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9 Maggio 2025Libri Volti, parole, poesie e mestieri compongono i «Ritratti a viva voce»: un progetto collettivoche disegna una «cartografia sentimentale» di personalità che lavorano per il bene comune
di Antonio Montanaro
C’ è l’artista (Carlotta Parisi) che raccoglie «foglie, ghiande e schegge di natura abbandonate dal vento sul cammino» per trasformarli in oggetti che parlino agli esseri umani; e la pastora (Alessia Farina) che «in una piccolissima roulotte al centro di un’aia» fa splendere il suo «sorriso meraviglioso con due occhi celesti che brillano». Storie di donne, storie di vita: c’è chi è partita dalla Val d’Orcia per conoscere il mondo e poi il mondo l’ha ritrovato ritornando a casa; chi in questo paesaggio di dolci colline si è stabilito dopo averlo girato il mondo; e chi qui ci arriva e poi riparte per «fare il pieno di umanità e lentezza».
Venti autrici raccontano venti donne e raccontano sé stesse: quaranta storie, quattro poesie, quattro storie per immagini. Per un totale di 48 protagoniste: eccolo il senso profondo di Ritratti a viva voce un libro corale che sarà presentato domenica prossima alle 17 nel Teatrino di Palazzo Chigi a San Quirico d’Orcia. «È — racconta la curatrice, Valentina Montisci, giornalista e libraia — un progetto collettivo che disegna il nostro paesaggio umano attraverso narrazioni, volti, parole, poesie, mestieri, attitudini. Chi custodisce la terra, chi agisce nei luoghi che nutrono memorie, chi coltiva culture, chi viaggia con occhi spalancati lungo i confini del mondo, chi abita le periferie e sente l’energia potente del margine, chi canta la vita, resiste, pensa agli altri, pensa alla società come fosse un giardino, chi è poesia per cambiare il mondo, ogni giorno, con coerenza e utopia».
E il filo che lega tutto è la Val d’Orcia. O meglio, Val d’O, la vineria letteraria fondata da Valentina e dal marito Antonio Cipriani sette anni fa nel cuore di San Quirico, che con il tempo è diventato un «avamposto culturale che agisce come spazio di condivisione e che tutte lo hanno attraversato e vissuto». Il volume nasce anche dalla collaborazione tra Vald’O e l’Associazione «I Libri di Mompracem Ets» di Firenze. Tante voci diverse, insomma, che disegnano una «cartografia sentimentale di donne che lavorano per il bene comune, straordinarie; di successo tutte, quelle che hanno fatto la storia e quelle che la faranno, quelle più conosciute e quelle lontano dai riflettori. Di donne che impugnano la loro vita come una bandiera e una testimonianza di futuro».
Ma com’è nata l’idea di dare vita a questo progetto? «Ci siamo sedute intorno a un tavolo a parlare, ad ascoltarci — spiega Valentina Montisci — in mezzo a tanta cattiveria in questa corsa assurda all’individualismo e all’arroganza, avevamo voglia di storie belle. Delicate, profonde, sorridenti, eretiche, dissidenti e gentili. Di storie pazzesche di resistenza e attivismo nella vita quotidiana, che celebrassero chi non si arrende e agisce nella realtà. Così abbiamo raccolto storie di coerenza e di coraggio. Storie con un cuore. Non quelle finte sognanti delle principesse e delle persone famose o ricchissime per far sognare un mondo incantato mentre fuori dagli schermi camminiamo sulle macerie dell’etica; non le finzioni virtuali dei battaglieri del clic sui social».
Ecco che allora, per fare qualche esempio, accanto a quelle delle fiorentine Letizia Fuochi e Ilaria Drago, rispettivamente cantautrice e attrice-regista teatrale o della scrittrice palermitana Valeria Ancione, ci sono — accompagnate da intensi ritratti in bianco e nero — le storie della giovanissima vignaiola Elena Salviucci, dell’agricoltrice Andrea Bassetti, dell’imprenditrice del vino Donatella Cinelli Colombini o della cuoca Luisa Battistini. «Abbiamo voluto raccontare anche raccontandoci — continua la curatrice — per riprendere il filo di un discorso interrotto. Per tessere una visione del mondo semplice e reale. Per prendere la parola, per non perdere la voce della comunità civile. Utopia concreta, quindi. Questo volevamo fare e questo abbiamo fatto. Mettendo insieme voci di generazioni diverse: chi ha scritto pagine memorabili di battaglie sindacali, giornalismo, di lavoro e chi, giovanissime, sta battendosi adesso per il bene comune, dandosi da fare per non essere l’ultima generazione disposta a lottare».
Tutto fuori dai circuiti mainstream o da quei riflettori che spesso illuminano il vuoto: «In fondo — conclude Valentina Montisci — si tratta di storie in apparenza piccole, che non bucherebbero lo schermo in tv, ma sono fondamentali perché rappresentano un tessuto di resistenza culturale, umana e sociale che si fa testimonianza attiva nella vita di ogni giorno. Nella realtà, non sui social o nel virtuale». Perché, come testimoniano le pagine dedicate a Zeynep Paftali, giovane narratrice turca che ha scelto di vivere a San Quirico d’Orcia, «bisogna farsi vuoto per contenere tutto».