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Tina Modotti
11 Giugno 2023
I giusti degli scacchi
11 Giugno 2023Aveva trasposto in italiano molti dei più grandi scrittori americani. Tra le ultime grandi imprese che lo entusiasmavano, la nuova edizione di Kurt Vonnegut
Addio a uno dei più grandi traduttori editoriali italiani, per molte generazioni di lettori «la voce italiana» di Philip Roth ma anche di moltissimi altri scrittori statunitensi: Ernest Hemingway, Saul Bellow, Francis Scott Fitzgerald, Jack Kerouac, Harper Lee, Truman Capote e innumerevoli altri. Si è spento sabato 3 giugno a causa di una lunga malattia Vincenzo Mantovani. Nato a Ferrara nel 1935, raccontava di essersi avvicinato alla traduzione quasi per caso, ma era diventato uno dei primi veri traduttori editoriali «puri»: di sé aveva detto, nel corso di un’intervista al «Corriere», di essere «traduttore con passione per il mestiere, e non come surrogato di un altro posto nelle case editrici». E aggiungeva, con lo spirito che lo caratterizzava: «Un traduttore così ha ambizioni smisurate: mi piacerebbe ritradurre Moby-Dick, o tutto Shakespeare». E di imprese smisurate ne aveva compiute parecchie. Dopo gli esordi con L’abitudine di amare di Doris Lessing, per Feltrinelli, negli anni Cinquanta aveva lasciato la carriera di giornalista per trasferirsi a Milano e dedicarsi alla traduzione. «Il rumore con cui io e mio fratello andavamo a dormire — ricorda la figlia Alice Mantovani — era il ticchettio della sua macchina per scrivere. E, sia da piccoli sia da grandi, per noi è stato un punto di riferimento: sapeva tutto del mondo, anche se non viaggiava di frequente, grazie al numero enorme di libri che leggeva».
Immensa la sua bibliografia rothiana per Einaudi: a partire dalla leggendaria traduzione di Pastorale americana, del 1998, e poi con Ho sposato un comunista (2000), Lo scrittore fantasma (2002), L’animale morente (2002), Zuckerman scatenato (2004), La lezione di anatomia (2006), La controvita (2010), La macchia umana (2011), e molti altri titoli. Anche se non aveva mai sentito la necessità di conoscere lo scrittore: «Viviamo da reclusi allo stesso modo — diceva Mantovani —, e non ho mai avuto necessità di incontrarlo: temo sia un uomo impossibile, ma di certo è tra i massimi autori del nostro tempo». Impossibile ricordare qui tutte le sue traduzioni, e i suoi editori: il Ravelstein di Saul Bellow (Mondadori, 2000), la riedizione per Feltrinelli de Il buio oltre la siepe di Harper Lee (2014), del seguito Va’, metti una sentinella (2015), i più recenti titoli di Richard Ford, sempre per Feltrinelli, Canada (2013), Tutto potrebbe andare molto peggio (2015) e Tra loro (2017).