravi. In Italia, in particolare, i politici discutono dei problemi di ieri invece di affrontare quelli di domani.
Il discorso in cui il nuovo Parlamento e il nuovo Governo dovranno necessariamente impegnarsi, insieme con tutte le istituzioni europee deve, prima di tutto, partire da una gestione coordinata dell’energia.
Questo significa prima di tutto regolare il mercato Ttf di Amsterdam, dove si negoziano le consegne future del gas: gli strumenti ci sono, è sufficiente usarli in modo che non si verifichino scossoni inammissibili nei prezzi di questa materia prima fondamentale come quelli che si sono registrati negli ultimi giorni. Sarebbe auspicabile andare verso riserve energetiche comuni, come hanno fatto da gran tempo gli Stati Uniti. Dopo la moneta unica, dopo la messa in comune delle riserve monetarie, una “lunga marcia” verso la messa in comune delle riserve sarebbe uno dei segnali più chiari dell’esistenza di un’Europa veramente unita.
Il secondo elemento sul quale le politiche nazionali e quelle europee devono necessariamente essere non solo coordinate ma anche unificate è quello delle migrazioni. Il discorso in proposito sarebbe lunghissimo e qui è sufficiente sottolinearne due punti. Innanzitutto, nel giro di 20-30 anni, un’Europa di vecchi circondata a Sud da Paesi strapieni di giovani semplicemente non è sostenibile. Secondariamente è inaccettabile che alcuni Paesi dell’Ue si rifiutino di affrontare il problema, lasciando altri indebitamente esposti.
Una campagna elettorale di un Paese serio dovrebbe cercare di affrontare tutti questi problemi. E non, invece, scivolare nel personalismo, nella miopia, nel personalismo, nell’insulto, nelle minacce. Gli italiani, semplicemente, non se lo meritano.
Questo significa prima di tutto regolare il mercato Ttf di Amsterdam, dove si negoziano le consegne future del gas: gli strumenti ci sono, è sufficiente usarli in modo che non si verifichino scossoni inammissibili nei prezzi di questa materia prima fondamentale come quelli che si sono registrati negli ultimi giorni. Sarebbe auspicabile andare verso riserve energetiche comuni, come hanno fatto da gran tempo gli Stati Uniti. Dopo la moneta unica, dopo la messa in comune delle riserve monetarie, una “lunga marcia” verso la messa in comune delle riserve sarebbe uno dei segnali più chiari dell’esistenza di un’Europa veramente unita.
Il secondo elemento sul quale le politiche nazionali e quelle europee devono necessariamente essere non solo coordinate ma anche unificate è quello delle migrazioni. Il discorso in proposito sarebbe lunghissimo e qui è sufficiente sottolinearne due punti. Innanzitutto, nel giro di 20-30 anni, un’Europa di vecchi circondata a Sud da Paesi strapieni di giovani semplicemente non è sostenibile. Secondariamente è inaccettabile che alcuni Paesi dell’Ue si rifiutino di affrontare il problema, lasciando altri indebitamente esposti.
Una campagna elettorale di un Paese serio dovrebbe cercare di affrontare tutti questi problemi. E non, invece, scivolare nel personalismo, nella miopia, nel personalismo, nell’insulto, nelle minacce. Gli italiani, semplicemente, non se lo meritano.