
Amiata, Piancastagnaio: il protagonismo concreto delle aree interne
27 Luglio 2025
Negli ultimi giorni si è molto parlato dell’accordo che riguarda lo stabilimento ex Beko di Siena.
Un’intesa definita “storica”, salutata da più parti come l’inizio di una nuova fase. Ma quando l’entusiasmo precede l’informazione, è doveroso fermarsi. E chiedersi, con pacatezza ma con fermezza: che cosa sappiamo davvero?
Sappiamo che è stato firmato un accordo preliminare. Ma non ne conosciamo i contenuti, né le condizioni. Il testo non è stato reso pubblico. Nessun cittadino, nessun consigliere, nessun osservatore esterno ha potuto leggerlo. E questo, in una vicenda che tocca il futuro industriale e sociale di una città, sarebbe già motivo sufficiente per sospendere ogni giudizio trionfale.
Sappiamo inoltre che tra i soggetti coinvolti figura Duccio Immobiliare, una società privata legata a un fondo internazionale specializzato in operazioni immobiliari. Parallelamente, si prefigura un ruolo per Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo, che dovrebbe partecipare a una futura società pubblico-privata con il Comune. Ma su ruoli, tempi e responsabilità prevale ancora l’indeterminatezza.
Manca soprattutto ciò che più conta: una prospettiva industriale concreta.
Non risulta depositato alcun piano di reindustrializzazione.
Non sono stati resi noti soggetti produttivi interessati, proiezioni occupazionali, investimenti effettivi.
In assenza di questi elementi, ogni narrazione di rilancio rischia di restare sospesa nel vuoto.
Non si tratta di pregiudizio, ma di metodo.
Quando si affrontano passaggi delicati, che toccano il lavoro, il tessuto economico e le risorse pubbliche, servono trasparenza e serietà. Non bastano i comunicati, servono gli atti. Non bastano le promesse, servono i progetti.
Finché questi elementi non saranno messi a disposizione, è semplicemente impossibile esprimere una valutazione fondata sull’intera operazione.