ANTES ERA OTRA COSA
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7 Maggio 2023Un ottimismo non gratuito nella sorridente parabola metropolitana di Lorenza Gentile
di Alessandro Beretta
Un grande condominio sui Navigli può essere un’oasi in cui sentirsi protetti. Lo è per la ventisettenne Gea che si è inventata il ruolo di tuttofare del palazzo ed è amica di tanti inquilini speciali. Il resto di Milano non le interessa, perché, come spiega lei, «che te ne fai di una città quando hai un quartiere?». È suo l’io narrante di Le cose che ci salvano, nuovo romanzo di Lorenza Gentile, e la sincerità con cui aiuta gli altri è una nota positiva: dal signor Trofeo che non parla «perché le parole le ha finite e non ha più niente da aggiungere», al giovane Eugenio che gira per ore in circonvallazione sulla linea 91 sognando di fare l’autista mentre lei lo copre con la madre. La voglia d’esser utile nasconde in realtà la paura di affrontare l’esterno e uscire dalle abitudini: il lascito del difficile rapporto con il padre che non vede da cinque anni, da quando è scappata in città nella casa che era della nonna. Si scopre allora, in alcuni capitoli sparsi che toccano il passato, la vita ne La Rocca, la casa nel bosco in cui il genitore addestrava lei e il fratello, tra vita spartana e prove di sopravvivenza, a un’apocalittica «Fine».
Serve una sfida per un altro inizio e ha la forma di una saracinesca che una mattina, dopo anni d’attesa, Gea vede alzata. È quella de «Il nuovo mondo», negozio di rigatteria dell’anziana signora inglese Margaret che Gea aveva visitato da piccola rimanendo incantata. Il motto della bottega — «Qui niente ha un prezzo, tutto ha un valore» — risuona ancora con il modo di Gea di vedere gli oggetti: «Tutto può tornare utile prima o poi. Se salvi una cosa, questa un giorno può salvare te». Il robivecchi è in vendita per un’agenzia, dopo la morte di Margaret nessuno l’ha ereditato: cercare di acquistarlo, senza fondi, sarà un’impresa di ingegno e di gruppo.
Serviranno alleati, e li trova partendo dalla vicina Adelaide con la piccola figlia Aria, e la voglia di rischiare perché: «Tutte le occasioni sono uniche, altrimenti non sarebbero occasioni». Così, mentre l’ansia per il destino del negozio è in primo piano, Gea scioglie altri nodi del suo: entrando finalmente in città, sentendo un’affinità con Achille, studente di paleontologia tenero e ombroso, provando a ritrovare il padre. Il rigattiere, intanto, è preso di mira dal vicino tabaccaio che minaccioso vuole farne una sala da slot machine, rompendo l’equilibrio del quartiere e il sogno di Gea. La lotta contro il tempo, nei 50 brevi capitoli dalla scrittura scorrevole e curata, è scandita da divertenti escamotage in un riuscito tono da commedia corale che accompagna l’evoluzione dei personaggi.
Gentile architetta una storia segnata da un ottimismo non gratuito, ma costruttivo — terreno scivolosissimo in letteratura — che tocca anche un tema attuale, qual è l’economia del riciclo, con intelligenza. Ci riesce inventando, come nel precedente Le piccole libertà (Feltrinelli, 2021) con Oliva, una protagonista che non si dimentica: Gea, con la sua salopette jeans e gli attrezzi per riparare prima le cose, poi metaforicamente sé stessa e, se possibile, un angolo di mondo.