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(Paolo Neri)
Parrebbe di no, a leggere i risultati delle ricerche di due studiosi australiani, Evans e Mc Greevy, pubblicati su Anatomy Histology Embryology (vol 36 (2) pag. 151-6). Da essi risulta che cavalli di razze diverse presentano una diversa distribuzione dei fotorecettori nella retina dei loro occhi.
Ne risultano tipi di vista peculiari per l’ambiente in cui le diverse razze si sono evolute. Così nelle razze che pascolano nelle praterie, dove l’erba è a portata di muso, la vista centrale è meno definita, ma – in compenso – quella laterale è migliore: un vantaggio per prevenire efficacemente gli attacchi dei predatori. Nel caso del cavallo arabo, l’ambiente povero di risorse alimentari – per giunta disperse – delle aree desertiche della sua evoluzione ha favorito un tipo di vista con immagini più nette, a scapito però di quella laterale, peraltro praticamente inutile per l’assenza dei predatori. E’proprio questa assenza, la responsabile della sua eccessiva sensibilità alle condizioni ambientali, che manifesta, se sorpreso da movimenti improvvisi, con una ben nota ‘nevrilità’. Possedere una vista più acuta è stata indispensabile a quel tipo di cavallo, non solo per individuare di lontano le zone dove nutrirsi, ma anche per conoscere le insidie sconosciute del terreno su cui è obbligato a muoversi per raggiungerle. Essere costretto a muoversi in spazi sconfinati è anche la ragione della sua proverbiale resistenza alle lunghe distanze, come i 120 km. nelle gare di Endurance. La necessità di una continua ricerca per sopravvivere ha reso l’arabo più intelligente, ma anche più caratteriale: vale a dire, meno disponibile a sottomettersi all’uomo e solo in seguito a un profondo addestramento. E’ quindi inspiegabile perché nel Protocollo varato nel duemila si sia voluto escludere dalla Tratta il purosangue inglese, sostituendolo con l’anglo-arabo: l’unico oggi ammesso all’Albo dei cavalli per il Palio. Infatti, l’esperienza di oltre venti anni, dimostra che gli incidenti attribuiti a una supposta fragilità congenita del purosangue inglese non sono diminuiti. In compenso, i tempi del Palio sono diminuiti di ben circa 10 secondi rispetto a quando iniziò la loro misurazione. Ciò ha aumentato di circa il 27% l’energia cinetica che il duro tufo non può assorbire e che, di conseguenza, deve essere interamente smaltita dalle articolazioni dei cavalli. Ne è nata la necessità di ricorrere agli antiinfiammatori, del tutto sconosciuta quando a contendersi il ‘cencio’ erano in prevalenza i mezzo-sangue maremmani, spesso iscritti all’Albo – tutt’ora esistente – del Sella Italiano. Come, ad esempio, Folco: cavallo da Palio di riferimento per ogni tempo. Ricordiamo che definire l’anglo-arabo mezzo-sangue è totalmente sbagliato. La sua razza è, infatti, inserita nel citato Albo del Sella Italiano, insieme a quelle dei purosangue inglese e arabo, come miglioratrice specifica per coprire fattrici autoctone Maremmane, Persano e Calabresi. L’accresciuta velocità del Palio ha poi aumentato percentualmente il peso della mossa sull’esito della carriera. Ne è derivato – anche per effetto di una crescente, incontrollata arbitrarietà della rincorsa – un estenuante allungamento dei tempi della mossa: un perverso danno al benessere dei cavalli. La maggiore presenza di sangue arabo, che nel ‘fondo arabo’ può raggiungere il 50% rispetto del p.s.i. (a sua volta un derivato dell’arabo), non ha certo giovato, con la sua ‘nevrilità’, a contenere lo stress, cui i cavalli sono sottoposti. I contradaioli, non percepiscono la sofferenza psicofisica dei loro barberi. Una sofferenza, anche se meno avvertita dai non esperti, che rende criticabile il Palio ancor più degli incidenti che tanto orrore destano negli spettatori, ormai di tutto il mondo. Le accuse al Palio, definito un’anacronistica mattanza, possono essere combattute solo riformando Protocollo e Regolamento per dimostrare che a Siena il cavallo ‘è come la moglie di Cesare: al di sopra di ogni sospetto’. Un risultato che va perseguito innanzi tutto, diffondendo una seria cultura del cavallo. Poi, ritornando ai tradizionali mezzo-sangue maremmani. Infine, introducendo nel Regolamento norme di effetto immediato per limitare l’anarchia della rincorsa e le azioni di disturbo tra rivali, vietate – va ricordato – solo oltrepassato il bandierino della vittoria e assolutamente non consentite tra i canapi. Sono tutti provvedimenti urgenti che l’Amministrazione Comunale è in grado di assumere in ogni momento nell’interesse della Festa e della Città.