di Carlo Cottarelli
La bocciatura della riforma del Mes da parte della Camera ha tre chiavi di lettura: quella sostanziale; quella di politica interna, e quella relativa alla visione delle istituzioni europee.
La questione sostanziale è quella ormai da tempo diventata meno rilevante, ma ricapitoliamola. La riforma faceva tre cose: primo, consentiva al Mes di prestare soldi non solo ai Paesi europei in crisi, ma anche al Single Resolution Fund, il fondo finanziato dalle banche stesse per sostenere il sistema bancario europeo in caso di crisi; secondo, dava un po’ più di voce in capitolo al Mes sulla necessità di ristrutturare il debito pubblico di un paese come condizione per ricevere i suoi prestiti; e, terzo, rendeva più facile la ristrutturazione del debito in caso questo fosse considerato insostenibile. Ho più volte commentato la sostanza di queste riforme e non mi ripeto. Una sola cosa: dire, come ha detto Salvini ieri, che la riforma usava i soldi degli italiani per salvare le banche straniere è una bufala.
Una crisi bancaria che anche partisse, per esempio, dalle banche tedesche ovviamente si estenderebbe a tutte le banche europee, forse soprattutto a quelle italiane visto il maggiore “rischio Paese” che ancora ci penalizza (vedi livello spread). Inoltre, quelli che hanno votato contro sono anche quelli che nel 2018, arrivati al potere (Lega e 5 Stelle) hanno utilizzato i soldi dello Stato italiano per salvare chi aveva perso soldi con le crisi bancarie.
E a cosa servivano i soldi del Mes se non a evitare crisi bancarie e quindi perdite per i risparmiatori? Mistero!
Politica interna. I due fronti ieri contrapposti sono anomali, ma solo fino a un certo punto. Da un lato c’è il fronte popolar-sovranista: Lega, 5 stelle e Fratelli d’Italia, quelli che una volta volevano uscire dall’euro. Ora non lo vogliono più, ma riemergono talvolta, dal profondo, sentimenti soppressi, un po’ come quando nel celebre film di Kubrick Il dottor Stranamore non ce la faceva a tenere sotto controllo il braccio destro pronto a tendersi verso l’alto (oh, è solo un parallelo; sto parlando di euro, non di nostalgie fasciste).
Dall’altro c’è il fronte europeista che oltre a Pd, Azione, Italia Viva e + Europa comprende anche Forza Italia che si è astenuta per non spaccare troppo palesemente la maggioranza, ma che ha sempre avuto, come aveva Berlusconi, una visionepro Europa e che ora, con un ex Presidente del Parlamento europeo al timone, non può certo cambiare rotta.
Nell’attuale situazione politica è fantascienza pensare che questo fronte europeista possa compattarsi nel nostro Paese: Forza Italia è troppo legata alla destra nazionalista al governo e il Partito Democratico è sempre più legato al populismo dei Cinque Stelle. Ma non è detto che in futuro non si possano creare le condizioni in cui il centro europeista si compatti, se necessario attraverso scissioni che coinvolgano i due partiti appena citati.
Passiamo alla va visione delle istituzioni europee (il Mes, legalmente, è frutto di un accodo tra i paesi dell’euro, ma mi si consenta di chiamarlo istituzione europea, perché questa è di fatto).
Il voto di ieri, anche se riguardava la riforma del Mes, è un voto contro il Mes tout court. È un voto contro un’istituzione che eroghi finanziamenti ai Paesi in crisi in cambio di riduzioni del deficit e debito pubblico, come ha fatto il Mes una decina di anni fa. E cosa si vorrebbe invece? Se un paese (diciamo la Germania, tanto per provocare) conducesse politiche di bilancio insensate (magari violando le regole europee come è regolarmente avvenuto per tanti paesi in passato), perdesse la possibilità di vendere titoli sui mercati finanziari e poi andasse al Mes per avere finanziamenti, questi dovrebbero essere concessi senza chiedere in cambio il rafforzamento dei conti pubblici, la cui debolezza aveva creato la crisi?
La realtà è che continuiamo a vedere l’Italia e non altri Paesi come il possibile cliente del Mes, che vorremmo diventasse un bancomat in caso di bisogno. Scordiamocelo. Né il Mes, né altre istituzioni europee diventeranno mai il nostro bancomat.
Che accadrà ora? Vedremo, ma è chiaro che ci saranno conseguenze dal voto negativo sulla riforma Mes in termini di altre riforme che a noi stanno a cuore, in particolare il completamente dell’unione bancaria, quella per cui dovrebbe esserci un’unica assicurazione sui depositi di tutte le banche europee.
L’unico paese dell’Unione a non avere approvato la riforma del Mes difficilmente potrà insistere su altre riforme della finanza europea che aspettiamo da tempo.