In tre anni si sono dimessi 400 medici «Modello toscano ormai al collasso»
5 Ottobre 2022Lo sciopero dei rider per Sebastian “Oggi non ordinate cibo a casa”
5 Ottobre 2022Loredana Ficicchia
Il punch alla fiorentina, un intruglio di caffè e rum, era già un’ottima ragione per incontrarsi al Caffè Michelangiolo, a Firenze. Tra intellettuali e letterati con istanze rivoluzionarie, ai tavolini del locale di via Cavour, ci potevi trovare anche quel manipolo di giovani pittori bohemien, che poi diedero vita a una delle più importanti avanguardie nell’Europa della seconda metà dell’800. I Macchiaioli, in mostra dall’8 ottobre a Palazzo Blu, a Pisa, liberi dall’ingombrante confronto con gli impressionisti francesi, ribadiscono il primato di aver inventato «la macchia»: colpi di pennello tirati alla grossa, con cui raccontano la realtà quotidiana soprattutto di luoghi iconici della Toscana, come Castiglioncello. Oltre 130 dipinti divisi in 11 sezioni per una retrospettiva, a cura di Francesca Dini, che è una summa di capolavori provenienti da collezioni private e importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi, il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la Galleria d’arte moderna di Genova e la Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma.
L’audacia con cui prenderanno le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati, le Belle Arti, farà discutere in tutto il vecchio mondo. Ma questo regalerà nuova linfa alla ricerca dei Macchiaioli, che non smetteranno mai di confrontarsi con altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee, anche se tra smarrimenti e ripensamenti rimarranno sempre ben saldi sui binari della modernità. Il 1855, anno dell’Esposizione universale di Parigi, sancisce il trionfo della moderna pittura di paesaggio francese. Lo sguardo cambia anche sulla realtà contemporanea e anche pittori figurativi come il veronese Cabianca, guardano con occhi nuovi alla società contemporanea: dal timido realismo delle scene d’interni, ecco un’opera come L’abbandonata , in cui Cabianca coglie senza veli lo stato emotivo della protagonista.
In mostra anche il tema della Seconda Guerra d’Indipendenza da cui si evince il particolare rapporto dei Macchiaioli con l’epopea risorgimentale. Con i toscani Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, per citarne alcuni, scende in campo convertendosi alla macchia, Giovanni Fattori. Nella Battaglia di Magenta dipinge un grande affresco corale in cui la vittoria italiana (la liberazione di Milano) decisiva per le sorti della guerra diventa un evento umanitario. La quinta sezione alza il tiro, con Il mattino di Cabianca, a Pisa per la prima volta dopo 160 anni, un dipinto esposto con successo alla Promotrice di Torino nel 1861. La mostra prosegue con capolavori come Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello di Borrani, Pastura in montagna e Tetti al sole di Sernesi, Contadina nel bosco , di Fattori. Il gruppo è ormai coeso e forte grazie a un progetto comune, ovvero contribuire alla nascita di un’arte nazionale, allineata con le più avanzate manifestazioni della pittura europea.
A cinquant’anni dalla storica mostra di Forte Belvedere a Firenze, la rassegna prodotta e organizzata da Fondazione Palazzo Blu e MondoMostre, con il contributo di Fondazione Pisa, aiuta il visitatore a rileggere istanze rivoluzionarie e non solo di marca toscana. Intoneranno il coro tra gli altri, il ferrarese Giovanni Boldini, il romagnolo Silvestro Lega, il pesarese Vito D’Ancona, il romano Nino Costa. Li sostengono il poeta Giosuè Carducci, il critico Diego Martelli, l’ingegnere e uomo di scienza Gustavo Uzielli.
https://corrierefiorentino.corriere.it