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L’incontro all’Osservatorio giovani-editori. «Gli organi dello Stato non sono fortilizi»
Alessio Ribaudo
ROMA Dal ruolo di «arbitro» e garante della Costituzione ai corretti rapporti fra i poteri dello Stato, passando per l’intelligenza artificiale e l’importanza dell’informazione: è stata un’ora di confronto franco, non senza messaggi a buon intenditori, quella fra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e mille studenti delle scuole superiori arrivati a Roma per celebrare i 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori, presieduto da Andrea Ceccherini.
Il capo dello Stato, rispondendo alle domande degli alunni, ha spiegato i suoi compiti: «Il presidente è fuori dalla contesa politica e durante il mio primo discorso di insediamento alle Camere, ho usato la metafora dell’arbitro aggiungendo che i giocatori devono aiutare, la pluralità nel rispetto delle regole è fondamentale. Certo, non sempre gli arbitri sono popolarissimi». Riflessioni che arrivano dopo la bocciatura della Consulta di una parte della riforma dell’Autonomia. Poi ha aggiunto: «Essere arbitro significa sollecitare al rispetto delle regole tutti gli altri organi costituzionali, ricordare i limiti delle attribuzioni e delle sfere in cui operano: vale per il potere esecutivo, legislativo e giudiziario». Un ruolo complesso: «Il presidente promulga leggi, emana decreti e ha regole da rispettare. In quasi 10 anni mi è capitato più volte di dover adottare decisioni che non condividevo, ritenendo una legge sbagliata o inopportuna; tuttavia, era stata varata dal Parlamento e avevo il dovere di promulgarla. Solo in un caso posso non farlo: se rilevo evidenti incostituzionalità ma non basta un dubbio, sennò usurperei i compiti della Corte costituzionale».
A Roma
Mille ragazzi con il capo dello Stato. «Rispetto ai miei tempi, oggi è più entusiasmante»
Limiti che il presidente condivide: «Per fortuna la nostra non è una monarchia ma una Repubblica e il presidente ha limiti come ogni potere e organo dello Stato che deve rispettare perché le funzioni di ognuno non sono fortilizi contrapposti per strappare potere l’uno all’altro, ma elementi della Costituzione chiamati a collaborare». Un ruolo, quello del Colle, difficile. «Entra particolarmente in attività quando si blocca il sistema — ha proseguito — perché non tutto è prevedibile dalle norme costituzionali che, per questo, hanno tassi di elasticità. Quindi, il presidente è un “meccanico” che rimette in moto il sistema».
Il «meccanico»
Non tutto è prevedibile dalle norme costituziona-li, quindi il presidente della Repubblica è un «meccanico» che rimette in moto il sistema
Si è parlato a lungo anche di nuovi scenari digitali. «L’intelligenza artificiale ci aiuta molto in ogni campo ma serve ragionevolezza». Quindi l’appello: «Serve prepararsi perché sia uno strumento che garantisca maggiori libertà e opportunità, evitando che ci renda prigionieri di un meccanismo che depaupera la coscienza umana». Mattarella va oltre: «Alla mia età si cade nella tentazione di pensare “Com’era bello ai miei tempi” ma non è così, oggi è molto più entusiasmante».
I media
Servono regole che ga-rantiscano la libertà e l’indipendenza dell’infor-mazione. E che difendano il cittadino da notizie false o da dati acquisiti violando la privacy
Per Andrea Ceccherini, presidente dell’Opge, «in un tempo in cui molti investono sull’AI, noi lo facciamo su quella umana, per tenere l’uomo al centro e la tecnologia al suo servizio. E non il contrario». Quindi Mattarella ha ammonito sulle insidie della Rete. «Si eviti il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. Lo vediamo pure in questi giorni con conseguenze drammatiche», ha detto in quello che sembra un rimando al caso di Margaret Spada, la 22enne morta dopo un’operazione di rinoplastica.
Infine un passaggio sui media. «Servono regole generali che garantiscano la libertà e l’indipendenza dell’informazione, i cani da guardia della democrazia. Occorrono anche regole che difendano il cittadino da notizie artefatte, false o da fonti oscure, da dati acquisiti violando la privacy. Bisogna scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica. Per questo sono contento di questo dialogo in un’assemblea che celebra i 25 anni dell’Opge che, fin dagli esordi, si è proposta di sviluppare lo spirito critico dei giovani, tramite la lettura di fonti plurali d’informazione».