Disastri naturali e terremoti elettorali*
4 Luglio 2023Divisi sulle alleanze: la maggioranza italiana ha il problema Europa
4 Luglio 2023
di Massimo Franco
Uno scontro così aspro nella coalizione di destra a undici mesi dalle elezioni europee non era prevedibile. Per quanto evidenti fossero le divergenze di politica estera, il gelo tra Lega e FI lascia indovinare una lunga campagna combattuta tra alleati. È vero, il partito di Matteo Salvini aderisce al gruppo di estrema destra di cui fanno parte Marine Le Pen e i tedeschi di Afd; quello di Giorgia Meloni ai Conservatori, che presiede; e FI al Ppe. E le Europee si celebrano col sistema proporzionale, che significa ognuno per sé. Ma questo non basta a spiegare del tutto le dinamiche in atto nella maggioranza. Per ora non riguardano il governo. Eppure potrebbero diventare un fattore di tensione permanente, se non di logoramento. Salvini dichiara che non accetta «veti sui miei alleati in Europa». E dice in un’intervista al Corriere: «Sono pronto a proporre un patto scritto, prima del voto: niente compromessi con la sinistra». Sono avvertimenti al vicepremier di FI, Antonio Tajani, che teorizza un’alleanza con conservatori e liberali ma non con «l’estrema destra». Indirettamente, però, Salvini parla anche alla premier.
E pazienza se si tratta di una richiesta un po’ paradossale. Proviene dal leader di un partito che nella scorsa legislatura si è alleato prima col M5S; e poi ha fatto parte del governo di unità nazionale di Mario Draghi, a differenza di FdI, all’opposizione. Ma la polemica fa capire quanto sia cambiato lo scenario dopo la morte di Silvio Berlusconi, e prima ancora con le Politiche del 25 settembre. E quanto la Lega tema le implicazioni del primato di Meloni e il responso delle Europee del 2024.
Allora, era il 2019, Salvini trionfò con un terzo dei voti, traguardo a oggi irripetibile. E per il futuro sente odore di isolamento. La sua scelta ha dunque il sapore di un calcolo disperato: lo stesso che lo porta a solidarizzare con «poliziotti e sindaci» francesi contro le violenze dei giovani di origini arabe dopo la morte del ragazzo ucciso dalla polizia vicino Parigi. Il tentativo è di puntare sull’«unità del centrodestra» europeo, additando Tajani e forse Meloni come registi di una sorta di «unità sovranazionale» con le sinistre a Bruxelles.
Ma se questo è l’inizio, viene naturale chiedersi che succederà di qui al 2024. L’idea che la politica europea possa essere separata da quella italiana è un’illusione. Come lo è la tesi secondo la quale pur appartenendo a «famiglie» continentali diverse, i partiti della coalizione non entreranno comunque in rotta di collisione. L’aggressione russa all’Ucraina ha radicalizzato valori e alleanze. Fa emergere le distanze dentro gli stessi schieramenti, a destra come a sinistra. E l’Italia, col suo governo e non solo, si candida a laboratorio di queste contraddizioni.