𝗖𝗔𝗠𝗣𝗢 𝗦𝗖𝗨𝗢𝗟𝗔: 𝗟’𝗘𝗡𝗡𝗘𝗦𝗜𝗠𝗢 𝗙𝗟𝗢𝗣 𝗗𝗘𝗟𝗟’𝗔𝗠𝗠𝗜𝗡𝗜𝗦𝗧𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗖𝗢𝗠𝗨𝗡𝗔𝗟𝗘
9 Novembre 2022Down with meritocracy
9 Novembre 2022Le potenzialità della ricerca archeologica in Italia continuano a sorprendere: la sesta campagna di scavo condotta a San Casciano dei Bagni, nell’area del BagnoGrande, ha restituito una serie eccezionale di oltre venti statue di epoca etrusca e romana, di cui cinque alte quasi un metro, depositate ritualmente all’interno di un’area sacra nella quale l’acqua era la protagonista nei culti. I bronzi raffigurano le divinità venerate, tra cui Igea e Apollo, i devoti e, inoltre, le parti anatomiche per le quali veniva chiesta una grazia e sono databili al II eI secolo a.C. Le statue erano posizionate sul bordo esterno di una grande vasca con funzione sacrale e ancorate a eleganti basi in travertino.
Nel corso delI secolo d.C. – a più riprese – vennero staccate e depositate sul fondo della vasca e questo ha fatto pensare agli archeologi, autori della scoperta, che si sia trattato di deposizioni rituali ripetute nel tempo. Un culto proseguito sino al IV secolo d.C. come attesta la deposizione di quasi seimila monete in bronzo, argento e oro. La fine dell’area sacra viene fatta risalire alV secolo d.C.con l’abbandono definitivo della religione pagana e la piena affermazione del Cristianesimo. In quel periodo la vasca fu resa inutilizzabile e coperta ricorrendo a grandi tegole. Lo strato ancora superiore venne sigillato con i resti delle colonne del portico circostante, anch’esso evidentemente non più in funzione. I bronzi hanno uno stato di conservazione buono e questo è dovuto sia al fatto che non vennero danneggiati nel momento della deposizione sia al contesto ambientale che li ha protetti sino ad oggi. Un interesse particolare riveste il fatto che essi presentano iscrizioni sia in lingua etrusca che latina. Ciò si spiega con il fatto che l’Etruria, perduta definitivamente la propria indipendenza politica già dai decenni iniziali del III secolo a.C. a causa di Roma, continuava a conservare un’indipendenza culturale e linguistica che andò scomparendo del tutto proprio con la fine del I secolo a.C.
Al tempo dell’imperatore Claudio, autore di un’opera –Tyrrhenika – scritta in greco e andata perduta, erano divenuti già oggetto di studio. Il fatto che alcune iscrizioni continuino ad essere in etrusco segnala una vitalità perdurante della lingua etrusca, ma soprattutto l’attaccamento alla lingua madre – seppure in una fase di superamento– da parte di persone che sentirono la necessità di ricorrervi in azioni legate alla sfera del sacro e del loro privato. I decenni in cui le statue furono realizzate sono importanti per la storia di Roma divenuta ormai la potenza principale delMediterraneo e caratterizzata da forti contrasti al proprio interno che si acuirono durante il I secolo a.C. con la Guerra Sociale, gli scontri tra Mario e Silla, l’affermarsi perentorio di Giulio Cesare e la sua uccisione, la nascita della stella di Ottaviano Augusto.
In questo angolo diToscana, tutto sembra non risentire dei mutamenti profondi che stavano avvenendo: i devoti continuavano a frequentare l’area sacra, in uso già dalla piena epoca etrusca seppure con un impianto architettonico diverso e più semplice; a rivolgersi alle divinità, affidandosi ad esse con la stessa fiducia di sempre e forse ancora maggiore in considerazione dei tempi tempestosi; a partecipare ai riti e a offrire ex voto di notevole impegno. La prima analisi delle iscrizioni suggerisce che i fedeli che frequentavano l’area sacra provenivano dai territori di Chiusi e di Perugia – centri importanti sia in epoca etrusca che romana–ed al territorio di Siena a segnalare che la sua notorietà non era soltanto locale.
Per Perugia sono ricordati i Velimna, una gens di grande rilievo, e i Marcni per l’agro senese. Resta da segnalare che le campagne di scavo sono state promosse dal Comune di San Casciano dei Bagni, su concessione dellaDirezione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura, coordinate da Jacopo Tabolli (Università per Stranieri di Siena) e dirette sul campo dall’archeologo EmanueleMariotti in una sinergia esemplare tra Ministero, Ente locale e Università.
Gli ultimi ritrovamenti, insieme a quelli delle campagne di scavo precedenti, verranno musealizzati in un palazzo cinquecentesco nel centro storico del paese toscano, il cui acquisto è stato appena approvato dal Ministero della Cultura, come ha dichiarato Massimo Osanna, Direttore Generale Musei.
Le ricerche continueranno e un’altra tessera andrà a ricomporre il mosaico della prima Italia.