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16 Gennaio 2024I nostri tesori Dopo più di un anno di restauri riaprono al pubblico (tutti i giorni, tranne il martedì) la chiesa e museo in una veste rinnovata. È l’ultimo atto di Paola D’Agostino
Il restauro del complesso di Orsanmichele e il nuovo allestimento delle sue statue al primo piano della chiesa-granaio di Firenze è l’ultima delle sue imprese. Le nuove luci sul tabernacolo dell’Orcagna e sull’altare di Sant’Anna, la nuova disposizione delle sculture di Ghiberti, Donatello, Nanni di Banco, Andrea del Verrocchio e Giambologna al primo piano, la rinnovata entrata a tutto il complesso da via dell’Arte della Lana con due bussole in vetro a mostrare all’esterno le sue meraviglie sono gli ultimi interventi — durati 400 giorni, costati poco più di 1 milione di euro e guidati dagli Studi Map e Natalini architetti — che portano la sua firma.
Ieri Paola D’Agostimo ha lasciato la direzione dei Musei del Bargello dopo 8 anni e tanti interventi in quasi tutti i cinque edifici (oltre a Bargello e Orsanmichele, Cappelle Medicee, Museo di Palazzo Davanzati e Casa Martelli) di sua competenza: ricordiamo la nuova uscita delle Cappelle Medicee e l’ultimazione dei restauri dei capolavori di Michelangelo, l’apertura della stanza segreta del Buonarroti sempre nel complesso di San Lorenzo, i lavori di consolidamento del Bargello stesso e l’acquisto di un nuovo Donatello, un bassorilievo di una Madonna con Bambino . Ora e fino a nuovo bando (per la gestione di Accademia e Bargello insieme), a tenerne l’interim sarà il direttore generale dei musei Massimo Osanna a cui toccherà da remoto seguire il riallestimento del Salone di Donatello al Bargello. È venuto anche lui ieri all’inaugurazione di Orsanmichele per esprimere stima nei confronti della direttrice uscente — «che ha portato avanti grandi cantieri in tutti i suoi musei» — la stima rimbalza nelle parole del sindaco Dario Nardella e della soprintendente Antonella Ranaldi — e per elogiare il nuovo aspetto di una chiesa che più di ogni altra ci ricorda come nel Medioevo il sacro e il profano si confondevano. Questo era sì un granaio per la città e un luogo dove le varie arti facevano a gara per contendersi i più prestigiosi artisti cui commissionare opere d’arte come le quattordici statue dei santi protettori dei loro mestieri. Ma era l’edificio che ospitava l’affresco della Madonna del Popolo ritenuta miracolosissima e, dalla metà del ‘300, una vera Chiesa consacrata quando, dopo l’incendio di fine ‘200, l’icona della madre di Dio andata distrutta fu sostituita dalla Madonna delle Grazie di Bernardo Daddi intorno al quale fu chiesto ad Andrea Orcagna di costruire il maestoso Tabernacolo gotico.
Ricordare la storia di questo luogo significa davvero porre l’accento sulla forte commistione dei piani, religioso ed economico, che interessava la Firenze pre medicea. Un aspetto questo che è manifesto in un altro monumento simbolo della città, il campanile di Giotto dove a ogni formella decorativa corrisponde un mestiere, e che dice molto dell’identità mercantile del capoluogo toscano. Ecco perché il restauro e il riallestimento di Orsanmichele è particolarmente importante.
Al piano terra del parallelepipedo a tre piani che è in fondo questa struttura, nella Chiesa, sono stati ripuliti il Tabernacolo e la statua di Sant’Anna con la Madonna e il Bambino che ora sono illuminati con una luce diffusa che risulta molto efficace anche dall’esterno; sono stati restaurati vari affreschi (quelli che raffigurano San Domenico e San Francesco sull’altare. Stessa sorte è toccata ad alcuni santi raffigurati sui pilastri (San Giovanni Evangelista , San Barnaba e San Pietro ). Ma è sopra che è cambiato e molto l’aspetto del museo, in quel primo piano dove, come ha ricordato la soprintendente Antonella Ranaldi, via via, dal 1891 in poi, sono state collocate le statue dei santi commissionate dalle varie arti che in origine erano esposte nei tabernacoli esterni alla Chiesa ove oggi stanno delle copie.
Ironia della sorte il primo tolto dalla strada è quel San Giorgio di Donatello che, esposto da allora al Bargello, non è mai più ritornato a Orsanmichele. Restano però tredici capolavori scultorei sul la museo: il Sant’Eligio di Nanni di Banco a cui è stata tolta una tarda bronzatura e sono riemerse tracce della originaria doratura; il Santo Stefano e il San Matteo di Lorenzo Ghiberti, sul quale grazie al restauro sono tornate visibili le sclere degli occhi e le lettere capitali del libro che tiene in mano; il complesso dei Quattro Santi Coronati , sempre di Nanni di Banchi di cui è stato restaurato il frontone, e poi ancora il San Filippo (Nanni di Banco), San Pietro (Donatello), San Luca (Giambologna), la bellissima Incredulità di San Tommaso del Verrocchio, il San Giovanni Battista di Ghiberti, il San Giovanni Evangelista (Baccio da Montelupo), la Madonna della Rosa di Piero di Giovanni Tedesco, il San Giacomo Maggiore di Niccolò di Pietro Lamberti e il San Marco di Donatello. Le statute, differentemente dal precedente allestimento sono state poste su un piano rialzato, a simulare la visione dal basso secondo la quale erano state realizzate. Sul loro lato posteriore una finta parete bianca le accoglie e ne toglie sì la visione a 360 gradi ma questa soluzione evoca il tabernacolo al cui interno erano poste.
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