MARCO BRESOLIN
Dopo la maxi-revisione approvata la scorsa settimana dalla Commissione – che ora dovrà essere confermata dall’Ecofin il prossimo 8 dicembre – il Piano nazionale di ripresa e resilienza vale oltre 194 miliardi di euro, quasi tre in più rispetto a quello iniziale. Eppure, nel 2024 l’Italia riceverà molti meno soldi del previsto: tra la quinta e la sesta rata ci sarà un buco di circa 10 miliardi di euro. Per recuperarli bisognerà attendere il 2026.
La ragione è legata alla rimodulazione degli obiettivi che ha portato con sé anche una significativa revisione dell’importo di ciascuna rata. In sostanza: il governo ha deciso di spostare in là nel tempo il raggiungimento delle “milestones” e “target”, la Commissione ha dato il suo via libera, ma di conseguenza ha rivisto l’importo dei pagamenti. Una decisione che avrà un notevole impatto sui flussi di cassa (decisamente più contenuti l’anno prossimo), ma anche sul debito, alleggerendo la quota che verrà caricata sul 2024.
Con i 16,5 miliardi di euro della quarta rata, che saranno incassati entro fine anno, il governo è riuscito a recuperare i 500 milioni che erano stati decurtati dalla terza. Questo porterà il totale dei soldi ricevuti a quasi 102 miliardi, poco più della metà dei 194 a disposizione. Al momento, quindi, il saldo è alla pari. Ma d’ora in poi le cose cambieranno. L’effetto più significativo si produrrà sulla prossima rata, la quinta. L’Italia dovrebbe presentare la richiesta di pagamento il 31 dicembre, dopodiché si aprirà la consueta fase di verifica della Commissione per accertare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi. Se tutto dovesse andare per il verso giusto, il bonifico potrebbe partire ad aprile. Ma sarà molto più magro del previsto. Nel piano iniziale, la quinta rata valeva 20,6 miliardi: al netto dell’anticipo del 13% versato all’inizio del piano, avrebbe portato nelle casse dello Stato quasi 18 miliardi di euro (11 miliardi di prestiti e 7 di sovvenzioni a fondo perduto). Con la modifica del Pnrr, la quinta rata vale poco più di 12 miliardi, che al netto dell’acconto si tradurrà in un pagamento effettivo di 10,5 miliardi (7,5 di prestiti e solo 3 di sovvenzioni). Discorso simile per la sesta rata, che l’Italia potrà richiedere dopo aver raggiunto gli obiettivi e i traguardi fissati al 30 giugno del prossimo anno. Entro la fine del 2024 dovrebbero arrivare altri 9 miliardi (di cui 7 in prestiti), due in meno degli 11 previsti dal piano predisposto dal governo Draghi. Questo comporterà per il prossimo anno un buco di quasi dieci miliardi tra la quinta e la sesta rata. Solo una piccola quota verrà recuperata nel 2025: la settima rata (al netto dell’anticipo) avrà un valore effettivo di 20 miliardi rispetto ai 18,5 iniziali, mentre l’ottava salirà dagli 11 stimati a quasi 12.
Il valore della nona rata (meno di 13 miliardi netti) sarà sostanzialmente identico, ma a subire l’impatto maggiore sarà la decima, vale a dire l’ultima. Il bonifico finale, che se tutto andrà bene verrà incassato entro la fine del 2026, passerà da 18 miliardi a 28,5 miliardi (di cui oltre 17 in prestiti). Questo perché la lista degli obiettivi e dei traguardi da raggiungere è letteralmente lievitata con la revisione del Piano.