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Un evento culturale raro in provincia, un momento alto e popolare al tempo stesso. Per di più su un film girato quasi interamente in provincia di Siena, tra San Quirico d’Orcia, Buonconvento e Torrenieri, utilizzando la locomotiva, i vagoni e perfino i binari del TrenoNatura. Una serata con Bisio, possibile solo a Poggibonsi, al Politeama. Ristrutturato dopo un progetto lungo 30 anni, un’opera costata 10 milioni di euro e finanziata con gli utili della Fondazione Mps. Non solo: il sindaco David Bussagli ha avviato un intervento da oltre 400mila euro sul Politeama, finanziato con i fondi Pnrr per l’autosufficienza energetica, grazie ai pannelli fotovoltaici. Ed è in cantiere il progetto per aprire la terza sala da 90 posti, da dedicare a film d’essai, lasciando la Sala Maggiore al teatro.Perché a Poggibonsi sì e a Siena no? Perché in Valdelsa possono coinvolgere studenti delle elementari e delle medie, e nel capoluogo gli oltre 15mila universitari vivono in una città parallela, perché quella reale li ignora, limitandosi a incassare i loro soldi per gli affitti? Non è stato il destino il colpevole di una Siena che ha tre cinema scalcagnati, con il Nuovo Pendola chiuso per lavori, che messi insieme non fanno i posti di una sala del Politeama. E’ stata una precisa scelta urbanistica, che ha cancellato uno dei primati che issavano la città in testa alle classifiche della qualità della vita. Una cancellazione delle sale, iniziata prima del nuovo millennio con il Fiamma diventato un supermercato, l’Odeon un centro direzionale con uffici, il Metropolitan appartamenti, negozi e supermarket, ça va sans dire. E proseguita ora con il Moderno, fino a poco tempo fa sede di Unicredit, ora il piano che si affaccia in piazza è vuoto, e di appartamenti di pregio. E conclusa con l’Impero, ancora trasformato in case.Le sale del Metropolitan e dell’Odeon sono ricavate dai vani caldaia dei vecchi cinema, l’Alessandro VII è un cineforum parrocchiale ed è rimasto tale. A Siena non c’è un imprenditore e un promoter di eventi culturali bravo come Lorini, che ha investito anche nella ristrutturazione del cinema Garibaldi, poco prima del Covid. Ma le amministrazioni comunali che hanno avallato le trasformazioni delle grandi sale cinematografiche hanno fatto un regalo alle rendite immobiliari e commerciali, scommettendo sul fatto che il cinema sarebbe morto a causa delle tv e delle piattaforme, da Netflix a Prime. A dir la verità, il cinema non se la passa tanto bene; ma serate come quella a Poggibonsi sono la prova che l’estrema unzione è ancora lontana. Sarebbe già arrivata se tutti avessero fatto come a Siena. Più o meno la stessa riflessione andrebbe fatta per gli impianti sportivi: palasport, piscine olimpioniche e persino stadi sono stati costruiti in Valdelsa, Valdichiana e altrove anche grazie ai contributi della Fondazione Mps. A Siena abbiamo scelto i successi sportivi, dei campionati italiani e Coppe europee e tricolori vinti dalla Montepaschi Mens Sana del decennio dorato, dei dieci campionati in serie A del Siena con tutte le grandi del calcio battute almeno una volta. L’ex ad di Banca Mps, Fabrizio Viola confessò a un giornalista de La Nazione che il Monte aveva speso, in meno di 10 anni, 120 milioni di euro per il basket e 100 milioni per il calcio. Un po’ ha ragione anche quel tifoso eccellente che a una cena confessò: ’almeno abbiamo vissuto dieci anni di libidine sportiva’. Ma dopo un bel sogno il risveglio può essere dolce o brusco. Lo stadio dove il Siena ha giocato anni in serie A è ostaggio di Emiliano Montanari, che prende in giro una città intera. Il Palasport è un cantiere aperto e sarà restituito alle squadre dopo i lavori. In compenso l’anno prossimo avremo due o tre nuovi supermercati. Possiamo fare la spesa mentre andiamo a Badesse a vedere il Siena contro l’Asta Taverne. O la Mens Sana al palasport del Cus.