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Giulio Gori
Una pietra serena «a macchie». Siamo sotto il loggiato del più importante museo italiano: all’ora di pranzo, a pochi passi dall’ingresso degli Uffizi, avviene ogni giorno un lento e sempre identico rito collettivo, con centinaia di turisti che si siedono sulle panchine di pietra, aprono gli zaini, tirano fuori involucri incartati, li aprono e estraggono schiacciate e panini da consumare sul posto. File di schiene incurvate in avanti, per evitare di sporcare i pantaloni e le scarpe con l’olio e le salse del ripieno. Che però scivolano dalla carta cerata per finire su qualcosa di molto più assorbente: la pietra serena del pavimento del loggiato.
Antonio Godoli, storico architetto degli Uffizi, lo ha spiegato al Corriere Fiorentino , parlando di «quelle chiazze scure sotto le panchine, l’olio che macchia la pietra e non viene più via». Parla di «un problema molto serio», anche più delle scritte che i due ultras tedeschi due notti fa hanno vergato sui pilastri del Corridoio Vasariano: un’azione eclatante, ma che è stata cancellata dopo appena 24 ore. Le macchie d’olio invece si infilano in una pietra porosa, nota per la sua granulosità. E non succede solo all’ingresso del museo, in particolare sulle panchine vicino all’angolo con via della Ninna, ma anche sugli scalini appena di fronte, persino sulla Loggia dei Lanzi: attorno alle statue, la seduta esterna sembra diventata il tavolo di un ristorante che non c’è, lo sfogo di tutte quelle rivendite del mangificio che non hanno posti a sedere. «Io non ho niente contro le attività rivolte al turismo — commenta Godoli — Ma il privato dovrebbe farsi carico delle conseguenze del proprio lavoro. Alla Fiera di Milano quando sono state fatte le tre nuove torri, i privati si sono accollati i costi del bellissimo parco City Life, molto frequentato dai milanesi. Così dovrebbe funzionare sempre. Se vendi le schiacciate senza accollarti il costo di far sedere i clienti, ma li mandi in giro per la città, dovresti farti carico del problema». Ossia dei bivacchi, dei rifiuti prodotti, dello sporco lasciato.
Uffizi e Comune di Firenze, spiega ancora l’architetto, condividono gli oneri delle pulizie «e le fanno spesso e bene, ma non basta». Così, oltre alle macchie d’olio che diventano parte della storia della Galleria e della Loggia dei Lanzi, il pavimento esterno al museo è macchiato da migliaia di chewing gum talmente appiccicati al suolo da sembrarne parte: «Anche le gomme macchiano, persino intervenendo con il ghiaccio secco ne restano le tracce».
Pensare che l’assedio agli Uffizi e a piazza della Signoria sarebbe persino peggio se la storica ordinanza anti-bivacchi in via dei Neri, la strada delle schiacciate, fosse ancora in vigore: era stata sperimentata nel 2018, poi ripetuta nel 2019 e nel 2020, e aveva spinto tanti consumatori a sedersi altrove. Ora invece anche Borg’Unto è di nuovo sotto assedio. E oltre alle solite code per comprare le schiacciate, ritornano con forza le lunghe file di giovani turisti seduti sui marciapiedi a consumare sul posto. Mentre l’unto resta come un’impronta sul lastricato.
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