Alcuni annunci del ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, come l’introduzione dello studio del latino e della lettura della Bibbia alle scuole medie, hanno fatto gridare allo scandalo in molti. Dopo aver letto tweet, post, articoli indignati mi sono chiesta però se non stiamo facendo la polemica sbagliata. Il punto per me non è la reintroduzione del latino. Il latino va benissimo, ci aiuta a ragionare ed è allo stesso tempo una lingua identitaria e plurale. Roma antica infatti era multietnica, basta andare in giro per la via Appia oggi e leggere le iscrizioni antiche (come fa la storica Mary Beard nella docuserie Meet the romans) per renderci conto quanto l’impero romano sia stato popolato da persone che provenivano dai quattro angoli del mondo: Vicino Oriente, Africa, Europa Centrale, Mediterraneo. E poi non è scritta in latino la Constitutio Antoniniana di Caracalla, imperatore di origine africana e asiatica? La Constitutio Antoniniana che dava lo ius soli a tutti i sudditi dell’impero? Il latino in effetti ci potrebbe insegnare molte cose, e le potrebbe insegnare alla nostra politica.
Della riforma della scuola invece mi preoccupa altro. Quell’obbligare il corpo docente a rinchiudere se stesso e i propri studenti solo e unicamente nell’ambito della storia italiana, europea e occidentale, abolendo di fatto la geografia e il resto del mondo. Così facendo, ed è questa la mia grande preoccupazione, rischiamo di rendere i nostri giovani meno competitivi sul mercato mondiale. Di fatto rischiamo di renderli soli e marginali. Il futuro infatti si giocherà sulle tecnologie (A.I. in testa), sulle scienze, ma anche su saperi umanistici ben calibrati. Avere giovani digiuni di Asia (pensiamo alle forze emergenti di Corea, Indonesia, Vietnam, India) o di Africa a chi gioverà? Di certo non a noi. Ultimamente pensavo quanto l’Africa sia citata nei meeting internazionali come continente del futuro e di come anche in Italia si parli spesso di Piano Mattei. Ma mi chiedo: chi lavorerà al piano Mattei con i vari paesi dell’Africa, se non stiamo preparando i nostri giovani a farlo? In altri parti del mondo l’approccio è diverso. In Cina per esempio l’occidente diventa materia di studio. C’è un boom di studi classici. Si studiano Platone, Aristotele ma anche Ovidio e Virgilio, per capire noi, chi siamo, cosa facciamo e faremo. Una strategia geopolitica che dovremmo copiare.
Anche un hadith (così si chiamano in ambito islamico i detti del Profeta Mohamed), probabilmente apocrifo, ma entrato ormai nella tradizione orale, recita così: “Utlub al-‘Ilm wa lawfi Sin” ovvero “Andate alla ricerca della conoscenza quand’anche fosse in Cina”, nel senso andate ovunque possibile, anche lontanissimo, perché la conoscenza è tutto. Noi invece con questa riforma stiamo facendo l’esatto contrario purtroppo. Non studiando gli altri ci autocondanniamo ad abitare un margine. A galleggiare di fatto in una dorata mediocrità. Condannando le generazioni che verranno a subire il futuro.