Il segretario apre il congresso Cgil a Rimini, lamenta assenza di dialogo e boccia la riforma oggi in Cdm: “È contro i lavoratori” La premier: “È una rivoluzione. E più assumi, meno tasse paghi”. Ma i sindacati, di nuovo uniti, pensano anche allo sciopero
ROMA — «Il governo ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito con il sindacato che rappresenta 36 milioni di contribuenti, tra lavoratori dipendenti e pensionati, altrimenti sarà mobilitazione», urla Maurizio Landini dal palco. Apre così il Congresso della Cgil, iniziato ieri a Rimini col minuto di silenzio per le morti di Cutro e la fascetta bianca al braccio di tutti i 986 delegati che sabato confermeranno Landini segretario generale per altri 4 anni.
«Le riforme in questo Paese devono essere condivise e fatte con il mondo del lavoro e non contro o sulle sue spalle», dice il leader Cgil. E mentre scandisce le frasi guarda in platea Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, segretari di Cisl e Uil, pronti «a lotte comuni» – stavolta anche la Cisl, dopo anni da separati in piazza – persino scioperare, con la Cgil.
L’incontro di martedì tra governo e sindacati a Palazzo Chigi non è andato bene, «l’ennesimo strappo» per Landini. Solo qualche slide generica della delega fiscale che oggi verrà approvata in Consiglio dei ministri, 22 articoli e due anni di tempo per attuarla con i decreti legislativi. Cgil, Cisl e Uil lamentano di non essere stati coinvolti, solo informati a cose fatte, come già con la legge di bilancio fatta di «vecchie ricette, come flat tax e voucher». Landini va oltre: «Il fisco è la madre di tutte le battaglie, perché sul fisco si regge il patto sociale e di cittadinanza di un Paese. E questo intervento prefigura un taglio a scuola e sanità».
Non la pensa così la premier Giorgia Meloni: «Sarà una rivoluzione. Rilancerà l’economia, ridurrà la pressione fiscale soprattutto per i redditi medio-bassi, introdurrà un rapporto non vessatorio tra Stato e contribuente, permetterà una reale lotta all’evasione». Lo dice in Aula alla Camera, durante il question time e aggiunge: «Ci sarà anche il messaggio: più assumi e meno tasse paghi». Un modo per strizzare l’occhio alla platea di Rimini che domani l’accoglierà, come primo premier a un congresso Cgil da Prodi nel 1996, quarto nei 19 Congressi del sindacato rosso.
Ma questo è uno dei punti più controversi della riforma. Perché Meloni si riferisce all’Ires che si abbassa dal 24 al 15% se l’azienda decide di reinvestire gli utili, nei successivi due anni, facendo assunzioni o investimenti. A Landini non sfugge quell’oppure di troppo, quell’alternanza: «Una non meglio identificata condizionalità all’occupazione o all’innovazione, come per gli incentivi di Industria 4.0». Il timore è che le aziende paghino meno tasse comprando qualche macchinario extra, senza aumentare i posti. Questo è «il momento delle risposte ai bisogni delle persone», dice Landini. «Ecco perché abbiamo invitato qui la presidente del Consiglio. Non solo per una questione di forma».
Risposte da Meloni, dunque. Il messaggio della Cgil è chiaro: troppa precarietà, salari bassi, taglio punitivo al Reddito di cittadinanza («Continuo a non capire cosa gli hanno fatto i poveri a questo governo», allarga le braccia Landini), extraprofitti mal distribuiti e «a pagare le tasse sono sempre gli stessi», dipendenti e pensionati. Landini torna a invocare un salario minimo attraverso la contrattazione, estendendo a tutti i contratti nazionali più rappresentativi. E per questa via pensare a introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni a parità di salario.
«Un “Fisco amico”, ma amico di chi, con 100 miliardi di evasione, di cui solo 15 dei grandi gruppi? L’evasione non si contrasta facendo accordi con l’azienda sulle tasse da versare per due anni, perché significa dare per scontata e tollerata l’evasione », incalza il governo. Il concordato preventivo biennale è uno dei punti forti della riforma fiscale dell’esecutivo, voluto soprattutto dal viceministro all’Economia Maurizio Leo. Insieme alla flat tax per tutti, anche ai lavoratori dipendenti. Ma prima la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre: «Favorisce i redditi alti, è contro la progressività fissata in Costituzione», ribatte Landini. Le domande ci sono tutte, sul tavolo di Rimini. Domani, le risposte.