Medicina, altri concorsi nell’inchiesta e due nuovi indagati fra i docenti
5 Settembre 2022News, press
5 Settembre 2022di Pierluigi Piccini
Questo balletto fra destra e sinistra per le nomine al neppure nato Tecnobiopolo non solo è patetico, ma dimostra la vera volontà che gira intorno a un’idea che ha tutti i rischi di nascere vecchia, nei contenuti e nella concreta realizzazione. La realtà che trapela è quella di un centro di potere su cui mettere le mani. Alcuni vedono in esso la sostituzione di quel potere esercitato per molto tempo dal Monte dei Paschi, con appendici che non sono solo senesi. I contenuti e il rapporto con il territorio, con le domande sociali in esso presenti poco importano. Eppure è una realtà che avrebbe tutte le potenzialità per diventare un distretto unico nel suo genere, nel panorama nazionale. Ma più che diventa una istanza sociale e più che entra in rotta di collisione con una visione accentrata delle risorse: in questo senso vanno lette le dichiarazioni di Paolini e Landi. L’aspetto che salta agli occhi è la quantità di denaro dei contribuenti che viene messa in campo, coperta però da una fitta rete di impenetrabilità. E il balletto sulle nomine, associato al fatto che si parla soltanto di denaro, dà la dimensione, già prima di partire, a cosa effettivamente dovrebbe servire il Tecnobiopolo. Se poi ci si aggiunge anche la confusione e la vastità degli obiettivi che si desidererebbe raggiungere, il tutto diventa ancor più impercettibile e a conoscenza di pochi. Anche l’uscita di De Mossi sulle nomine va in questo senso: il sindaco si augura che gli incarichi vengano fatti dal nuovo governo, sperando che vinca il centrodestra, evidentemente per concordare i vari nomi. Non si pone il problema di cosa sia meglio per Siena, non si domanda in cosa consista il progetto che ancora latita: per lui si tratta piuttosto di mettere una bandierina, forse importante per lui, ma con il rischio di diventare ininfluente, come del resto è già accaduto per altre proposte da lui fatte proprio in questo settore. Si tratta di una posizione molto residuale, che a Siena ha avuto precedenti catastrofici. Eppure tutti speravano che si potesse aprire una stagione nuova: così non è stato e continua a non esserlo. In termini di contenuti la città ha delle competenze, in loco e o impegnate fuori da essa, che potrebbero aiutare il pubblico (compreso il Comune, se decidesse di partecipare direttamente) a impostare correttamente la Fondazione e a dare le giuste garanzie a Siena. I premi Nobel non sono tutti uguali (pensiamo ad esempio a Parisi) o buoni per tutte le stagioni: provincialismo di ritorno, pericolosissimo.
Esempio: il ministro Speranza, quando è venuto a Siena a portare la promessa di enormi finanziamenti per i monoclonali, non si è rivolto a chi da noi ha veri riconoscimenti internazionali che non hanno le pagine di giornali compiacenti. Questo, se dovesse ancora servire, è l’evidente cartina tornasole del pressappochismo che circonda un’operazione tutta da definire e che ha come unici punti di riferimento, al momento, i soldi e le nomine. Si inizia male, ma in campagna elettorale…