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15 Aprile 2025
Il Cardinale e la domanda che resta aperta
15 Aprile 2025Contestati, a vario titolo, i reati di false attestazioni e falso ideologico in atto pubblico La procura ritiene che ci sia anche stato un abuso edilizio in una zona vincolata
di Laura Valdesi
Inchiesta sulla costruzione del centro commerciale Esselunga in Massetana Romana, il cerchio è chiuso. La procura ieri «ha esercitato l’azione penale mediante richiesta di rinvio a giudizio», si legge in una nota che reca la firma del capo dell’Ufficio, Andrea Boni. A inizio aprile c’era stata l’archiviazione, accolta dal gip Andrea Grandinetti, della richiesta di archiviazione del pm Siro De Flammineis per due indagati, Alessandro Nannini e Mario Terrosi, difesi dall’avvocato Fabio Pisillo. Usciti dall’inchiesta mentre per altri otto è stato chiesto appunto il rinvio a giudizio. Ma solo a 7 viene contestata la presunta lottizzazione abusiva. Ora spetta al gip fissare l’udienza preliminare. L’immobile è tuttora sequestrato dopo i sigilli all’area del cantiere scattati il 4 settembre scorso ad opera del Nucleo investigativo del gruppo carabinieri forestali e del nucleo di polizia edilizia della Municipale di Siena. Come noto, all’interno oltre al supermercato Esselunga dovevano nascere due sale cinematografiche. Un’opera molto attesa dalla città anche per i cento posti di lavoro che avrebbe garantito. I reati contestati? Si parla della «realizzazione di una nuova costruzione con apprezzabile trasformazione edilizia della zona in contrasto, secondo la procura, con plurime norme di pianificazione urbanistica e in assenza di un necessario piano di lottizzazione o altro atto equipollente»: di qui la contestazione della lottizzazione abusiva materiale. E ancora: sarebbe stato commesso un abuso edilizio in zona vincolata e un reato paesaggistico. In che modo? Costruendo «un immobile in totale difformità dal permesso a costruire e dell’autorizzazione paesaggistica rilasciati, con plurime alterazioni dei prospetti e della sagoma». C’è poi il capitolo delle false attestazioni e del falso ideologico in atto pubblico commessi, secondo gli investigatori, nell’ambito delle procedure di rilascio dei titoli edificatori. Nello specifico, si fa riferimento ad «attestazioni concernenti la conformità delle opere agli strumenti e alle norme urbanistiche, la non alterazione dei luoghi e dell’aspetto esteriore degli edifici, la conformità delle opere alla normativa paesaggistica, al progetto e alle prescrizioni impartite, la conformità dell’intervento alle disposizioni del regolamento urbanistico». Dai cartelli esposti all’esterno del cantiere si evince che c’è stato un permesso a costruire del 2022 in variante a quello numero 12 del 2020. L’immobile nel novembre 2022 era finito anche al centro di una battaglia al Tar che aveva respinto il ricorso e la conseguente richiesta di sospensiva avanzata dalla società proprietaria di un fondo nei pressi del futuro complesso. «La presente comunicazione – spiega il procuratore Andrea Boni – viene fatta ritenendo sussistere un interesse pubblico alla sua divulgazione considerata la rilevanza economica e sociale dell’importante intervento edilizio e del clamore presso la pubblica opinione derivante dall’intervenuto sequestro preventivo tuttora in atto».