Subito la nomina del nuovo capo dell’Alleanza e aiuti militari “automatici” a Kiev Accelera la difesa comune Ue. Parigi: “Ci serve una seconda assicurazione sulla vita”
Claudio Tito
BRUXELLES -Mettere al riparo la Nato dall’eventuale ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Sterilizzarne l’effetto sull’Alleanza e in particolare sugli aiuti all’Ucraina. Le parole dell’ex presidente americano gettano lo sconcerto nell’Organizzazione atlantica e in particolare tra gli alleati europei. E ora tutti vogliono correre preventivamente ai ripari. Blindare in qualche modo la solidarietà tra i 31 membri.
In questi giorni, allora, sono già in discussione due misure. La prima è molto concreta e si concentra sull’Ucraina. L’idea, già discussa nei giorni scorsi nel Quartier generale di Bruxelles con Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza di Joe Biden, consiste nel prevedere alcuni «accorgimenti istituzionali». In particolare per quanto riguarda il cosiddetto “Gruppo Ramstein” – più largo rispetto alla Nato – che decide le forniture di armi a Kiev. È allora allo studio la possibilità di introdurre meccanismi automatici di sostegno all’Ucraina che non possano essere – almeno non immediatamente – cancellati dall’ipotetica nuova amministrazione americana. Nello stesso tempo la guida del gruppo potrebbe presto passare dagli Usa a un Paese europeo. L’intento è appunto fornire meno alibi al tycoon. Con una premessa che verrà ribadita nelle prossime settimane: l’Ucraina non è destinata a far parte della Nato.
Il secondo passo riguarda la nomina del nuovo Segretario generale dell’Alleanza. L’appuntamento è al momento fissato per luglio prossimo. Ma proprio con l’obiettivo di proteggere l’Organizzazione, i partner intendono accelerare la procedura arrivando alla designazione del successore di Jens Stoltenberg ad aprile prossimo. Quando si terrà a Bruxelles la cerimonia per i 75 anni della Nato. In pole position c’è ancora il premier olandese dimissionario, Mark Rutte.
Insomma Trump sta diventando un vero e proprio spauracchio. Anzi, per l’Europa una sorta di incubo. Anche perché tra gli alleati permane la convinzione che non sarà la sua ultima sparata. La campagna elettorale lo porterà ad alzare ulteriormentei toni. La paura principale, allora, fa perno sulla constatazione che la tensione così elevata rappresenterà un vantaggio per Vladimir Putin. Che, peraltro, uscirà rafforzato dalle elezioni russe di marzo, mentre gli States saranno nel pieno dello scontroin vista del voto di novembre.
Proprio l’allarme scattato in Europa, però, sta spingendo l’Ue a stringere i tempi per la Difesa comune. È ormai maturato nella Commissione l’orientamento ad aumentare i fondi per la risposta militare. Anche attraverso i finanziamenti della Banca europea degli investimenti. Come ha detto il ministro della Difesa francese, Stéphane Séjourné, «l’Europa ha bisogno di una seconda assicurazione sulla vita». Ma i tempi non saranno certo abbastanza brevi. Nulla sarà pronto per il prossimo anno.
E non è un caso che oggi il Commissario Ue agli Affari interni, il francese Thierry Breton, incontrerà proprio i vertici della Nato per iniziare a discutere la strategia industriale nel settore militare. Il disegno è quello di prevedere un programma comune per l’industria europea impegnata in questo campo.
Giovedì prossimo poi si riuniranno i ministri della Difesa dell’Alleanza che metteranno sotto esame tutti questi nodi e daranno il via libera alle decisioni assunte al summit del luglio scorso a Vilnius: rafforzare la difesa del fronte orientale. Per arginare l’arroganza russa.
Resta il fatto che le parole di Trump hanno davvero creato sconcerto. Così il vertice della Nato ha smentito le sue accuse ricordando che le spese per la Difesa stanno aumentando in tutti i Paesi dell’Alleanza: la Polonia ad esempio è oltre il 4 per cento del Pil, la Germania arriverà al 2,1. «Trump è contrario allo spirito della Nato – è il commento – e danneggia anche la sicurezza degli Usa».
«A nessuno – ha invece avvertito il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz è permesso di giocare sulla sicurezza dell’Europa». Per il capo del governo polacco, Donald Tusk, l’intervento dell’ex presidente statunitense è «una doccia fredda, soprattutto per coloro che non hanno realmente visto o realizzato la vera minaccia che stiamo affrontando».
Anche se in Italia c’è ancora qualcuno che non ha capito bene la situazione e riesce a giustificare Trump. «Le sue parole – ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa – sono una forzatura ma hanno un fondo di verità. Non si può pretendere che un’organizzazione sia sostenuta da alcuni e non da tutti. L’appello ad assolvere i propri impegni è corretto, l’invito della Russia ad attaccare è invece una forzatura dialettica. Dobbiamo ricordare che le spese per la difesa non sono fini a se stesse. Sono soldi che garantiscono la nostra libertà e indipendenza».