Quest’anno sono partita per la Conferenza sulla sicurezza di Monaco con una domanda: Monaco 2025 sarebbe diventata una macabra riedizione della Monaco 1938, quando Francia e Regno Unito abbandonarono la Cecoslovacchia nel tentativo di placare la Germania nazista?
La risposta non è ancora chiara ma si è aggiunta una domanda ancora più inquietante. L’analogia storica più calzante non è tanto la Cecoslovacchia del 1938 quanto la Polonia del 1939. Così come la Polonia fu attaccata e occupata sia dall’Unione sovietica sia dalla Germania nazista, l’Europa oggi si ritrova stretta tra la morsa militare della Russia e l’affondo politico dell’America di Trump? In entrambi i casi l’obiettivo è condiviso: dividere e indebolire, fino a distruggerlo, il progetto di integrazione europea promuovendo forze politiche euroscettiche e illiberali. È sotto questa lente che va letto il discorso del vicepresidente Usa JD Vance. L’anno scorso, a Monaco, partecipai a un panel proprio con Vance, allora senatore dell’Ohio, e il suo messaggio agli europei sembrava tratto dal tipico canovaccio della destra americana: gli europei devono spendere di più in difesa e farsi maggiormente carico dell’onere della sicurezza del continente poiché gli Stati Uniti devono concentrarsi sulla Cina. Quest’anno Vance non ha detto una parola sulla Cina, né sulla Russia o sull’Ucraina, o ancora sul Medio Oriente; niente sulle principali sfide di politica estera che dominano l’agenda della Conferenza di Monaco. No, Vance ha invece dichiarato che la principale minaccia per l’Europa proviene dall’Europa stessa, ossia la «limitazione della libertà di espressione», un riferimento ai tentativi di isolare la destra estrema e di moderare i contenuti sui social, contro disinformazione e discorsi d’odio. Se non fossimo a pochi giorni dalle elezioni in Germania, e se non fosse che l’unico incontro politico di Vance è stato non con il cancelliere Olaf Scholz o con il suo probabile successore Friedrich Merz, bensì con la leader dell’ultra destra di AfD Alice Weidel, avremmo potuto interpretare l’intervento di Vance come bizzarro: di tutti i problemi che abbiamo in Europa, la presunta limitazione della libertà di espressione non è certo in cima alla lista. Ma nei modi e nelle circostanze in cui è stato pronunciato, è difficile non interpretare il suo affondo come un’ingerenza esplicita nelle elezioni tedesche, così come in quelle prossime in Romania (anch’essa protagonista del discorso di Vance).
In entrambi i casi l’obiettivo evidente è stato sostenere l’ascesa dell’estrema destra. Paradossalmente, si tratta di forze politiche che tendenzialmente non sposano affatto l’idea di spendere di più in difesa, e non lo fanno perché sono appoggiati da Mosca. A chiudere il macabro cerchio, nei corridoi del Bayerischerhof dove si è tenuta la Conferenza, girava voce che ad aver scritto il discorso di Vance sia stato il figlio di Tucker Carlson, ex giornalista di Fox News notoriamente vicino al Cremlino, che non a caso ha intervistato Putin a Mosca la scorsa primavera.
Ecco, quindi, che diventa evidente come l’Europa del 2025 rischia di trasformarsi nella Polonia del 1939, attaccata su due fronti, in questo caso Russia e Usa. Gli obiettivi delle due potenze non sono uguali, ma convergono sull’idea che il mondo sia fatto di imperi e che l’Europa deve essere divisa e indebolita, e che il progetto di integrazione europea, che certamente dà maggior peso ai Paesi europei sullo scacchiere globale, deve essere svuotato. Il modo più rapido e conveniente di mettere a segno l’obiettivo è di sostenere l’ascesa delle destre estreme in Europa. Dei 27 Stati dell’Ue, sono già 8 quelli in cui partiti nazionalisti sono al potere, e altri tre (Austria, Romania e Repubblica Ceca) potrebbero aggiungersi nel corso di quest’anno. In Francia e in Germania, le prospettive di governi di estrema destra non sono immediate, ma potrebbero realizzarsi tra una o due tornate elettorali.
A prescindere dalle simpatie politiche che ognuno di noi può avere, tanto a destra quanto a sinistra, come italiani, e quindi come europei, non possiamo non essere profondamente preoccupati da questa prospettiva. L’agenda politica MEGA (Make Europe Great Again), attivamente promossa dall’amministrazione Trump-Vance– e in particolare dal consulente speciale di Trump (e “co-presidente”, secondo i critici) Elon Musk – non ha certo a cuore gli interessi dell’Europa. Così come la Russia di Putin ha fatto leva sui suoi “utili idioti” europei per promuovere la propria agenda imperiale, lo stesso sta facendo adesso Washington. Credere che, al netto di qualche briciola o sconto nel breve periodo, esistano Paesi europei che possano guadagnare dalla vittoria di questa doppia morsa del divide et impera putinista e trumpiano, non è solo idiota, ma suicida.