MOSCA — «Per Vladimir Putin negoziare vuol dire dettare le sue condizioni. Con lui non ci può essere un accordo vantaggioso per tutti. Per questo bisogna vincere in Ucraina». Boris Bondarev è l’uomo giusto per decifrare gli opposti segnali che arrivano da Mosca e Washington. Ha trascorso metà dei suoi 45 anni nel ministero degli Esteri russo. Fino a tre anni fa era un diplomatico della rappresentanza russa presso l’Onu a Ginevra. Quando Mosca ha lanciato l’aggressione contro Kiev, si è dimesso, più alto funzionario ad aver defezionato. Oggi è rifugiato politico in Svizzera e fatica a trovare un lavoro.
«Ma non mi pento», dice aRepubblica in video-collegamento. «Posso pensare e parlare da uomo libero».
Donald Trump continua ad alludere a colloqui con Putin, ma il Cremlino continua a non confermare. Perché?
«Che Putin e Trump si siano parlati o meno, possiamo presumere che non siano stati fatti progressi significativi altrimenti Trump lo avrebbe sbandierato ai quattro venti. In ogni caso, il suo approccio non è molto professionale. È così ansioso di portare a casa un accordo da essersi messo in una posizione di debolezza. E Putin ne approfitterà per ottenere quante più concessioni possibili. Magari, con questa retorica, Trump vuole stanare Putin che però potrebbe stare giocando il suo stesso gioco. Putin però è più riservato e più navigato e questo fa apparire Trump ancora più esagitato».
Il Cremlino ha parlato di “diverse comunicazioni attraverso diversi canali”. Che cosa intendeva?
«Sono probabilmente in corso contatti secondari, tramite ambasciate e forse i servizi segreti. Ma coi rimpasti e i licenziamenti a Washington, Mosca teme che Elon Musk o altri possano rendere pubbliche le conversazioni.
Penso che la cautela di Mosca nasca da qui. Non vuole parlare dei colloqui perché non è sicura dell’esito. Perché, con Trump, non si può essere sicuri di nulla. A differenza di Trump, Putin però non ha fretta. Può aspettare e lasciare che l’Occidente si agiti e perda la faccia.
Dato che l’iniziativa non è sua, sarà lui a dettarne il prezzo, a decidere cosa è accettabile e cosa no. O potrà sempre rifiutare e puntare a prendere l’Ucraina per logoramento».
Può continuare a sostenere il conflitto in Ucraina ancora a lungo?
«Putin è in vantaggio. Seppure lentamente, l’esercito avanza. È ancora insensibile alle perdite, checché ne dica Trump. L’Occidente fatica a capirlo, ma per lui negoziare vuol dire dettare le condizioni».
Potrebbe accettare il “piano” dell’inviato Usa Keith Kellogg?
«Non penso che Trump abbia un vero piano. Segue il suo intuito e con Putin è destinato a fallire. Putin lo prenderà in giro e lusingherà pur di consolidare la sua posizione. Mi sembra che Trump non capisca la posta in palio. Putin non vuole guadagni territoriali. Vuole restare al potere e vede l’Occidente, ein primisWashington, come una minaccia alla sopravvivenza. Agli occhi di Putin, Trump non è un mediatore, ma la vera controparte. Se gli concederà qualcosa,ne uscirà perdente. Non ci può essere un accordo win-win , soltanto win-lose ,dove se uno vince, l’altro perde. Trump potrà pure camuffare la sconfitta, ma la pace negoziata non durerà a lungo perché l’appetito vien mangiando e, prima o poi, la guerra ricomincerà».
Domanda fatidica: che cosa vuole Putin?
«Innanzitutto, vuole essere trattato alla pari e che la Russia sia riconosciuta come grande potenza. E idealmente vorrebbe un mondo senza democrazie.
Perché con i dittatori riesce ad arrivare a patti, ma con le istituzioni no. Non comprende i cambi di governo perché sono imprevedibili e possono rivelarsi ostili. Preferisce i rapporti personali.
Perciò era così amico di Silvio Berlusconi. E perciò vuole fare un accordo con Trump e non con gli Usa».
E come vede la vittoria in Ucraina?
«Revoca delle sanzioni, riconoscimento delle annessioni, smantellamentodell’esercito di Kiev. Ma l’obiettivo ultimo è piantare la bandiera russa a Kiev, trasformare l’Ucraina in una Bielorussia. Per questo insiste su nuove elezioni. Vuole liberarsi di Volodymyr Zelensky e piazzare un suo uomo. E se l’Occidente acconsentirà, tutti vedranno che la Nato che ha dieci volte più potere economico e militare di Mosca ha fallito e tradito le promesse.
Per gli Usa sarà un’umiliazione. Il passo successivo di Putin sarà ottenere le garanzie di sicurezza avanzate nel 2021 che renderebbero la Nato irrilevante.
Infine potrebbe testare l’articolo 5 con una provocazione nei Baltici. Sarebbe la fine della Nato se non intervenisse».
Che cosa si può fare per evitare questo scenario?
«Bisogna vincere questa guerra.
Vincere vuol dire costringere Putin a ritirarsi dall’Ucraina. Vincere vuol dire eliminare il regime di Putin o l’Europa non sarà mai al sicuro».