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7 Febbraio 2024di Pierluigi Piccini
Il Consiglio comunale nella precedente amministrazione aveva votato quasi all’unanimità il nuovo statuto del Santa Maria della Scala dopo un lungo lavoro di commissione. Alcuni di quei protagonisti sono ancora in carica come consiglieri, presidenti o assessori segnando una netta continuità con il passato. Al termine della gestione sperimentale, ideata per misurarne le capacità innovative, si sarebbe tuttavia dovuto raccogliere i primi risultati e valutare in Consiglio Comunale le problematiche statutarie e vararne definitivamente l’articolato. In più, entro il 31 dicembre 2023, in seguito a queste verifiche doveva essere portate a compimento, le procedure di iscrizione al terzo settore (agevolazioni fiscali) e al Runts con l’arricchimento di partners istituzionali e non solo, in grado di portare finanziamenti e idee per il rilancio tanto atteso della prestigiosa struttura cittadina. Ad oggi la confusione regna sovrana e al di là del valzer delle proposte “chi più ne ha, più ne metta” degli effetti speciali si registrano ritardi impressionanti a distanza di soli due anni: la Fondazione di partecipazione non partecipa e non sventola da nessuna parte. La Fondazione di partecipazione, infatti, come era stata disegnata, secondo la disciplina del Codice Civile, nella moderna sperimentazione, aveva assunto una caratterizzazione mista fra una struttura fondazionale tradizionale e quella associativa. Per volere della commissione e del Consiglio il soggetto fondatore (Comune) doveva mantenere una linea di partecipazione nella vita della Fondazione durante il suo percorso funzionale, esclusivamente nella fase iniziale (start up). Restava tuttavia impregiudicato che il “distacco” che richiede l’art. 14 Cod. Civ. fra la figura e il ruolo del fondatore e la vita della Fondazione doveva mantenersi su un binario permanente ai fini della legittimità del suo ruolo e delle sue gestioni. In sostanza spettava alla Fondazione agire in piena autonomia e avrebbe dovuto reggersi sulle proprie gambe rispetto alla scelta delle sue attività e al regime di responsabilità nei confronti dei terzi (in questo senso il bando per il Conservatore spetterebbe alla Fondazione non al Comune). Mai e poi mai la Fondazione poteva assumere il ruolo di Soggetto o Società partecipata diretta e controllata dal Comune. Mai e poi mai un Sindaco avrebbe potuto rappresentare e parlare a nome della Fondazione come si trattasse di una Istituzione propria essendo tale ruolo lasciato esclusivamente ad una mozione di indirizzo consiliare, al momento delle nomine, come previsto dallo stesso Statuto e disatteso totalmente per le ultime. Nel caso specifico del Santa Maria della Scala, sin dalla fase ideale e creativa della stessa commissione consiliare, ci fu un’ampia discussione proprio legata alla tematica della distinzione tra il Comune e la Fondazione, riservando al primo il compito dell’avvio gestionale e riconoscendo alla seconda il ruolo di soggetto autonomo soprattutto in ambito culturale e nello sviluppo della sua centralità anche sociale, come richiesto in ambito Comunitario. A questo fine il ruolo del Consiglio comunale, richiamato precedentemente, in quanto massimo rappresentante delle istanze sociali della comunità senese ai sensi dell’art. 42 del TUEL 267/2000. Volontà così lontana dal quel “io voglio” ripetuto più volte nell’ultima intervista rilasciata dal sindaco alla Nazione. L’idea-guida approvata dal precedente Consiglio, che rimane tutt’ora in essere è di fare del Santa Maria della Scala il punto di riferimento identitario, sociale e culturale per le realtà territoriali, secondo le direttive della Comunità Europea riportate nello Statuto. Il primo articolato ad avere questa volontà qualitativa a livello italiano; passaggio su cui la Commissione Consiliare ha tanto insistito e si è raccomandata in sede di approvazione finale del relativo articolato. Se poi il tutto viene associato alle disposizioni di cui all’art. 4 del D.Lgv 117/2017 con alcune problematiche risolvibili all’iscrizione della Fondazione SMS al Terzo Settore il cerchio si chiude. A fronte di tali questioni non si capisce come mai l’Amministrazione, entro il 31 dicembre del 2023, non ne abbia discusso per trovare una soluzione che avrebbe potuto portare a soluzioni diverse. Nella consapevolezza che la mancata iscrizione comporterebbe una perdita delle agevolazioni fiscali necessarie per la costruzione di una Fondazione di partecipazione con le varie agevolazioni e capace per questo di attrarre investitori. La rappresentanza della comunità e le agevolazioni fiscali sono state le reali motivazioni che hanno fatto optare il Consiglio comunale per la Fondazione di partecipazione del Terzo Settore. Oggi siamo in mezzo al guado, non sappiamo cosa sia effettivamente il SMS ma si continua nel concorso di idee “chi più ne ha, più ne metta” senza affrontare i nodi necessari per una corretta evoluzione amministrativa.