La denuncia
L’Irpet valuta che solo le organizzazioni criminali incassino in regione 1,2 miliardi di euro. Poi c’è il fiume di evasione fiscale e sommerso
di Andrea Vivaldi
C’è una rete di attività criminali e illecite che genera ogni giorno milioni di euro. Cerca di farsi largo dove i controlli sono più larghi, sfrutta stratagemmi fiscali, ha contatti sempre più frequenti con Paesi all’estero per trafugare imposte mai pagate. Produce e vende merce proibita. In Toscana il giro d’affari dell’illegalità vale 1,2 miliardi di euro. Una cifra a cui si aggiungono altri 10,1 miliardi di tutto il sommerso: quel fiume di evasioni fiscale, lavoro e affitti in nero. In totale si stimano quindi 11,3 miliardi. Un importo enorme: pari all’ 11,7% del Pil regionale. Tanto quanto l’intero comparto turistico.
È l’Irpet, istituto regionale, a calcolare l’impatto dell’illegalità e delle mafie sull’economia toscana. « Fenomeni che assumono forme spesso meno eclatanti, ma non meno pervasive » spiega l’Irpet nel suo rapporto, evidenziando quanto i patrimoni toscani siano una fonte di attrazione « per la realizzazione di reati economico- finanziari » . E al crescere della ricchezza, sottolinea il direttore dell’istituto, Nicola Sciclone, aumentano i rischi di infiltrazione. C’è un nuovo obiettivo che diventa fondamentale tutelare, come rimarca il presidente di Regione Eugenio Giani: i fondi del Pnrr. Perché « rappresentano, accanto all’indubbia opportunità, anche un fattore di preoccupazione — aggiunge l’Irpet — rispetto a possibiliinteressi delle mafie».
Durante la presentazione sono intervenuti, tra gli altri, anche l’assessore alla legalità Stefano Ciuoffo, il presidente della Corte d’Appello, Alessandro Nencini, il direttore della sede fiorentina di Banca d’Italia, Vito Barone. I soldi evasi, rimarca Sciclone, rappresentano un danno a tutta la popolazione. Basti pensare che in Toscana, ridistribuendo allo Stato le evasioni fiscali, ci sarebbero oltre 2 miliardi in più sulla sanità e 370 milioni per l’istruzione. Solo di tassa automobilistica, nel 2019 non erano stati pagati 106 milioni (il 19%).
Il Procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, spiega che la Toscana pur non vivendo « segni di fragilità socio economica » ha comunque imprese che sono « esposte all’illegalità. Esiste il fenomeno di ditte individuali di soggetti stranieri che si disattivano dopo un breve periodo dalla nascita e quelle che usano una quota eccessiva di part-time». Ovvero aziende apri e chiudi, nel primo caso, soprattutto di abbigliamento e pelletteria tra Empoli e Prato, che tentano di sfuggire ai controlli sulle imposte non versate. E poi quelle dove dilagano i contratti part- time per versare meno contributi. A Prato questi contratti sono il 40%.
« Le mafie scelgono la Toscana per localizzare i propri affari e reinvestire i proventi con una serie di attività che incidono sui meccanismi di mercato e istituzionali — aggiunge Spiezia — . Dobbiamo ricercare quei reati che sono indicatori delle infiltrazioni economiche, accumulazione indebita e riciclaggio. Abbiamo luci, cioè una resilienza rispetto alle mafie, ma pure delle ombre: la non completa adeguatezza nel rilevare la capacità di infiltrazione, perché la criminalità organizzata si è evoluta. Serve allora attenzione e lettura sul territorio». La criminalità si rivela sempre più articolata e specializzata. « Con una logica imprenditoriale — dice Spiezia — . Le mafie cinesi e albanesi sono forti e presenti sul nostro territorio » . La prima è legata più a operazioni finanziarie, la seconda al traffico di droga. Nella relazione per l’Anno giudiziario 2023 della Procura generale era emerso come i procedimenti per associazione mafiosa fossero aumentati da 13 (2021) a 28 ( 2022). Il quadro della Toscana rispetto alle altre regioni è comunque positivo se si analizzano gli indicatori della presenza del crimine organizzato. Mentre desta più allarme per specifici reati. Come la contraffazione. In questo campo è tra le prime in Italia per illeciti, con ben 8 province su 10 sono sopra la media nazionale. « La Toscana è ricca e attrattiva — dice Giani — la moda ha evidenti segni di crisi e in questi momenti, in cui i soggetti economici si possono prestare alla vendita, c’è un pericolo d’infiltrazione. Contro le mafie occorre gioco di squadra e analisi».