«È l’opposizione giudiziaria l’unico pericolo per il governo»
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27 Novembre 2023di Giovanni Bianconi
Il giudice Zaccaro (Area): se ha informazioni, riferisca nomi e fatti
ROMA «È grave che un ministro della Repubblica dica certe cose senza riferirsi a circostanze specifiche. Se ha informazioni su iniziative giudiziarie strumentali indirizzate contro il governo riferisca nomi e fatti, altrimenti dovrebbe evitare, da rappresentante di un’istituzione, di delegittimarne un’altra».
Giovanni «Ciccio» Zaccaro, 51 anni, giudice del tribunale di Bari, è il neosegretario di Area, la corrente che, insieme a Magistratura democratica, rappresenta la cosiddetta sinistra giudiziaria. Le «toghe rosse» a cui sembra alludere il ministro Guido Crosetto quando parla di «opposizione giudiziaria» al governo Meloni, pronta ad agire prima delle elezioni europee.
In che modo sarebbero parole delegittimanti?
«Con una frase sibillina il ministro lascia intendere di sapere qualcosa su presunte indagini finalizzate a boicottare l’attività di governo. Con la conseguenza di delegittimare in anticipo, a prescindere dal merito, qualunque procedimento dovesse emergere d’ora in avanti riguardante qualsiasi esponente del governo o della maggioranza. Sembra uno di quegli allenatori che additano l’arbitro prima che cominci la partita, in modo che se poi va male si parli dell’arbitro anziché degli errori della squadra».
Il ministro parla di riunioni di corrente per fermare la deriva antidemocratica del governo.
«Vorrei rassicurarlo: i magistrati hanno talmente tanto lavoro da fare, essendo sempre troppo pochi e con poche risorse a disposizione, che non hanno il tempo di dedicarsi a riunioni clandestine. Mi pare che anche questa uscita tradisca una generale insofferenza verso gli organi di garanzia».
Che significa?
«Tutti, anche i ministri, dovrebbero essere consapevoli che i magistrati italiani non ce l’hanno con questa o quella forza politica, ma hanno il ruolo di tutelare i diritti e le garanzie individuali a prescindere dagli indirizzi della maggioranza di turno. Governo e Parlamento rispondono a chi li elegge, i magistrati alle leggi, alla Costituzione e alle fonti sovranazionali».
Allenatori e arbitri
Crosetto sembra uno di quegli allenatori che additano l’arbitro prima della partita: se va male si parla dell’arbitro e non degli errori della squadra
Però di convegni e assemblee ne fate eccome, vi siete appena riuniti come Anm a difesa della giudice di Catania Iolanda Apostolico. E al congresso di Area, due mesi fa, avete criticato le politiche del governo.
«Sono tutte attività pubbliche, trasmesse in diretta da Radio radicale! Allora bisogna intenderci: si dice sempre che le correnti devono essere luoghi di dibattito ed elaborazione culturale anziché centrali di potere occulto, ma quando questo avviene si grida allo scandalo perché non bisogna disturbare il manovratore. Dunque come dovremmo comportarci?».
Applicando le leggi anziché criticarle, dicono.
«Infatti noi applichiamo le leggi. Ma quando le riteniamo contrarie alla Costituzione ci rivolgiamo alla Corte costituzionale, e se sono in contrasto con le norme europee le possiamo disapplicare perché lo prevede il diritto dell’Unione, come è accaduto a Catania e a Firenze con i provvedimenti della collega Apostolico ed altri. Inoltre se una legge suscita perplessità lo rappresentiamo in maniera legittima nel dibattito pubblico, se ci ascoltassero forse si eviterebbero leggi che funzionano male».
Ma se vi dichiarate contrari pure alla riforma costituzionale sull’elezione diretta del premier, come pensate di sfuggire all’accusa di invasione di campo?
«Le riforme costituzionali toccano un assetto dei poteri dello Stato basato su un delicato equilibrio di pesi e contrappesi. Una modifica che attribuisce maggiore forza e importanza al potere esecutivo riduce inevitabilmente anche gli spazi del potere giudiziario a tutela dei cittadini più indifesi e meno garantiti. E con l’introduzione di forti premi di maggioranza parlamentare gli organi elettivi di garanzia come i giudici costituzionali o i consiglieri laici del Csm, che richiedono maggioranze qualificate proprio per evitare che siano espressione unica dello schieramento di governo, potranno essere nominati dalla sola maggioranza contingente. Che sia di destra o di sinistra. Denunciare questi pericoli lo ritengo un diritto e un dovere».
Ora stanno per essere varate le cosiddette «pagelle» sulla professionalità dei magistrati, e non vi vanno bene neanche quelle.
«La professionalità dev’essere valutata perché è il fondamento della legittimazione della magistratura, ma il sistema di controllo proposto rischia di trasformare i giudici in burocrati alla ricerca della soluzione più comoda, che non scontenti il potente di turno, mentre noi dobbiamo poter prendere decisioni senza avere timore delle conseguenze. E valutare i pubblici ministeri sulla base dei processi vinti o persi significa separarne la carriera in modo surrettizio, prima ancora di qualunque riforma, con i pm trasformati in super-poliziotti incattiviti, impegnati solo a ottenere condanne. Difficile immaginare uno scenario peggiore per i cittadini sotto indagine o sotto processo».