La democrazia è sotto scacco ovunque; conosciamo i suoi nemici esterni, ma trascuriamo la crisi dell’informazione qualificata, che la erode dall’interno; sta dietro Brexit e la persistenza del fenomeno Trump. Partiamo dal basso. La nostra destra al governo si dipinge come underdog ma in Rai non sfondava per il suo basso livello: non fai buona Tv con Pippo Franco.

La sua pochezza culturale non le ha impedito di occupare per decenni metà della Tv. In quegli anni i canali berlusconiani han plasmato a propria somiglianza l’opinione comune, per poi mutarne i connotati politici. Ora che le sedicenti vittime di ieri governano, questo equilibrio dell’orrore (est-eticamente parlando, s’intende) è rotto.

Anche Rai3, scriveva qui Lisa Di Giuseppe, sarà come Retequattro. La destra domina la Rai perché governa, Mediaset perché la possiede; non sarà una mosca Bianca a cambiare tutto. Dacché esiste la Tv, se non dal fatal ventennio, nessuno ha goduto di così totale plauso sullo schermo azzurrino. È vero, i favori Rai non han protetto i governi in carica dalle sconfitte elettorali, ma ora lo squilibrio in Tv è lampante. E lì l’assurda allergia della destra ai dati scientifici fa gravi danni, ad esempio sul grande tema del cambiamento climatico.

Fortuna che ci sono i giornali, si dirà, ma i giovani, che poco li leggono, s’informano su Internet, e allargandosi il quadro peggiora. Il 17 luglio sul Corriere Milena Gabanelli e Francesco Tortora, in base ad accurate ricerche, han confrontato la nostra situazione e quella dei grandi paesi europei, i cui siti privilegiano rispetto ai nostri la politica estera. Il giorno dell’elezione di Erdogan il pezzo più apprezzato su Corriere.it era la (bella) intervista a Novak Djokovic; quando i russi presero Bakhmut, vi primeggiava un’intervista all’ex portiere della nazionale Albertosi.

Lode alla franchezza del Corriere, ma fa male che i siti privilegino, in base alle sole preferenze dei lettori, le curiosità rispetto ai fatti di rilievo. È dura cambiarle, ma occorre farlo, anche dando più peso all’estero, che in genere appare sui cartacei dopo 10-12 pagine. È un’impresa, ma non c’è alternativa; la situazione peggiorerà sempre finché le priorità saranno fissate dagli algoritmi degli Over the top, Apple, Google, Meta e Microsoft, attenti solo al profitto.

Essi si pappano l’85% della torta pubblicitaria; giornali e siti campano del residuo 15% di questa e delle vendite, in edicola o in abbonamento. Perciò il maggior pericolo per la democrazia sta in un altro dato della ricerca: il 42% non si abbonerà mai a un sito, vuole solo l’informazione gratis. Se il prodotto è gratis, si sa, il prodotto sei tu; la democrazia, nata con le Gazzette, declina se in troppi non pagheranno mai l’informazione ancorata ai fatti.