È difficile far parlare una collezione privata, un archivio, una biblioteca. Riesce in questa impresa la mostra Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti inaugurata ieri a Villa Bardini, uno dei tesori meno noti ma più belli di Firenze. Fino al 20 luglio, il visitatore potrà rivivere la storia professionale (ma anche d’amore) di Roberto Longhi e Anna Banti. Il pubblico si dovrà immergere in un percorso fatto di quadri, diari, lettere, fotografie, libri e filmati d’epoca. Ne uscirà pienamente informato su quale sia stato il peso (massimo) della coppia nella cultura italiana. La mostra è promossa dalla Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, ed è curata da Cristina Acidini e Claudio Paolini. Tutto il materiale, con una sola eccezione, appartiene dalla Fondazione Longhi. L’esposizione arriva in felice coincidenza con la ristampa arricchita di Da Cimabue a Morandi (Einaudi) di Longhi e con una gigantesca biografia del medesimo di Tommaso Tovaglieri (Roberto Longhi. Il mito del più grande storico dell’arte del Novecento, ilSaggiatore). Ma anche Anna Banti, per fortuna, è rientrata negli Oscar Mondadori con edizioni pregevoli, a partire dal capolavoro Artemisia, dedicato ad Artemisia Gentileschi.
Nelle immagini estive, incontriamo Carlo Carrà, Emilio Cecchi e molti altri. Il Caffè Roma di Forte dei Marmi, dove l’amico Enrico Pea era di casa, faceva da luogo d’incontro. Longhi detestava il mare e passava i pomeriggi a giocare a poker con Emilio Cecchi. Carrà invece era acerrimo nemico nelle partite a bocce. Come tenuta da spiaggia, Longhi, che di norma non ci andava, aveva messo insieme degli strani vestiti che lo facevano assomigliare a un principe orientale.
Bisogna a questo punto dire qualcosa del fondo fotografico e del catalogo della mostra, un vero e proprio libro, con numerosi saggi e immagini inedite per il 70 per cento.
Il fondo di fotografie personali della coppia conta oltre un migliaio di scatti che vanno dalla fine dell’Ottocento agli ultimi anni. Queste foto erano originariamente conservate in ordine sparso all’interno di una cassettiera nello studio di Anna Banti. Nel 2021 è iniziato un progetto di riordino per ripristinare la cronologia e ricostruire la rete di relazioni della coppia.
Le prime immagini sono molto personali, e mostrano Roberto Longhi e Anna Banti con le rispettive famiglie o durante i primi anni di matrimonio. A partire dagli anni ’40 le foto intime lasciano spazio a immagini ufficiali: convegni, premi e incontri culturali. Si ritrovano scatti della Biennale di Venezia dal 1948, eventi come il Premio Firenze e momenti chiave della carriera di Longhi e Banti, come la cerimonia del Premio Viareggio, vinto dalla scrittrice nel 1952. Numerose sono anche le immagini degli eventi estivi in Versilia, come le cerimonie del Premio Alpi Apuane e gli incontri nei caffè.
La storia, sorprendente, riguarda invece Anna Banti. Mentre Longhi ha conservato tutto, la moglie, negli ultimi anni di vita, ha bruciato una parte cospicua della corrispondenza. Non è chiaro il motivo, forse il pudore.
Per questo nacque la popolare collana dei Maestri del colore, edita da Fabbri. Fu Longhi a suggerire il proprio allievo Alberto Martini come guida dell’operazione. Fu un successo. Il primo numero vendette 350mila copie. Altri tempi.