Per fortuna, però, ci sono anche nuovi e succosi ingressi: cambia la generazione, cambia lo slang, cambia il contesto e diventa sempre più difficile stare al passo con gli svarioni, quelli come sempre raccolti e raccontati dal sito Skuola.net.
Si pensi, ad esempio, alla reinterpretazione del fascismo in chiave di marketing social: l’ipotesi di una fantasiosa studentessa è che il Regime abbia sfruttato talune tecniche di promozione per “brandizzare” le sue giovani leve. E lo avrebbe fatto rivolgendosi così a una nota azienda italiana del tempo. Ecco perché, i “Balilla” sarebbero stati i “Barilla”.
Così come non deve essere stato facile, per le camicie nere, marciare su Roma in pieno giugno del 1922, invece che ad ottobre. Vabbè che il cambiamento climatico ancora non si faceva così tanto sentire, però…
La storia di certo ha dato grande soddisfazione: dall’Italia che tra il 1939 al 1945 era sotto l’influenza comunista, alle Foibe spostate alla prima guerra mondiale. Poi il New Deal americano attribuito al premier britannico Churchill. D’altronde, se Pascoli è un pittore, tutto è possibile.
“Gli ebrei – ad esempio – furono deportati nei campi di concentrazione”. In linguistica un fenomeno simile è definito “ipercorrettismo” (quello che porta a pronunciare “Càvur” invece di “Cavùr”), ma preferiremmo tutti sperare che in questo caso si sia trattato di un lapsus.
E se ovviamente “Mussolini è un comunista” ci sta pure che lo sterminio degli ebrei venga attribuito alla Russia. Vanno compresi, questi giovanotti: c’è confusione attorno a questa questione della guerra contro l’Ucraina.
Rapido excursus, invece, sulle date: la prima guerra mondiale diventa seconda e viceversa, la guerra lampo va da una all’altra senza remore, e lo stesso vale per Hiroshima e Nagasaki.
E così, in coerenza, non fa strano che il muro di Berlino possa essere crollato nel 1948 o che la Costituzione italiana possa essere stata varata nel ’68: non si protestava forse per quello?
E ancora: potrebbe essere che Garibaldi abbia scritto la Divina Commedia e che quindi Dante, orfano del suo “masterpiece”, abbia deciso di dedicarsi al Decameron. Certo è che Verga, come esponente del “progressismo” (anziché del verismo) potrebbe aver costruito la sua poetica sull’ideale della “cozza” e non dell’ostrica. D’altronde siamo nell’era della body positivity: più progressista di così.
Ah, ovviamente non si pensi che sia mancato anche quest’anno: D’Annunzio è puntualmente un “estetista”, e non un esteta. Forse sarebbe ora se ne facesse una ragione anche lui.
La generazione Z, è dunque chiaro, è distante mille miglia dalle precedenti e anche la confusione rispecchia di fatto i collegamenti con la realtà che vive. Ecco perché , Pirandello anziché vincere il Nobel ha vinto il premio Oscar (che bella sarebbe stata una maratona notturna davanti alla tv per assistere al suo discorso! Lui in vestito “Armani Privé”, tappeto rosso, presentato da Julia Roberts).
Oppure il Dottor S, lo psicanalista che aveva in cura il protagonista della Coscienza di Zeno di Italo Svevo, è invece il feroce nemico dei “Me contro te”, i due famosissimi Youtuber, idoli dei bambini, che combattono il “Signor S”.
Meno attuale, la confusione segnalata su un docente che avrebbe definito l’operazione nazista di pulizia etnica T4, “T9”, come il programma di correzione automatica sui telefoni. Esistesse anche in tempo reale sulla parola…
E infine, tra vuoti di memoria, annebbiamenti, docenti in modalità quiz televisivo (“Quanti figli aveva Gustav Klimt”, “che differenza c’è tra Tokyo e Kyoto”, “quale fiume scorre a Las Vegas”, “qual è il fuso orario del Giappone”) o convinti che le “centrali nucleari funzionino a combustione”, è quasi ammirevole il pragmatismo di alcuni maturandi che pur di non fare scena muta, si sono immolati sull’altare della gaffe: la siepe de “L’Infinito” di Leopardi? In realtà era solo “un cespuglio”. E ancora, la poesia “X Agosto” (ma questo è un evergreen) pronunciata “Per agosto” o “Ics Agosto”. E “Soldati” di Ungaretti: non è solo un componimento che parla “delle foglie in autunno”? A chiudere, la Guernica di Picasso (“Paolo”, però, ’che i forestierismi non sono più di moda): è quell’ opera “tutta colorata”.
Colori usati, due: il bianco e il nero.