«Gran Turismo», perché questo titolo? Perché esiste anche, se non soprattutto, un piccolo turismo. Piccolo nel senso di angusto,
meschino… E perché il turismo nella sua interezza, grande, piccolo, medio, è uno dei fenomeni più peculiari dell’epoca che stiamo vivendo. «Homo saecularis è inevitabilmente turista» ha scritto Roberto Calasso in uno dei suoi ultimgi libri. L’uomo secolarizzato è per Calasso l’uomo contemporaneo e dunque l’uomo contemporaneo non può che essere un turista. Ecco il turismo identificato come fenomeno antropologico cruciale del nostro tempo. E l’arte di che cosa deve occuparsi se non del proprio tempo? Altrimenti si farebbe dell’accademia, ovvero del formalismo sterile.
«Gran Turismo», è chiaro che con questo titolo noi ci mettiamo dalla parte del turismo migliore, più nobile, più bello. Usando “grande” come sinonimo di superiore stiamo strizzando l’occhio alla nostalgia per l’epoca del Grand Tour, dei Grand Hotel e delle automobili Gran Turismo o GT (coupé, spider, fuoriserie…). Fenomeni diversi che hanno avuto il loro culmine in secoli diversi, rispettivamente Settecento (fine Settecento), Ottocento (fine Ottocento) e Novecento (seconda metà del Novecento). E però accomunati da una ricerca della bellezza oltre che, non lo si può negare, da una condizione di privilegio. Era un Gran Turismo di piccoli numeri, dunque poco impattante, un turismo avanti lettera sostenibile. (…)
«Gran Turismo» è inoltre una ricorrenza, quest’anno è il decennale del Premio Eccellenti Pittori-Brazzale. Un premio, detto in estrema sintesi, che fra i premi d’arte è il primo dedicato esclusivamente alla pittura e il solo la cui giuria non sia formata da addetti ai lavori, bensì da illustri amanti del bello. Quindi un premio particolarmente libero, un premio davvero indipendente, ideato da me e sostenuto con grande entusiasmo dal Gruppo caseario Brazzale, operante in tutto il mondo ma ad Asiago radicato. In ogni edizione il Premio Eccellenti Pittori-Brazzale identifica e segnala il quadro più bello dell’ultimo anno. Dieci edizioni, dieci vincitori. In mostra di questi eccellenti pittori ce ne sono quattro, i più vicini al tema odierno, ossia Massagrande, Ottieri, Reggio e Robusti.
Gran Turismo è anche un piccolo risarcimento. Come nelle altre mostre organizzate ad Asiago nell’ambito del Premio facciamo il punto sulla pittura italiana. Perché i quadri esposti sono recenti e molti sono realizzati ad hoc. Non è una mostra derivativa, di quelle che riciclano opere di altri luoghi e di altri tempi, è una mostra di arte nuova, inedita, viva, con alcune tele talmente fresche che è meglio non avvicinarsi troppo altrimenti ci si sporca. Oltre ai quattro vincitori citati partecipano molti altri pittori selezionati fra i migliori di oggi, rappresentativi delle diverse generazioni sulla scena: come una piccola Biennale sull’Altopiano. In concomitanza con la Biennale per antonomasia, la Biennale di Venezia che ancora una volta ha umiliato la nostra pittura (ecco perché ho parlato di risarcimento, per quanto parziale) e mi riferisco al Padiglione Italia di questa edizione in cui non c’è un quadro nemmeno per sbaglio, ovviamente per una preclusione ideologica, e ciò mentre nei padiglioni delle altre nazioni, gestiti in modo più aperto e pragmatico, la pittura invece dilaga, com’è giusto che sia trattandosi del linguaggio artistico più praticato e più apprezzato nel mondo.
«Gran Turismo» è certamente un invito all’ammirazione, dei paesaggi naturali, vuoi marini vuoi montani, delle vedute urbane ma ancor più delle rappresentazioni artistiche di tali meraviglie. Ed è infine, lasciatemi osare questa immagine, uno sprone a risognare il sogno di Baudelaire. Qualcuno ricorda Invito al viaggio? È una delle più felici poesie dei Fiori del male: «Tutto laggiù è solo ordine e bellezza / lusso, calma e voluttà». Un antipatizzante potrebbe muovere un’obiezione sulla parola “lusso”, come se io propugnassi un turismo per soli ricchi. No, la mia idea di lusso è poetica, estetica, filosofica, non prevede rubinetti d’oro ma si avvicina al pensiero di un altro francese, però vivente, il filosofo Pascal Bruckner secondo cui il lusso è «la comunione con una natura incontaminata, il silenzio, la meditazione, la lettura, la lentezza ritrovata, l’ozio studioso, il godimento delle grandi opere dello spirito».
Il godimento delle opere d’arte, potrei precisare, vista l’occasione. E così posso tornare tranquillamente a Baudelaire: «Ordine e bellezza / lusso, calma e voluttà». Queste parole sono l’esatto contrario dell’overtourism, delle file, dei ticket d’ingresso a Venezia, del turismo come problema, come allarme mediatico, come questione politica, e rappresentano invece un’idea estremamente piacevole, rilassante e artistica di viaggio o, ancor meglio, di vacanza. E se ci pensate, se le rileggete, sembra quasi che il poeta stia parlando di Asiago.