Al Palazzo Reale di Milano una mostra ripercorre la figura del genio fiammingo e la sua influenza in Europa Tra visioni, mostri e incendi che illuminano le tenebre
di Fiorella Minervino
Bosch e un altro Rinascimento si intitola l’importante mostra di Milano, al Palazzo Reale (fino al 12 marzo), che celebra l’artista fiammingo visionario, avvolto nel mistero, sorprendente. Una rassegna architettata a suon di mirabili confronti per spiegare la fortuna straordinaria del pittore nell’Europa meridionale; non una monografica, avvertono gli illustri curatori, l’olandese Bernard Aikema, lo spagnolo Fernando Checa Cremades, Claudio Salsi, direttore del Castello Sforzesco che intanto si è privato di pezzi rari, prima la pala Trivulzio del Mantegna, per ottenere i prestiti, un centinaio di dipinti, sculture, incisioni, arazzi, bronzetti e trenta oggetti da wunderkammer; cinque le opere autografe, due di bottega, un bottino d’eccezione. La tesi inedita vuole che il pittore di pale sacre, audace nel popolare storie dei santi di fantasmagorie, demoni, mostri, incubi, sia il propulsore d’un Rinascimento fantasioso, onirico, grottesco in parallelo al nostro italiano, classico, razionale, il quale ramifica in Italia, Spagna, Fiandre nel ’500- primo ’600, grazie all’enorme fama dalle copie, stampe, citazioni. Artista irridente, spirito certo ribelle, di tecnica e realismo magistrali, dava forma e fiato a ciò che affollava la fine ’400, il tardo Medioevo e il nuovo secolo, con fiabe, maghi, sette, eresie, ma guardava alla natura, la reinventava diversa e alternativa, fitta di mostriciattoli, animali ibridi, piante di un nuovo mondo, architetture impossibili. Sorgevano le sue visioni sulfuree, ossessioni, sogni, giudizi universali, incendi incorporati in tavole di impianto scenografico tali da sedurre i clienti. Bosch generò una schiera di imitatori, incisori, scultori per l’Europa e oltreoceano, lo testimonia la pala del Giudizio finale di Leonardo Flores (primi anni del ’600) dal Perù; quanto alla Spagna, si ingegna Berruguete a ideare per retablos sculture e grottesche nel suo esempio; in Italia lo studia il bresciano Savoldo nella collezione veneziana del Cardinal Domenico Grimani e il nipote Marino; altri si incantano alle stramberie e incendi che illuminano le tenebre, Dosso Dossi ne riprende motivi, Marcantonio Raimondi nell’incisione, Giorgio Ghisi, fin il Dürer nelMostro marino, sfiora Raffaello, più tardi El Greco. Peccato e “tentazioni” tornano nei seguaci alla Peter Bruegel il Vecchio, il figlio Jan ai primi ’600. Allineato al gusto di caricature e grottesche è Leonardo nel Codice Vitruviano dalla Biblioteca Trivulziana di Milano; chiude il ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno, tra frutti e vedure come Arcimboldo immortalò l’Asburgo goloso di wunderkammer e mirabilia. Al genio che declina stranezza, “stregozzi”, sapere universale, sono riconosciuti 24 dipinti su tavola e alcuni disegni, nella pur vasta produzione della sua bottega, con attribuzioni ora altalenanti; nella superba retrospettiva del 2016 organizzata dall’Olanda per il quinto anniversario della morte, nella sua città, la commissione incaricata dopo un decennio di ricerche ha assegnato a bottega due gioielli del Prado.
Tentazioni a santi da demoni, percorso di redenzione tornano nei cinque prodigiosi dipinti di sua mano qui esposti; d’obbligo ammirare lo strepitoso Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio, dal Museu de Arte Antiga di Lisbona, riassunto del suo universo: il santo è immerso in atmosfera irreale, circondato da mostri impossibili, pesci volanti, uccelli deformi, diavoletti sozzi, teste ferine, fuoco che accende le tenebre, architetture turbinose intorno al Santo. Mentre nel mirabile Trittico dei Santi Eremiti dalle veneziane Gallerie dell’Accademia, i colori si attenuano, i topi sono al guinzaglio, un albero rinsecchito fiorisce dall’altare con la croce dove San Girolamo si inginocchia: era del Cardinal Grimani. Trittico stupefacente, ilGiudizio finale dal Museo Brugge di Bruges, sollecita l’attenzione all’universo infuocato, dove impera l’inferno non solo nello sportello a sinistra, come di norma, invade la tavola centrale con la città spettrale dei mille peccati e mostriciattoli, vergata nei neri profondi e rossi violenti, con dettagli eloquenti: il grosso coltello infilza l’ignudo peccatore, una ciabatta è la vela dei dannati; in cielo sta il Cristo nella sfera quasi vitrea con intorno angeli candidi dalle trombe lunghe, è forse la tavola a Venezia di Marino Grimani ammirata dal Savoldo. IlSan Giovanni Battista dal Museo Galdiano di Madrid medita sopra una roccia accanto alla pianta bislacca e verde diffuso, sul fondo chiaro l’orso vuol salire sull’albero, forse fu creato per la Confraternita di Nostra Signora, per la cattedrale della sua città. IlSant’Antonio dal Prado, fra i primi doni di Filippo II all’Escorial, narra il santo sotto il tronco di un albero cavo, occhi aperti, maiale appollaiato al fianco, dal fiumiciattolo lo guarda il bizzarro pesce demone dal volto umano; dal Palazzo Reale di Madrid provengono quattro stupendi arazzi “alla maniera di Bosch”; intessuti dalla Manifattura di Bruxelles, un quinto perduto con scena d’elefante apparteneva a Francesco I di Valois, si ammira il raro cartone dagli Uffizi a Firenze, torna l’esotico animale come macchina da guerra e bandiera ottomana nell’olio di bottega del 1558.
Poco si sa della vita: nasce verso il 1450 nel religioso Brabante Settentrionale, crocevia di cultura e commerci, si chiama Hieronymus Van Aken, sceglie Bosch dalla città natale Hertongenbosch (Boscoducale, ora Den Bosch). Devoto, lavoro, amore per la lettura e stampe medievali, un’esistenza ritmata dentro la grande piazza del mercato, prima nella parte indigente da figlio di artigiani artisti, poi a nord, grazie alla benestante moglie Leiken, florida bottega, assiste bisognosi, iscritto alla Confraternita di Nostra Signora, opera nella cattedrale in costruzione dai doccioni e mostri scultorei. Un viaggio, forse a Leida, ignota la sepoltura. Un genio impenetrabile come il linguaggio, avvisava il Vasari nelle Vite 1568: «diavoli in bizzarrissime forme.. e fantasticherie e capricciose invenzioni, che sarebbe cosa fastidiosa a volere di tutte ragionare ». Creatore d’un Rinascimento diverso? Probabile, scava dentro l’oscuro, l’inconfessabile dell’animo umano; nel XX secolo affascina i surrealisti, seduce Keith Haring, rivive oggi nel fumetto illustrato da Hurricane al bookshop, accanto all’ottimo catalogo edito dal Sole24Ore,che ha realizzato la rassegna.