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21 Dicembre 2024«Weihnachtsmarkt»
Ma. G.
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
Berlino Sulle scale sotto la Gedächtniskirche, la chiesa della memoria di Berlino, corre una lunga scheggia, come una faglia di ferro fuso. Sui gradini sono scritti 13 nomi, quelli delle vittime dell’attentato di Natale del 2016, il peggior attacco islamico avvenuto in Germania. Chi ci passa, in questi giorni con le casette di legno accostate una accanto all’altra — oggi come allora lì c’era uno dei più famosi mercatini di Natale di Berlino — non può non vedere i fiori e qualche lumino per terra. È da allora, da quel dicembre 2016 che i mercatini sono anche legati al ricordo del terrore islamico.
Ed è un oltraggio, perché poche cose sono così care, così irrinunciabile ai tedeschi come l’abitudine di passeggiare la sera, mentre fa freddo e si tiene un bicchiere di vino caldo in mano, tra le luci e le viette di queste improvvisate cittadelle di legno, a metà tra il consumismo e la favola. «Dove c’è luce, lì c’è una storia», diceva Erich Kästner, autore nato a Dresda, la città che diede forse al mondo il primo mercatino di Natale, lo Striezelmarkt, nel 1434. Che si riaccende ancora oggi, ed è ancora ritenuto il più bello di tutti (e dove è d’obbligo mangiare lo Stollen). Ma ogni città tedesca ne ha uno: quelli famosi, sul Marienplatz a Monaco o il Christkindlesmarkt di Norimberga, e quelli minuscoli. Restituiscono l’atmosfera incantata delle notti descritte da Thomas Mann. Anche se, a ben vedere, a Berlino sono tutti blindati: blocchi di cemento su ogni lato. Ci si chiederà come mai nessuno ha protetto quello di Magdeburgo. Un errore, di sicuro: ma davvero, ogni Weihnachtsmarkt sperduto deve già essere a prova di terrorismo?