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«Era stata ridipinta tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, con un intervento qualitativamente modesto. Studiata, restaurata e da me attribuita al Sassetta, la Madonna col Bambino è esposta per la prima volta al pubblico. È un’acquisizione importante per il catalogo del massimo pittore senese al passaggio tra Gotico e Rinascimento, perché va a incrementarne i pochi autografi riconosciuti, circa 50». Alessandro Bagnoli, autore dell’attribuzione, presenta la «nuova» Madonna col Bambino nella mostra da lui stesso curata Il Sassetta e il suo tempo (Massa Marittima, Museo di San Pietro all’Orto, dal 14 marzo al 14 luglio).
La mostra, che trae origine dalla presenza nel museo di Massa Marittima dell’Arcangelo Gabriele del Sassetta, «dimostra come i progetti importanti, di approfondimento, possano realizzarsi senza l’ossessione di grandi prestiti, magari da luoghi lontani, talvolta rischiosi per la conservazione delle opere stesse», sottolinea il curatore. Il Sassetta e il suo tempo espone 49 opere di cui 26 del maestro senese, nato come Stefano di Giovanni di Consolo (1400 ca. – 1450) e per la prima volta ricordato come «il Sassetta» a fine Settecento: «Un nomignolo così bello che è da allora rimasto nella storiografia, anche con la sua rinnovata fortuna critica da fine Ottocento, grazie prima a Giovanni Battista Cavalcaselle, poi a Pope Hennessy», spiega Bagnoli.
La Madonna col Bambino finora inedita, una tempera su tavola (67,5 x 45,3) di proprietà dell’Arcidiocesi di Siena e proveniente dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli (Sovicille), era stata riscoperta da Bagnoli alla metà degli anni Ottanta, restaurata nell’89 da Barbara Schleicher e, dice il curatore, «da allora tenuta in serbo per una grande occasione, che finalmente è arrivata con questa mostra, praticamente una monografica». L’opera si lega al tardo Polittico un tempo nella chiesa di San Francesco a Borgo San Sepolcro (Arezzo) oggi smembrato e, secondo Bagnoli, «documenta come il Sassetta, pur mantenendo un forte legame con la tradizione nella pittura senese, da Simone Martini in avanti, riesca a recuperare anche la sostanza delle novità della pittura rinascimentale fiorentina, compresa la definizione della luce che dà concretezza alle forme e ai volumi».
La vicenda del Sassetta è raccontata in un percorso cronologico in cui si intreccia la produzione di altri artisti, collaboratori o concorrenti, attivi in quegli anni e nel medesimo contesto. Alcuni noti, come Sano di Pietro e Giovanni di Paolo, mentre altri sono oggi meno accreditati, come lo scultore Domenico di Niccolò dei Cori, e addirittura privi di nome anagrafico, come il Maestro dell’Osservanza, autore «di straordinaria finezza». Ma, continua Bagnoli, «la mostra presenta per la prima volta con il suo nome storico anche Nastagio di Guasparre, finora conosciuto come Maestro di Sant’Ansano».
Ulteriori novità sono proposte per il Polittico dell’Arte della Lana commissionato nel 1423, di cui rimangono solo pochi pannelli dispersi in vari musei. Con l’esposizione in mostra di quelli in prestito dalla Pinacoteca nazionale di Siena viene anche presentata una nuova ipotesi ricostruttiva che, spiega Bagnoli, «assume le diverse soluzioni elaborate a partire da Federico Zeri. Purtroppo mancano i pannelli centrali, perduti. Noi abbiamo soltanto le storie della predella e i santi che stavano nei pilastri laterali».
Alla Madonna col Bambino recentemente riscoperta sono accostate la Madonna col Bambino del Museo dell’Opera di Siena, da poco restaurata dal Fai, e la Madonna delle ciliegie in prestito dal Museo di Grosseto, così chiamata per la presenza di questi inusuali frutti nella mano della Vergine. «Frutti rossi che, alludendo al sangue, sono tra i numerosi possibili simboli cristologici. E ugualmente rossa è la melagrana nella mano destra della Madonna della tavola inedita», conclude Bagnoli.
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