luca monticelli
roma
La manovra dei sacrifici. Un tema che ricorre in tutte le dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti in questi ultimi tempi. Il ministro però era sicuro che il «meno deluso» tra i colleghi sarebbe stato Orazio Schillaci perché il comparto della Sanità è tra i pochi non toccato dai tagli. Ma il balletto di cifre sulle risorse aggiuntive destinate alla spesa sanitaria ha creato l’ennesima polemica sulla legge di Bilancio approvata martedì sera dal Consiglio dei ministri.
Nel Documento programmatico inviato a Bruxelles, la maggior spesa per la salute è quantificata in poco meno di 900 milioni per il 2025 e in 3,7 miliardi per il 2026. Una cifra inferiore a quella promessa dall’esecutivo. Le opposizioni vanno all’attacco. La segretaria del Pd Elly Schlein denuncia: «Il governo ci dà una buona dose di propaganda quotidiana. Annunciano 3,7 miliardi in più sulla sanità pubblica ma la verità è che per il 2025 mettono soltanto 900 milioni, che si aggiungono al miliardo già stanziato». Il Mef risponde alle accuse sostenendo che il prossimo anno alla Sanità andranno 2,3 miliardi in più rispetto al 2024.
Il Movimento 5 Stelle parla di «briciole» e compara i 900 milioni «al costo di tre cacciabombardieri F-35». Il leader dei pentastellati Giuseppe Conte consiglia a Schillaci di «battere i pugni e mettere sul tavolo le dimissioni». Il sindacato dei medici ospedalieri è pronto alla protesta contro «una scandalosa mistificazione che vanifica i proclami». Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta rincara e definisce la Salute «un ministero senza portafoglio, l’incremento per il 2025 è del tutto insufficiente per affrontare le necessità di un servizio nazionale in codice rosso». Spiazzato il ministro Schillaci che si difende: «La suddivisione delle risorse tra quest’anno e il prossimo è in corso».
La giornata era iniziata diversamente, con Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo in conferenza stampa a Palazzo Chigi a spiegare i sacrifici chiesti a chi se li può permettere: «C’è un significativo intervento su banche e assicurazioni, qualcuno lo chiama extraprofitto qualcun altro contributo, io lo chiamo sacrificio», sottolinea il ministro dell’Economia. Il prelievo su banche e assicurazioni vale 3,5 miliardi di euro, di cui un miliardo a carico delle compagnie assicurative.
Per gli istituti di credito c’è una sospensione delle deduzioni sulle Dta (le imposte differite) sia per il 2025 sia per il 2026; invece le assicurazioni pagheranno l’imposta di bollo anno per anno anziché a scadenza della polizza. «L’Abi fa bene a essere cauta – sottolinea Giorgetti – ma la vicenda di questo contributo era ormai nota e credo interiorizzata dai mercati».
Da Bruxelles interviene anche la premier Giorgia Meloni: «Non vogliamo dare il segnale che le banche sono avversarie, per questo abbiamo fatto un lavoro con loro. C’è stata collaborazione».
La manovra da 30 miliardi, continua Giorgetti, è stata costruita con una «gestione prudente della finanza pubblica che ha creato uno spazio finanziario di 18 miliardi per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale». Coprire questa misura, insiste il ministro, era «la priorità assoluta, l’abbiamo confermata, resa strutturale e ampliata fino a 40 mila euro. Nella mia testa il tesoretto era a disposizione solo per il taglio del cuneo per i dipendenti con reddito medio basso. Le altre norme sono state finanziate grazie al sacrificio di banche, assicurazioni, ministeri e di tutti gli enti che ricevono contributi dallo Stato che faranno una cura dimagrante». I dicasteri dovranno ridurre le spese del 5%, mentre le società e le fondazioni che ricevono contributi pubblici dovranno rispettare «le regole della buona finanza, fare buon uso del denaro e delle spese di rappresentanza» e i loro vertici avranno il trattamento parificato all’indennità del presidente del Consiglio.
Infine, catasto e accise, due temi che hanno fatto litigare il centrodestra. «Non abbiamo stimato alcun gettito», assicura Giorgetti. Il catasto non è contenuto nella legge di Bilancio: «C’è già nell’ordinamento ed è uno degli impegni assunti nel Piano strutturale. Chi ha usufruito del Superbonus deve fare l’aggiornamento delle mappe catastali». Quanto alle accise, la questione «sarà gestita in Parlamento, probabilmente ci sarà un aumento di un centesimo l’anno del diesel», minimizza. Non è d’accordo il Codacons, che denuncia una stangata da 1,2 miliardi.