La tela di Sgarbi: la vera storia del furto dell’opera
10 Gennaio 2024Aeroporto Firenze, bocciato il progetto “renziano”. La rabbia di Lotti e Nardella
10 Gennaio 2024“La quota di ricchezza netta posseduta dal cinque per cento più ricco delle famiglie è passata dal 40 per cento al 48 per cento”
Il boom del lavoro
La corsa dell’occupazione non si ferma In un anno 520mila lavoratori in più
Milano
Mentre aumentano i segnali e i rapporti che indicano un aumento delle disuguaglianze nel nostro Paese e delle situazioni di fragilità delle famiglie, l’Istat diffonde anche per il mese di novembre dati positivi sull’andamento del mercato del lavoro in Italia, una situazione che segue la tendenza in corso in tutta l’eurozona, dove gli ultimi dati Eurostat sottolineano il minimo storico del tasso di disoccupazione nei Paesi Ue. Se da un lato l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie e il livello dei salari in Italia sembra non tenere il passo, dall’altro, certo, l’aumento dell’occupazione, nei numeri, c’è. L’Istat segnala a novembre 2023 un incremento di 520mila lavoratori rispetto a novembre 2022 e di 30mila unità (+0,1%) su base mensile, al nuovo record di 23,7 milioni di occupati. Il numero di occupati, a novembre 2023, supera quello di novembre 2022 del 2,2%, + 520mila unità, che corrispondono a un incremento di 551mila dipendenti permanenti e 26mila autonomi, mentre il numero dei dipendenti a termine è inferiore di 57mila unità.
L’aumento, spiega ancora l’Istat, coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,3 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+1,3 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. Il tasso di occupazione è al 61,8%, quello di disoccupazione scende al 7,5 per cento, mentre il tasso di inattività cresce al 33,1 per cento. Il tasso di disoccupazione
di novembre è superiore per le donne, pari all’8,5 per cento mentre quello degli uomini si attesta al 6,7 per cento. Per i giovani il tasso di disoccupazione è al 21 per cento (-2,5 punti), mentre in totale il numero dei disoccupati a novembre è di 1 milione 909mila unità. L’Istat rileva inoltre che confrontando il trimestre settembre- novembre 2023 con quello precedente (giugno-agosto), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 130mila occupati. La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa all’aumento delle persone in cerca di lavoro (+0,7%, pari a +14mila unità) e alla diminuzione degli inattivi (1,1%, pari a -137mila unità).
Anche Eurostat ieri mattina ha diffuso i dati sull’occupazione per quanto riguarda l’Europa. A novembre, nell’area euro il tasso di disoccupazione si assesta al 6,4% (nuovo minimo storico), in calo dal 6,5% di ottobre e dal 6,7% di novembre 2022. Per quanto riguarda i Paesi dell’Ue, la disoccupazione è ancora inferiore, con un tasso del 5,9% a novembre, giù dal 6% di ottobre e dal 6,1% di un anno prima. Eurostat stima che siano 12,95 milioni le persone disoccupate nell’Ue a novembre scorso, con una diminuzione di 144mila unità.
Tra i commenti ai dati italiani dell’Ufficio studi Confcommercio, che parla di «un mercato del lavoro tonico». Ciononostante, «non vanno trascurati alcuni elementi di grave e persistente criticità: la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, seppure in aumento negli ultimi anni, è ancora molto lontana dai valori medi europei e resta fortemente penalizzante l’elevato numero di inattivi tra la popolazione al di sotto dei 35 anni».
Nonostante l’aumento dell’occupazione, il divario socioeconomico nel nostro Paese resta uno dei nodi centrali da risolvere. Il valore mediano della ricchezza netta in Italia è sceso da quasi 200mila a poco più di 150mila euro, secondo un report sui conti distributivi della Banca d’Italia. La quota di ricchezza netta posseduta dal cinque per cento più ricco delle famiglie è passata dal 40 per cento al 48 per cento, mentre il 50 per cento più povero ne possedeva meno dell’8 per cento.